Patenti “facili”, un caso anche a Piacenza: la polizia arresta tre persone

 Operazione Spy Drive, tre persone arrestate e otto obblighi di dimora per aver truccato gli esami delle patenti dietro lauti compensi. Un caso sarebbe avvenuto anche a Piacenza.  
Gli agenti della Polizia di Stato hanno dato esecuzione ad un’ordinanza applicativa di misure cautelari personali, richiesta dal pm della Procura della Repubblica di Trento, Maria Colpani, ed emessa dal Gip di Trento, Francesco Forlenza, nei confronti di 11 soggetti di nazionalità straniere resisi responsabili dei reati di associazione a delinquere, falsità ideologica in certificati o in autorizzazioni amministrative.
Ben 60 agenti dei Compartimenti della Polizia Stradale di Bolzano, Milano, Bologna e Firenze, oltre a dare esecuzione al provvedimento che prevede 3 custodie cautelari in carcere e 8 provvedimenti di obbligo di dimora, con la prescrizione di non allontanarsi, senza l’autorizzazione del giudice che procede, dal territorio del comune di dimora abituale, hanno eseguito altrettante perquisizioni domiciliari a carico degli stessi.
 
La complessa indagine, coordinata dalla dottoressa Maria Colpani della Procura della Repubblica di Trento e condotta dalla Sezione Polizia Stradale di Trento, trae origine dalla segnalazione di un anomalo flusso di cittadini stranieri, soprattutto di origine pachistana, presso la locale Motorizzazione civile per sostenere gli esami per il conseguimento della patente di guida di categoria B.
Gli accertamenti posti in essere dagli specialisti della Polstrada di Trento permettevano di individuare, in diverse occasioni, cittadini stranieri che cercavano di sostenere e superare l’esame teorico per il conseguimento della patente di guida utilizzando metodi fraudolenti.
In particolare gli stranieri venivano sorpresi mentre occultavano sulla propria persona dei complessi sistemi di ripresa video e trasmissione, ricezione audio al fine di poter fraudolentemente fornire le risposte esatte ai richiesti quesiti per il superamento dell’esame.
Nella primavera scorsa, la Sezione Polizia Stradale di Trento poneva in essere mirata attività tecnica, disposta dalla locale Procura su una serie di utenze telefoniche mobili, dimostrando che il fenomeno era assai complesso e ramificato sul territorio nazionale attraverso una vera e propria organizzazione criminale dedita al reclutamento dei candidati al superamento dell’esame teorico per il conseguimento della patente di guida B.
Candidati, spesso, non perfettamente a conoscenza della lingua italiana e del tutto ignari delle norme che regolano la circolazione stradale. 
In poco più di un mese si veniva a conoscenza di oltre 50 esami sostenuti con tali illecite modalità, con la conseguente valutazione dell’impatto che tale fenomeno può avere sulla sicurezza della circolazione stradale.
 
Al termine di tale complessa ed articolata indagine, accogliendo le richieste avanzate dal Pm Maria Colpani, il Gip disponeva l’applicazione delle misure della custodia in carcere per i promotori dell’associazione a delinquere, di origine pachistana, mentre per gli altri sodali l’obbligo di dimora con divieto di allontanamento, senza autorizzazione, dal proprio Comune.
Nel corso delle operazioni di perquisizione è stato rinvenuto numerosissimo materiale inerente l’indagine, quali piccole telecamere applicate ad indumenti indossati dai candidati a sostenere gli esami teorici della patente di guida, telefoni cellulare, computer, ricevute di versamento di denaro, denaro contante ed anche un libro-quaderno contabile in cui risultano annotate una serie di date, con a fianco indicate delle cifre di denaro, verosimilmente riferite a sessioni di esame per la patente.
Si sottolinea come i componenti del sodalizio criminoso avessero raggiunto negli ultimi anni una sorta di sensazione di impunibilità che li ha portati ad estendere la attività su numerosi capoluoghi di provincia in cui hanno sede le motorizzazioni civili competenti al rilascio delle patenti di guida, ottenute fornendo fraudolentemente le risposte alle domande ed in tal modo falsificando l’esame in cambio di un compenso variabile tra i 1.500 ed i 4.000 euro ad esame.
I medesimi, nelle loro conversazioni, non facevano alcun mistero delle loro attività con commenti estremamente espliciti evidenziando però la necessità di evitare la sede di Trento in cui, invece, avevano subito diversi contraccolpi da parte delle locali forze di polizia.

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