Dopo l’ennesima tragedia avvenuta lungo il fiume Trebbia, con la morte per ennegamento del 19enne Mahmadou Trahre, che ha fatto seguito meno di un mese dopo al decesso con le medesime modalità del 26enne Dario Triglione, le istituzioni si interrogano se sia il caso di iniziare a pensare ad un corso d’acqua attrezzato e quindi messo in sicurezza.
Le prime proposte sono arrivate da alcuni sindaci della Valtrebbia, per mettere a pagamento gli accessi e con i soldi raccolti possano essere utilizzati per costruire delle strutture attrezzate e che possano evitare – nei limiti del possibile – decessi come quelli che si sono registrati in questi anni.
Tutti d’accordo, dal sindaco di Bobbio Roberto Pasquali, che sembra intenzionato a chiedere al Demanio idrico, gestito dalla Regione, l’uso delle spiagge, ai sindaco di Cerignale Massimo Castelli, passando per il sindaco di Coli Luigi Bertuzzi e quello di Cortebrugnatella , Stefano Gnecchi, i quali auspicano un intervento non solo per subire l’afflusso dei turisti (con code sulla Statale 45 o i rifiuti lasciati dai bagnanti, senza contare il lato sicurezza) ma anche per far si che diventino una risorsa per le loro amministrazioni.
A recepire queste istanze è arrivato oggi l’invito del consigliere provinciale delegato (nonché consigliere comunale di Ottone), Gloria Zanardi, la quale chiede ai primi cittadini, così come a tutti coloro che possano essere interessati, l’istituzione di un tavolo di confronto sul fiume Trebbia. Forse un primo passo verso un dibattito che possa concludersi con qualcosa di concreto, visto che la Provincia potrebbe fungere da garante. "Al fine di giungere alla definizione di un progetto che riesca a rispondere alle varie esigenze del territorio: in primis, quella di mettere in sicurezza il fiume, anche attraverso l'installazione di infrastrutture di sorveglianza e presidi ad hoc – ha spiegato Gloria Zanardi – e, in secondo luogo, quella di valorizzare il magnifico paesaggio che la natura ci offre in questa valle”.
IL COMUNICATO DI GLORIA ZANARDI – “La premessa è quasi scontata: il fiume Trebbia (o meglio la Trebbia) rende la Valle in cui scorre uno dei paesaggi più suggestivi e incantevoli del nord Italia. Chiunque abbia attraversato la Val Trebbia ha memoria delle magnifiche anse del letto del fiume, delle alte colline che la circondano, dell'aria pulita e fresca sollievo dall'afa cittadina (ahimè anche delle condizioni della statale a volte). Tuttavia, purtroppo, nell'ultimo periodo, i ricordi si stanno indirizzando verso episodi drammatici che devono portare ad una approfondita riflessione sul futuro del nostro grande fiume. Nelle stagioni autunnali trascorse si sono sempre verificate fortissime alluvioni che hanno provocato danni ambientali e pregiudizi materiali, nonché disagi agli abitanti della zona; inoltre, nelle ultime settimane hanno perso la vita, facendo il bagno in Trebbia, due ragazzi. Tragedie ed eventi infausti come questi non devono più accadere e occorre immediatamente che gli amministratori locali si confrontino fattivamente al fine di giungere alla definizione di un progetto per la Trebbia che riesca a rispondere alle varie esigenze del territorio: in primis, quella di mettere in sicurezza il fiume, anche attraverso l'installazione di infrastrutture di sorveglianza e presidi ad hoc – chiaramente compatibili con il contesto a livello estetico ed ambientale e, in secondo luogo, quella di valorizzare il magnifico paesaggio che la natura ci offre in questa valle. Tra l'altro, tutte le azioni che permetteranno l'attuazione di questo piano strategico, una volta che verrà definito collaborativamente dagli enti locali, devono essere portate avanti con il coinvolgimento attivo degli abitanti della valle, i quali potrebbero avere la possibilità di trovare, in questo ambito, un'occupazione stabile sul territorio con il conseguente – si presume e ci si augura – arresto dello spopolamento di queste zone. Per queste ragioni ritengo fondamentale approntare, in tempi celeri, un tavolo di lavoro e di confronto sul fiume Trebbia a cui devono partecipare tutte le amministrazioni comunali dell'area, con il contributo dell'ente provinciale che, nonostante la privazione di funzioni che ha subito, può fungere da collettore e punto di riferimento e coordinamento nella prospettiva di definizione di un piano globale ed efficace”.