Si è firmata oggi la transazione che chiude la più 'antica' causa legale che coinvolge il Comune di Piacenza. Si tratta della vicenda conseguente alla realizzazione della Tangenziale sud della città, risalente, nei suoi primi sviluppi, al 1984, trasferitasi nelle aule di giustizia nel 1992, ma preceduta da fasi precontenziose datate 1989.
Il progetto per la realizzazione del raccordo tra la strada statale n. 9 via Emilia e la strada statale n. 10 Padana inferiore, che avrebbe costituito la cosiddetta Tangenziale Sud di Piacenza era stato infatti approvato con il Decreto del Ministero dei Lavori Pubblici del 24 settembre 1984.
I lavori erano condotti da ANAS, che li appaltò ad una società di Catania, la Comil Compagnia Italiana Lavori spa.
Per rinvenire il materiale lapideo necessario per realizzare la strada, il Prefetto di Piacenza emanò i decreti di occupazione temporanea nel 1985, individuando, quale adatta allo scopo, la zona agricola in fregio al torrente Nure in località Borghetto.
Si trattava di terreni di proprietà dei componenti di quattro famiglie piacentine, oggi in totale 16 persone.
Terminati i lavori nel 1989, i proprietari iniziarono il contenzioso nel 1991 con un accertamento tecnico preventivo e successivamente, nel 1992, intentarono la causa civile dinnanzi al Tribunale di Piacenza contro la società Comil, il Comune e l'Anas, lamentando il mancato ripristino dello stato dei luoghi; richiedavano il ritombamento ai fini agricoli dell'area di cava e il risarcimento dei danni. Accusavano gli enti pubblici di omessa vigilanza nei confronti della Comil. Il valore della causa, già allora, era di svariati miliardi di lire.
Il Comune era all'epoca difeso da un legale esterno, non essendovi ancora l'Avvocatura comunale, che è subentrata nella difesa, con l'avv. Elena Vezzulli, nel 2002, a seguito di rinuncia al mandato da parte del precedente difensore; l'Anas si è difesa con l'Avvocatura dello Stato e i proprietari stati assistiti dall'avvocato Antonino Cella.
Iniziarono lunghe e complesse perizie nell'area di cava disposte dal Tribunale: i periti in primo grado erano per il Tribunale il dottor Orefici, per il Comune l'architetto Claudio Maccagni, al tempo dirigente dell'Urbanistica, e per i proprietari l'agronomo dottor Alfredo Cavalli.
La sentenza di primo grado fu emanata solo il 21 ottobre 2011, a oltre 10 anni dall'inizio della causa, dopo che la stessa era passata di mano per oltre dieci giudici del Tribunale di Piacenza, sancendo la soccombenza degli enti a favore dei proprietari. Le somme previste erano esorbitanti: ben 9 milioni di euro tra il valore dei lavori di ripristino e il risarcimento del danno suddivisi per il 50% in capo alla Comil, nel frattempo fallita, senza lasciare beni sui quali rivalersi, il 35% a carico del Comune e il 15% a carico dell'Anas.
Ritenendo per il Comune ingiusta e sproporzionata la decisione, l'avvocato Vezzulli, su mandato della Giunta impugnò nel 2011 la sentenza alla Corte d'Appello di Bologna, chiedendo la riforma sia della decisione in ordine al pagamento delle somme, che per il Comune ammontava a circa 3 milioni e mezzo di euro, sia ulteriori indagini sullo stato dell'area, che nel frattempo non aveva più l'aspetto di una cava, ma era divenuta una boscaglia in riva al torrente Nure.
La Corte d'Appello accolse parzialmente le richieste del Comune, inibendo il pagamento delle somme a favore dei proprietari da parte sia del Comune che di Anas e disponendo un'ulteriore perizia per la defnizione in appello dei valori individuati dal tribunale.
Il perito nominato dalla Corte è il dottor Maurizio Pirazzoli di Bologna, agronomo.
Iniziarono così, nel novembre 2014 le nuove operazioni peritali sull'area.
Nel frattempo, però, furono radicate nuove cause, sia nei confronti del Comune che di Anas da parte dei proprietari, dinnanzi al Tribunale di Piacenza, insistendo comunque per il ripristino dell'area ai fini agricoli.
Il Tribunale, però, con una serie di decisioni favorevoli agli enti pubblici, ha sempre inibito ogni intervento sull'area ove era in corso la perizia disposta dalla Corte d'Appello.
Nell'autunno 2014, uno dei proprietari manifestò pubblicamente la volontà di chiudere il contenzioso e di cedere gratuitamente l'area al Comune, a fronte del pagamento di una somma molto più contenuta delle cifre emerse in causa.
Iniziarono così le trattative tra le parti, sul tavolo delle operazioni peritali disposte dalla Corte d'Appello, come previsto dal codice di procedura civile. Le operazioni sono state condotte dal Consulente della Corte, dottor Pirazzoli, con competenza e pazienza.
Oggi si concludono con la sottoscrizione dell'accordo, pervenuto da Roma già firmato dal nuovo presidente dell'Anas Gianni Armani, dal Sindaco e dai proprietari, oltre che dai rispettivi avvocati e tecnici, che chiude tutto il contenzioso pendente sia in Tribunale a Piacenza che in Corte d'Appello a Bologna.
L'accordo prevede che Anas eroghi ai proprietari la somma omnicomprensiva di 2 milioni e mezzo di euro, e il Comune riceve gratuitamente la proprietà delle aree non più coltivabili, pari a quasi i due terzi di tutta la zona, dunque senza esborso di denaro per le casse comunali, rispetto ai tre milioni e mezzo previsti dalla sentenza di primo grado.
Le aree in questione assommavano a circa 280mila metri quadrati.
L'area negli strumenti urbanistici è zona agricola di tutela fluviale, ed era in buona parte rimasta incolta negli anni del contenzioso.
Ora, in parte è di nuovo coltivata dai proprietari e in parte si presenta ricoperta di boscaglia.
Il Comune sta pensando, come previsto dagli strumenti urbanistici che si sono succeduti nel lungo tempo del contenzioso, ad avviare l'istituzione del Parco del Nure, rendendo così la zona, tormentata da decenni, fruibile dalla cittadinanza.
Nel corso degli anni si sono succeduti più di dieci sindaci e relative amministrazioni, quindi è comprensibile la soddisfazione che oggi esprime il Sindaco Dosi, e l'intera Amministrazione, che ringraziano per il lavoro svolto nel corso di questi anni nella complessa vicenda l'avv. Elena Vezzulli, dirigente della Direzione Legale, per la tenace difesa svolta a favore del Comune, e l'arch. Claudio Maccagni, 'memoria storica' degli aspetti urbanistici dell'area.