Sonia vince la sua battaglia: cambio sesso all’anagrafe? Non serve intervento

 Sonia Marchesi, piacentina di 45 anni, è la prima trans a cui verrà riconosciuta la nuova identità anagrafica senza che sia necessaria l’operazione chirurgica ai genitali. Così ha stabilito la Cassazione dopo anni di battaglie legali.  

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Una storia che sta facendo il giro del Paese, perché sono in molti come Sonia, che in una vita precedente si chiamava Massimiliano, che in pubblico indossano la propria femminilità ma quando arriva il momento di tirare fuori i documenti devono spiegare perché sulla foto c’è un uomo e un nome maschile: "Una volta al Pronto soccorso ho dato i miei documenti e mi hanno risposto: scusi, c’è un errore, ci ha dato i documenti di suo marito" ha raccontato ai cronisti che l’hanno intervistata subito dopo la sentenza. 

Sonia vive e lavora a Piacenza, si occupa di affittare case e per un’agenzia di viaggi. E si diverte, ostentando la sua femminilità, ancor di più dopo essersi classificata seconda a Miss Trans 2009.

La sua battaglia, però, era iniziata dieci anni prima: nel 1999 ha avviato le pratiche per l’operazione. La richiesta al giudice, il permesso, la terapia e tutto l’iter. Ma si è fermata poco prima del traguardo perché, ha spiegato, “avevo capito che stavo benissimo così, con me stessa e la mia sessualità”.  

Poi incontra Alessandra Gracis, avvocato della Rete Lenford che si occupa dei diritti Lgbt. Anche lei era un uomo prima, si chiamava Alessandro: “Si è fidata di me – ha raccontato il legale – e abbiamo cominciato questo calvario”. Primo ricorso, a Piacenza: bocciato. Secondo ricorso, a Bologna: Bocciato. Questo perché, come spiega Maria Grazia Sangalli, presidente della Rete Lenford, “per la gran parte dei giudici italiani l’interpretazione della legge del 1982 è restrittiva”. Il testo della norma è un po’ fumoso. Per la rettifica anagrafica affida al giudice «l’accertamento della avvenute modifiche delle caratteristiche sessuali". 

Non dice quali. Non parla di castrazione, amputazione dei genitali. In 33 anni solo pochissimi tribunali hanno ritenuto non necessario l’intervento chirurgico demolitivo e ricostruttivo. È il solco sul quale la Corte Suprema ha deciso che «il desiderio di realizzare la coincidenza tra soma e psiche è il risultato di un’elaborazione sofferta della propria identità di genere realizzata con il sostegno di trattamenti medici e psicologici». Bastano lunghe cure ormonali e una relazione psicologica. Interventi al seno e ai cosiddetti caratteri sessuali secondari.  

Ecco che allora Sonia ha potuto finalmente cancellare Massimiliano anche dalla carta d’identità e, di fatto, potrà sposarsi e adottare figli. Sonia è una donna, per stato civile, nome e sesso. Contenta? “Oggi praticamente è la rivoluzione”. 

 

LA SODDISFAZIONE DELL'ARCIGAY ATOMO – "La sentenza n. 15138/2015 della Corte di Cassazione, che peraltro è in sintonia con quella da poco espressa dalla Corte Europea dei Diritti Umani, stabilisce che anche in Italia le persone transessuali non sono obbligate alla rettificazione chirurgica per ottenere il cambio del nome e del genere sui documenti. Una sentenza a suo modo di portata storica, che è frutto della determinazione di Sonia Marchesi, una transessuale piacentina che non si è scoraggiata davanti alla risposta negativa del Tribunale di Piacenza e di quello di Bologna e che grazie agli avvocati della Rete Lenford (che più volte abbiamo portato al Festival del Diritto) è riuscita a cambiare le cose. Come associazione LGBT piacentina siamo particolarmente orgogliosi che tutto questo sia partito dalla nostra città, e soprattitto da una persona che si è tesserata presso di noi (e che forniremo quanto prima di una nuova tessera, che riporterà finalmente il nome e il genere che sente propri) e che ha anche partecipato al nostro progetto di ritratti fotografici contro l'omotransfobia "Are You Rainbow?", qualche anno fa. Anche perchè tutto questo dimostra che – nonostante un clima non proprio progressista – anche una città come Piacenza può dare il suo contributo all'avanzamento dei diritti civili in Italia. Nel 1994 Piacenza venne scelta dal regista Alessandro Benvenuti per realizzare il film Belle al Bar, forse l'unico film italiano in cui il mondo transessuale era dipinto in maniera positiva e con una protagonista vincente(interpretata da Eva Robin's): è bello constatare che a vent'anni di distanza le protagoniste transessuali, a Piacenza, non sono più solo al cinema, ma sono diventate una realtà.
Congratulazioni a Sonia e alla Rete Lanford".

Arcigay Piacenza L.'A.T.OMO.