Ricci Oddi, il sindaco Dosi: “Chiarezza sulla natura giuridica della Galleria”

“La Galleria Ricci Oddi è un’eccellenza del nostro patrimonio artistico e culturale, e come tale va tutelata, promossa e valorizzata. Credo che nessuno possa mettere questo in discussione, a cominciare dall’Amministrazione comunale che, pur essendone il solo soggetto finanziatore, non ha alcun intento prevaricatore nella gestione della pinacoteca”. 
Partono da questo presupposto, le considerazioni del sindaco Paolo Dosi a seguito delle dimissioni dal Cda del presidente uscente Giuseppino Molinari, “cui voglio esprimere innanzitutto un ringraziamento sincero – sottolinea il primo cittadino – per il servizio reso e per l’impegno con cui ha svolto il proprio incarico. Peraltro posso ben comprendere le sue dichiarazioni, frutto di un confronto che prosegue da anni e che riguarda una questione nodale su cui occorre chiarezza: la natura giuridica della Galleria. Lo Statuto cui si fa riferimento ha 85 anni e sconta, oggi, le difficoltà di un’epoca ben diversa da quella in cui fu redatto; riflette coerentemente gli interessi, le aspirazioni, le capacità e il mecenatismo di Giuseppe Ricci Oddi e della sua grande donazione alla collettività piacentina, ma credo che meriti, ora più che mai, di essere rivisto”.
Il primo punto da dirimere, rimarca il sindaco, concerne “una contraddizione intrinseca allo Statuto stesso, che si è sempre prestata a dubbi interpretativi pur essendo stata più volte oggetto di approfondimenti giurisprudenziali. Se, da un lato, il fondatore espresse per la Galleria finalità privatistiche che non voglio in alcun modo trascurare o fagocitare, dall’altro non si può ignorare un’anomalia palese: i contributi economici alla Ricci Oddi sono esclusivamente a carico di un ente pubblico. Senza dimenticare che gli stessi dipendenti della pinacoteca sono inquadrati con contratti di lavoro afferenti alla Pubblica Amministrazione. Al di là di queste osservazioni, che implicitamente avvallano la tesi della natura pubblica della Galleria, è evidente che le contingenze economico-finanziarie attuali, con i continui tagli alle risorse e l’incremento dei servizi cui far fronte, non rendono più sostenibile questa situazione per il Comune di Piacenza”.
“Se guardiamo all’estero, ad esempio agli Stati Uniti – aggiunge Dosi – i più importanti teatri e gallerie d’arte sono privati, con un coinvolgimento solo marginale del settore pubblico. Grazie alla presenza strutturata dei loro Cda, soci, sponsor e sovventori, che ne garantiscono non solo la sopravvivenza, ma anche le capacità di investimento, queste realtà riescono a generare profitti e possono acquistare opere, produrre cultura, incrementare il loro patrimonio. Da noi, invece, resta l’ossimoro di un museo che vorrebbe mantenersi privato, poggiando però interamente sul sostegno pubblico. Questa anomalia non ha più ragione d’essere, per cui pongo all’attenzione dei Consiglieri della Ricci Oddi l’urgenza di una modifica o di un’integrazione allo Statuto: è tempo di scegliere, con trasparenza, quale sia la natura giuridica della Galleria”. 
“Personalmente – conclude Dosi – ho sempre ritenuto preminente la vocazione pubblica, sia sulla base delle motivazioni economiche già richiamate, sia considerando le opportunità di accesso a finanziamenti pubblici, anche in ambito europeo, che sinora sono stati preclusi. Qualora il Cda, senza interferenza alcuna da parte dell’Amministrazione, ritenga prevalente l’orientamento privatistico, occorrerà che questa decisione sia radicale e completa, anche sotto il profilo dei bilanci e delle risorse, andando quindi a rivedere l’assetto giuridico e organizzativo della Galleria. Lascio questa scelta ai Consiglieri, in piena autonomia e nel rispetto delle loro competenze, del loro ruolo, nonché delle sensibilità di ciascuno, con la consapevolezza che, se prevarrà l’indirizzo privatistico, sarà di conseguenza necessario prevedere nuove forme di sostentamento per la Ricci Oddi”.  

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