Nessuno più dei pendolari può affermare che l’estate 2015 sia una delle più calde mai registrate. L’assenza di aria condizionata e i finestrini rotti sono infatti solo alcune delle voci dell’infinito elenco dei problemi e delle promesse mancate fatte agli habitué dei treni.
Uno di questi il costante ritardo accumulato dai convogli. Probabilmente anche i treni risentono delle temperature eccezionali di questo periodo. Il Comitato Pendolari Fuori Servizio ha deciso di dimostrarlo, monitorando i treni serali della tratta Reggio Emilia-Bologna e dimostrando che solo tre su dieci sono in orario, con oltre 13 minuti di ritardo per treno.
A tal proposito, Radio Sound95 ha intervistato Enrico Fittavolini, Presidente dell’associazione pendolari piacentini. “Purtroppo per il servizio pendolare dipendiamo sia dalla Regione Emilia Romagna che dalla Lombardia. In entrambi i casi, controllato, controllore operatore e pagatore che sono la stessa persona. Per quanto riguarda l’Emilia Romagna, c’è stata questa gara che ha visto un solo partecipante, che è un’associazione d’impresa tra Trenitalia e FER, la società proprietaria della regione che fa una parte trasporto regionale; quindi si vince una gara e si fa il capitolato con chi deve erogare il servizio. Nel caso della Lombardia, Trenord è società partecipata al 50 per cento tra la Regione e Trenitalia. Chi ci va di mezzo sono naturalmente i pendolari, che sono succubi di questo regime di monopolio, senza divisione dei ruoli”. In una situazione come questa, dove non è ben chiaro chi controlli chi e soprattutto chi tuteli i pendolari e i loro interessi, risulta abbastanza naturale che i treni abbiano continui guasti e accumulino ritardi su ritardi.
Una delle promesse fatte è invece quella di aumentare i treni sulla tratta Piacenza-Milano, una delle più affollate, dove scene di decine di persone costrette a effettuare il viaggio in piedi sono la quotidianità. La tratta verrà in effetti arricchita con treni nuovi, che però – afferma Fittavolini – non sono adeguati per il servizio che devono erogare: “Se pensiamo che tra Milano e Bologna ci sono 180 kilometri di tratta ferroviaria, metterci dei treni, che pur nuovi, hanno cinque carrozze, quando con i treni attuali che hanno sette carrozze a Milano Centrale la gente è già in piedi, lascio immaginare quale possa essere il miglioramento del servizio. Inoltre non si tratta di scelte condivise, i pendolari non sono mai stati consultati ad un tavolo facendogli vedere i nuovi modelli dei treni e non sono mai state ascoltate le loro esigenze”.
“Credo che sia un’indecenza perché un servizio pubblico, con le migliaia di persone che per necessità di lavoro o di studio devono spostarsi dalla propria città, non dovrebbero trattare le persone in questo modo”, ha concluso Fittavolini. Sono dunque più che giustificate le lamentele di chi con il servizio pendolare italiano a che fare tutti i giorni.