Expo 2015 ha scatenato e continuerà a scatenare dibattiti circa la sua efficacia che sopravvivranno alla sua durata. È normale che sia e che sarà così, come è e sarà evidente che in questi dibattiti saranno dette sia cose sensate che approssimative.
Registriamo che l’esperto di turismo Giampietro Comolli ha anticipato tutti, fornendo dati di impatto sul sistema locale piacentino che, in effetti, sono sorprendenti. Peccato che questi dati siano semplicemente frutto delle sue stime personali, sulla cui metodologia di analisi ci permettiamo di avanzare più di una riserva visto che i dati ufficiali saranno forniti solo ben più avanti e nelle forme ufficiali della statistica nazionale e territoriale in tema di presenze e arrivi turistici.
Ciò detto, basterebbe un elemento per confutare il fatidico numero dei 500 arrivi dedotto da Comolli: come è stato infatti più volte riportato dalla stampa locale, uno degli elementi di maggiore rilievo in termini di attrazione di turisti dall’esterno in coincidenza con Expo 2015 è stato il ciclo di convegni e seminari internazionali organizzati, nei sei mesi della sua durata, dalle Università locali. Si tratta di convegni la cui realizzazione è stata resa possibile proprio dalla coincidenza con l’evento milanese e, quindi, assolutamente aggiuntivi rispetto alla normale attività universitaria. Una stima approssimativa per difetto basata sulle iscrizioni a quei convegni portava ad un numero di presenze aggiuntive compreso tra le 6 mila e le 8 mila unità. Peraltro, sono stato diretto testimone del convegno della Associazione “Regional Studies” in Università Cattolica di fine maggio della durata di tre giorni, che molti partecipanti hanno poi esteso fino a 5 o anche 7 giorni nel caso di studiosi provenienti da fuori Europa. Solo in quel caso si sono contati 450 iscritti e si sono visti per Piacenza numerosi accompagnatori: ciò dovrebbe essere ragionevolmente bastato per raggiungere la fatidica soglia dei 500 arrivi individuata per tutto questo primo periodo da Comolli. Senza contare che altri eventi sono seguiti ed altri ne seguiranno.
Se vogliamo dunque fare una riflessione serena – e tecnicamente fondata – su Expo 2015, va rilevato quanto segue: anzitutto, che se è vero che il Paese è arrivato lungo nell’organizzazione dell’evento, il che ha determinato una prima fase nella quale gli arrivi dall’estero sono stati inferiori a quelli previsti ed auspicati, parimenti nella seconda fase i numeri si stanno concretamente modificando (ad oggi siamo ad un visitatore straniero ogni tre visitatori e sembra raggiungibile l’obiettivo per nulla scontato dei venti milioni di entranti nel sito). Quindi, che l’effetto sulla ricettività locale è di due tipi: o passivo, con il riempimento graduale delle strutture ricettive da parte dei visitatori a partire dalla città di Milano e via via nelle città limitrofe in base alla distanza da Expo 2015 come da manuale del turismo, o attivo, con un lavoro mirato ad attirare gruppi e target di potenziali visitatori (proprio come quelli dei convegni accademici delle nostre università locali). I sistemi locali hanno fatto investimenti differenziati su Expo 2015, e basterebbe una rapida rassegna stampa dei giornali locali dei nostri vicini per capire come Piacenza sia riconosciuta, da tutti, come la Provincia che ha fatto gli investimenti più importanti sia su Expo 2015 che sul proprio territorio, con ritorni di immagine evidenti. Infine, che la crescita turistica non è un processo di breve termine, ma che i risultati degli investimenti si vedranno nel medio e lungo termine a patto che quanto seminato nel 2015 sarà mantenuto e qualificato ulteriormente nel tempo.
Qui non si vuole dunque dire che tutto è perfetto e che i risultati ottenuti sono eccezionali. Per esempio, dopo Expo 2015 si dovrà aprire un tema importante che è quello legato alla realizzazione, a Piacenza, di una organizzazione di gestione della sua destinazione integrata all’interno delle politiche regionali di destinazione turistica (la cosiddetta DMO o DMS). Tanto il tentativo importante impostato con Experience Piacenza come il lodevole lavoro del Club di prodotto delle Terre Francigene Piacentine sono rimaste esperienze ancora incompiute e su cui sarà necessario investire ed innovare.
Quello che va invece riconosciuto è che l’Amministrazione Comunale ha proposto che Piacenza Expo, nel suo processo di cambiamento, si candidi, insieme agli altri attori del territorio, a fare da regia del sistema turistico piacentino: piuttosto di sparare numeri a caso, a prescindere da quale soluzione si intenda perseguire sarà bene che tutti gli attori del territorio, che amano veramente Piacenza, si attivino per affrontare questi due temi e decidano, da questo punto di vista, quale sarà il lascito operativo di Expo 2015.