Caso di tubercolosi a Castelsangiovanni, colpito 36enne: “Nessun allarmismo”

Un caso di tubercolosi a Piacenza, nello specifico a Castelsangiovanni. A contrarre la patologia un cittadino straniero di 36 anni impiegato come magazziniere in un’azienda del polo logistico della Valtidone. L’uomo da alcuni giorni accusava una forte tosse e un malessere generalizzato tanto da optare per un controllo medico, controllo in seguito al quale il 36enne è risultato affetto proprio dalla Tbc. Lo straniero è stato ricoverato al reparto malattie infettive dell’ospedale di Piacenza dove l’Ausl ha attivato tutti i protocolli del caso. Sottoposti a monitoraggio ora anche i colleghi dell’uomo anche se pare che nessuno, per ora, sia stato contagiato.

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La tubercolosi attacca solitamente i polmoni, ma può colpire anche altre parti del corpo. Si trasmette per via aerea attraverso goccioline di saliva emesse con la tosse secca. La maggior parte delle infezioni che colpiscono gli esseri umani risultano essere asintomatiche, cioè si ha un'infezione latente. Circa una su dieci infezioni latenti alla fine progredisce in malattia attiva, che, se non trattata può condurre anche alla morte. I sintomi classici sono una tosse cronica con tracce di sangue, febbre, sudorazione notturna e perdita di peso.

Oggi comunque la tubercolosi difficilmente risulta non trattabile dal punto di vista medico: il paziente deve intraprendere un lungo percorso terapeutico a base di antibiotici che risulta efficace nella quasi totalità dei casi.

“Nessun allarmismo – tiene a sottolineare il dottor Pietro Bottrighi, pneumologo in servizio alla Casa di Cura Piacenza – innanzitutto perché oggi la tubercolosi, pur essendo certamente una patologia di nicchia, è ancora presente: per questo motivo un caso di tbc non è certo un episodio eclatante. E’ rara, ma esiste ancora e capita ancora oggi a noi medici di curare pazienti affetti da questa malattia. In secondo luogo non è più la tubercolosi di 50 anni fa: è certamente una patologia che va presa sul serio ed è buona cosa riconoscerla in fretta per iniziare a curarla in tempi stretti, ma oggi a livello generale la si riesce a gestire in maniera ottimale”.