Sono stati condannati rispettivamente a 6 e 5 mesi di reclusione (più pagamento spese processuali e risarcimento) una 20enne e un 19enne, entrambi originari di Salerno, accusati di aver minacciato e malmenato una commessa di via XX Settembre. Botte e ginocchiate sulla testa che la costrinsero a casa dal lavoro per 25 giorni. La sentenza è stata pronunciata dal giudice Maurizio Boselli. La vicenda risale al maggio del 2012. La ragazza, che si è costituita parte civile ed è assistita dall'avvocato Stefano Piva, si trovava all'esterno del suo negozio in centro richiamata fuori dal locale da alcune grida. Due commessi di un altro negozio delle vicinanze (tra cui un vigilante) erano alle prese con un gruppetto di ragazzi, tra cui i due fidanzatini salernitani, decisamente su di giri e con i quali era scoppiata una lite per qualche movimento sospetto avvenuto nello store. Il gruppetto minaccia i commessi, volano anche spintoni, poi arrivano i carabinieri e riportano la calma. Finita la baraonda, la commessa che aveva visto tutto si rivolge ai commessi spiegando che se avessero avuto bisogno di una testimone avrebbero potuto contare su di lei. Passa qualche giorno e avviene il fattaccio. Al negozio della ragazza una mattina si presenta la coppia. Pochi giri di parole. Si trovano da soli, raggiungono la giovane dietro il bancone e iniziano a picchiarla: "Guai a te se parli. Se lo fai ti uccidiamo" le minacce. "Lui mi teneva la testa in basso da dietro e lei mi tirava le ginocchiate – ha raccontato la parte lesa – Non so quanto sia durato, ma ero frastornata, piangevo e avevo paura". "L'abbiamo trovata piena di lividi e tumefatta" aveva riferito in aula la poliziotta delle volanti intervenuta sul posto. Il giorno dopo l'aggressione la vittima si reca in questura e denuncia l'accaduto, ma il suo calvario non è finito. Perché i due fidanzatini, risoluti più che mai, qualche giorno dopo tornano al negozio e trovano il padre e il fratello: anche in questo caso li minacciano. Le indagini della polizia permettono poi di risalire all'identità dei due che vengono rinviati a giudizio. Oggi (16 luglio) la condanna. Nel processo i due imputati erano difesi dagli avvocati Monica Capurri e Annamaria Ziliani che per gli assistiti avevano chiesto l’assoluzione.