La leggenda Nino Benvenuti ospite a Piacenza: “La boxe è un amore costante”

Combattere in Piazza Cavalli è sempre un’emozione forte, ma farlo davanti ad una leggenda del pugilato come Nino Benvenuti è qualcosa di irripetibile: è accaduto durante i Venerdì Piacentini ai ragazzi della Boxe Piacenza che si sono esibiti in una serie di incontri dilettantistici di fronte allo sguardo divertito del campione ed ospite d’onore dell’iniziativa “Fair Play in piazza”, che ha visto rappresentate anche molte altre discipline come scherma, Judo, basket integrato e danza.
“Sono a Piacenza che è una città veramente bellissima – ammette il veterano del ring – forse voi non ve ne accorgete, perché lo vivete ogni giorno, ma questo è un posto fantastico”.
 Più che osservare le nostre bellezze però, Benvenuti sembra guardare quasi con nostalgia il quadrato, che negli anni Sessanta lo ha visto conquistare l’Olimpiade di Roma prima e ben tre titoli mondiali poi. All’epoca la boxe era uno sport molto popolare nel nostro Paese ed i ragazzi rimanevano svegli fino a tarda notte per seguire gli incontri del combattente italiano. Una popolarità che oggi, per una serie di ragioni, si è parecchio ridimensionata.
“Rispetto ad allora le cose sono diverse, purtroppo. Bisogna fare un esame di coscienza. In parte le cose stanno così perché non c’è stata una politica per promuovere la diffusione del pugilato tra i giovani, d’altro canto i tempi cambiano e con essi i costumi e, di conseguenza, anche la popolarità degli sport. Forse ora manca una figura di riferimento, non tanto a livello di successi,  quanto di tutto di visibilità: servirebbe qualcuno che possa fare da traino a tutto il movimento e possa far crescere il numero di appassionati”.
Nonostante tutto l’amore di Nino Benvenuti per la boxe è tutt’altro che tramontato: “La boxe è innamoramento. Tanti ragazzi che si affacciano per la prima volta a questo sport, arrivando in palestra rimangono subito folgorati: il pugilato è straordinariamente bello. L’ho praticato per oltre 20 anni e mi ha lasciato dei ricordi indelebili”.
Tornando al tema del fair play e del rispetto dell’avversario  il campione spiega tutto con poche frasi: “Pensate cosa significa salire sul ring per un ragazzo di 18 anni, con le mani chiuse nei guantoni. E trovare davanti un altro ragazzo della stessa età ed affrontarsi ad armi pari fino all’abbraccio finale. Al di là del verdetto, quei due resteranno amici per sempre”.
Non resta che dare un piccolo consiglio ai giovanissimi che si affacciano a questa disciplina così affascinante, ma a volte bistrattata: “Io consiglio ai giovani di provare questo sport, senza pressione. Cercate di capire fin dove potete spingervi: potreste essere semplici appassionati, oppure dei dilettanti o, in  pochi casi dei campioni. L’importante è che ciascuno faccia quello che si sente di fare, senza forzature, a seconda delle sue condizioni. Gli istruttori non faranno altro che aiutarlo ad esprimersi al massimo per quelle che sono le sue possibilità”. 

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