L’apertura del festival è affidata ad una delle più affascinanti e impegnate interpreti del cinema italiano (diretta da Risi, Scola, Ozpetek, Sorrentino…) con un amore per il teatro (da Cristina Comencini ai recital di Marco Travaglio), l’intensa Isabella Ferrari. Giovedì 16 luglio alle 21.30 sarà proprio lei a dar voce e volto alla confessione dell’amore impossibile di Fedra per il figliastro Ippolito, in uno struggente monologo dove eros, tenerezza, tormento, quotidianità… si mescolano nel flusso di coscienza della protagonista.
Bellissima rilettura moderna del greco Ritsos di una delle figure femminili più totalizzanti della tragedia greca nell’appassionata interpretazione di Isabella Ferrari.
L'occasione di una serata esclusiva, resa ancor più piacevole dal fresco clima collinare di Veleia e dal buffet di salumi e vini del territorio offerto al pubblico dopo il teatro!
Domani sera verrà anche consegnato a Isabella Ferrari il Premio "Festival di Teatro Antico di Veleia"!
Fedra di Ghiannis Ritsos
Ghiannis Ritsos (il più grande poeta greco del XIX secolo insieme a Kavafis, più volte candidato al premio Nobel) è l’autore novecentesco che più di ogni altro ha saputo rileggere i grandi personaggi tragici della Grecia classica, rielaborandoli in chiave moderna senza perderne l’essenza, l’anima originaria.
Così ha fatto con Fedra, una delle eroine tragiche femminili più struggenti.
Nel mito greco Fedra (il cui nome significa “La luminosa”) è la figlia di Minosse e di Pasifae, sorella di Arianna e del Minotauro. Nella sua stirpe (che è quella di Circe e di Medea) le figure femminili sono associate ad un destino di amori “mostruosi”, perversi, infelici…
Lei, cretese, viene data in sposa all’eroe greco Teseo che la porta ad Atene dove lei si innamora perdutamente del figliastro Ippolito (che Teseo ha avuto da un’Amazzone).
Euripide nell’Ippolito ne racconta la vicenda tragica: Fedra, dopo essersi tormentata in questo desiderio incestuoso, su consiglio della nutrice e per suo tramite, si dichiara ad Ippolito che sdegnato la respinge.
Fedra così, respinta, di impicca ma prima di morire lascia un messaggio scritto per lo sposo in cui accusa Ippolito di tentata violenza (causando così l’ira di Teseo che invoca la vendetta degli dei contro il figlio che così, per mano divina, muore).
Dopo Euripide, i tanti drammaturghi (da Seneca a D’Annunzio) che, sedotti dal mito di Fedra, le hanno dedicato un’opera, si sono concentrati su di lei, sul suo eros proibito, sulla sua psicologia.
Ritsos è uno di questi. Nel suo poemetto immagina una Fedra moderna (che fuma, sente il traffico di Atene e il rumore del frigorifero…), che mantiene dentro di sé la sua profonda origine cretese (la natura selvaggia che la avvicina al selvaggio Ippolito più che al greco razionale Teseo, la natura estrema dei sentimenti, il desiderio di andare fino in fondo…).
E immagina la dichiarazione d’amore di Fedra ad Ippolito (quella dichiarazione diretta che manca nella tragedia euripidea perché non rientrava nei canoni morali della Grecia del quinto secolo che una donna si dichiarasse apertamente a un uomo, tanto che a dirlo a Ippolito è la nutrice).
La dichiarazione della Fedra di Ritsos è una confessione che si svela gradualmente, desiderata ma trattenuta, sofferta, dilazionata con allusioni, rimandi, dichiarazioni indirette fino allo svelamento finale… Quasi un’autoterapia… per tirar fuori tutto il tormento vissuto, il mal d’amore che infine ora divenuto insopportabile la spinge alla confessione all’amato.
Isabella Ferrari
Piacentina (originaria di Gropparello), dopo gli esordi al cinema in commedie di grande successo – come Sapore di mare di Carlo Vanzina prima e Willy Signori e vengo da lontano di Francesco Nuti poi – si affaccia al cinema d’autore, interpretando il primo ruolo drammatico di un certo impegno e da protagonista in Appuntamento a Liverpool di Marco Tullio Giordana e arrivando ad ottenere la coppa Volpi a Venezia per Il romanzo di un giovane povero (1995) di Ettore Scola. Dopo una fortunata parentesi televisiva con Distretto di polizia ritorna al grande cinema diretta da Carlo Mazzacurati (nella commedia amara La lingua del santo), dal marito Renato De Maria (in Amatemi), da Ferzan Ozpetek (in Saturno contro e in Un giorno perfetto che le è valso il premio Pasinetti alla miglior attrice alla Mostra del Cinema di Venezia) e da Antonello Grimaldi in Caos calmo al fianco di Nanni Moretti (con cui gira la celebra scena di sesso divenuta cult). L’interpretazione di E la chiamano estate di Paolo Franchi le vale il Marc'Aurelio d'argento come miglior attrice. Nel 2013 è nel cast del film Premio Oscar La Grande Bellezza di Paolo Sorrentino (interpretazione per la quale vince il Nastro speciale d’argento) e nel 2014 è ancora diretta dal marito De Maria in La vita oscena presentato alla Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia nella sezione Orizzonti.
L’amore per il teatro la spinge a calcare le tavole del palcoscenico per esempio diretta da Cristina Comencini in Due partite o al fianco di Marco Travaglio in recital di impegno civile.
Maria Vittoria Bellingeri
Maria Vittoria Bellingeri si laurea con lode al DAMS di Bologna con Marco De Marinis, negli stessi anni lavora con Antonio Albanese, Giorgio Comaschi, Asia Argento mentre completa la sua formazione attorale con diversi artisti tra cui Marco Sgrosso, Bruno Stori, Alessandra Frabetti.
Trasferitasi a Milano si diploma alla Accademia D’arte drammatica Paolo Grassi dove lavora con Massimo Navone, Maria Consagra, Danio Manfredini, Kuniaki Ida, Elisabeth Boeke, Tatiana Olear, Alessio Bergamo.
Come regista affianca Marco Plini in Ifigenia in Aulide, produzione ERT, Vitaliano Trevisan, Laura Marinoni e Collabora dal 2012 con Farneto Teatro in allestimenti di Teatro Fuori dal Teatro. Collabora in spettacoli e performance con musicisti come Georgia Privitira, Giulia Bertasi, Cristiano Arcelli, Daniele Roccato, Leonardo Ramadori.
È stata recentemente scritturata dalla Societa Raffaello Sanzio per una collaborazione nella messa in scena dell’Orestea che debutterà a Parigi il prossimo novembre.
INFORMAZIONI
Inizio spettacoli: ore 21.30
Ingresso libero e gratuito a tutti gli spettacoli
Info:
Associazione Cavaliere Azzurro
tel. 0523 76 92 92 331 1466809
info@veleiateatro.com
www.veleiateatro.com
Comune di Lugagnano
tel. 0523 891232 – 89 12 08
DOPO TEATRO ENOGASTRONOMICO
Al termine di ogni spettacolo, il salumificio La Rocca di Castell’Arquato, l’azienda agricola Pier Luigi Magnelli, l'Associazione Viticoltori Val Chiavenna e Tollara Vini offriranno al pubblico e agli artisti una degustazione di vini e salumi piacentini.
PREMIO FESTIVAL DI TEATRO ANTICO DI VELEIA ROMANA
In esclusiva per il Festival di Teatro Antico di Veleia il Maestro Sergio Brizzolesi realizza un premio dedicato ai protagonisti della scena veleiate.
L’opera è un bassorilievo in terracotta che rappresenta un dettaglio del foro, già presente sul basamento istoriato della statua di Sant’Antonino realizzata dallo scultore per Piazzale Genova a Piacenza.
Sergio Brizzolesi, piacentino, formatosi all'Istituto Gazzola di Piacenza e all'Accademia di Brera a Milano, ha esposto in Italia e all’estero, ottenendo significativi riconoscimenti. Ha realizzato molte opere pubbliche che impreziosiscono città italiane (Milano, Cremona, Como, Piacenza, Reggio Emilia…) e straniere (Caracas, Boston, Berlino, San Francisco, Rabat…), il re del Marocco gli ha commissionato ritratti in bronzo e lo stemma reale. Sue sculture sono oggi anche alla Galleria d’Arte Moderna Ricci Oddi. Storici dell’arte come Ferdinando Arisi e Stefano Fugazza e critici come Ennio Concarotti, Nello Bagarotti e Giorgio Seveso hanno scritto di lui.