“Dal Prefetto parole sbagliate, nel momento sbagliato, nel contesto sbagliato”. Così l’assessore al nuovo Welfare del Comune di Piacenza, Stefano Cugini, si è sfogato via Facebook dopo l’ennesima beffa per la città che è chiamato ad amministrare.
Sono infatti arrivati 11 nuovi richiedenti asilo e, nonostante gli appelli del prefetto e l’incontro ieri con i sindaci del territorio al palazzo del governo in via San Giovanni, queste persone saranno, per ora, ospitate a Piacenza in strutture già sature.
Sì, perché il capoluogo sarebbe talmente oltre i limiti stabiliti che l’assessore, il giorno precedente alla riunione, aveva annunciato che non sarebbe stata necessaria la sua presenza, visto che “Piacenza ha già fatto la sua parte”.
E invece, oltre ai primi cittadini che non si sono presentati, davanti al prefetto Anna Palombi sono sfilati altri sindaci che si sono detti disponibili, dopo molte resistenze, anche se non da subito, perché non hanno ravvisato un “progetto complessivo di accoglienza”.
Quindi? Gli 11 profughi sono stati alloggiati in città e Cugini si è lasciato andare a uno sfogo, che ha ribadito ai nostri microfoni: “Il prefetto ha detto: sono arrivati 11 nuovi profughi che saranno sistemati nel Comune di Piacenza anche se non c'è la disponibilità. Spiace leggere questi virgolettati che sanno tanto di resa. Se la questione non si può risolvere a livello locale, conviene che assuma rilevanza regionale e, se serve, nazionale. Con questa linea Piacenza subisce e questa opzione non è considerabile. Finora, non è la prima volta che lo sostengo, il nostro senso di responsabilità è stato mal ripagato, finendo coll'essere scambiato per arrendevolezza. Non ci tocca che finirla di fare i dialoganti e cominciare a metterci per davvero di traverso. D'altronde è molto più semplice l'ostruzionismo. Penso sia un atteggiamento debole e perdente, ma oggi sembra che qualcuno si impegni molto a far credere il contrario. I nostri non sono i bla bla xenofobi dei soliti noti. Noi crediamo nel dovere dell'accoglienza a chi ha bisogno. Vale per i profughi, vale per tutti. Ci sentiamo in dovere, in quanto esseri umani, di offrire aiuto al recupero di una minima autonomia, nel rispetto della dignità delle persone. Parlo di sostegno dato ‘anche’ e non ‘al posto di’. Noi rigettiamo l'idea – ha concluso – di alimentare la guerra tra poveri, lasciamo ad altri questo disgustoso esercizio. Però, per garantire solidarietà umana ed equità sociale bisogna rispettare importanti equilibri, economici e organizzativi. Se mancano i presupposti per ottenere questa garanzia, per indisponibilità o mancanza del giusto carisma, allora è il momento di chiamarsi fuori e correre in solitaria”.
‘PROFUGHI’, LEGA, APPELLO AI SINDACI ‘RIBELLI’: PORTATE CLANDESTINI IN PREFETTURA
RANCAN: “È EMERGENZA DEMOCRATICA”. GUIDESI: “PRETENDIAMO STESSI AIUTI PER DISOCCUPATI PIACENTINI”
“Invitiamo i primi cittadini ‘dissidenti’ del territorio piacentino che dovessero trovarsi clandestini ‘imposti’ nel proprio territorio, a spedirli in prefettura”.
La Lega Nord – con il consigliere regionale Matteo Rancan – lancia il ‘fronte dei sindaci ribelli’ all’indomani del vertice a palazzo Scotti da Vigoleno con i primi cittadini (19 quelli totali, dieci quelli presenti) che hanno detto ‘no’ all’accoglienza dei ‘profughi’. Nelle ultime ore il deputato del Carroccio Guido Guidesi, dopo le polemiche tra sindaci e prefetto Palombi, ha chiesto al prefetto di garantire ai disoccupati piacentini “l’identico trattamento oggi riservato ai clandestini: 40 euro al giorno per vitto e alloggio in hotel tre stelle, sigarette e cellulare pagati”, dicendosi pronto a “occupare la prefettura con migliaia di disoccupati piacentini”.
“Se un prefetto, nominato dal governo centrale e assegnato al territorio senza il parere dei cittadini, si permette di imporre decisioni a sindaci eletti, è chiaro che c’è un problema di democrazia. E se la democrazia è a rischio ribellarsi è d’obbligo. Di più: non ribellarsi sarebbe una colpa”, dice Rancan. “Non accettiamo diktat o ultimatum di sorta: i sindaci hanno il mandato popolare e hanno il diritto-dovere di decidere. Il prefetto non può e non deve permettersi di sostituirsi a loro con metodi impositivi. Mai ci piegheremo a chi, nominato da un governo che ha fatto solo disastri, viene nel nostro territorio a dettare legge”. E al collega Gian Luigi Molinari, consigliere regionale Pd, Rancan dice: “Vedo che dopo anni che denunciamo questa situazione, anche lui inizia a manifestare dubbi. Se lui e i suoi colleghi di partito a Roma si fossero svegliati prima e avessero ascoltato le nostre parole, ora non ci troveremmo in questa situazione. Basta con le prese in giro: inutile strillare al vento sui territori se, il governo del suo colore politico, a Roma, continua con questa folle politica dell’accoglienza sfrenata”.