Riscoprire i valori di un’Italia che non c’è più, nasce il circolo “Bombacci”

Imparare dal passato per migliorare il presente, raccogliere gli esempi che furono per cercare di ritrovare, oggi, il giusto sentiero. Si può riassumere in queste poche parole la mission del nuovo circolo culturale Nicola Bombacci, nato a Piacenza da pochi giorni. Materialmente si tratta di un gruppo eterogeneo di persone di varia estrazione ed età, unite dalla passione per la storia d’Italia, in particolar modo del ‘900, quando le aziende nascevano invece di chiudere, quando la società si poteva definire una vera comunità, priva di divisioni, attriti e crisi di vario tipo. Abbiamo incontrato il presidente dell’associazione Gianluca Passera.

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Come nasce questo progetto?

“Nasce dalla voglia di aggregazione di un gruppo di persone accomunate dalla voglia di riscoprire pagine della storia italiana dimenticate o poco conosciute sia da punto di vista sociale, comunitario, lavorativo. Partendo dalla nostra realtà piacentina, certo, ma con vedute destinate ad allargarsi sempre di più anche in ottica nazionale. Non siamo un partito, non siamo nemmeno legati a partiti e non abbiamo finalità elettorali, siamo un circolo di stampo prettamente culturale e storico”.

 

Associ l’aspetto sociale a quello lavorativo, in effetti è difficile dividere le due dimensioni. Oggi la mancanza di lavoro, la disoccupazione, la tanto discussa crisi stanno davvero compromettendo la sfera umana delle persone e di rimando anche la società.

“Sì esattamente, sappiamo come oggi in Italia il problema del lavoro sia più presente che mai e conosciamo le implicazioni che la chiusura di un’azienda ha sul lavoratore in quanto essere umano e quindi sulla società. Nel Piacentino chiudono imprese storiche e con esse si va perdendo un patrimonio di specializzazione. Il tutto a favore di nuove forme di lavoro che poco spazio danno al reale sviluppo della società, mirate allo sfruttamento del singolo individuo o alla massimizzazione degli introiti di multinazionali e cooperative”.

 

Ci sono aziende storiche che in qualche modo oggi sarebbero da esempio?

“Per rimanere nel territorio piacentino mi viene in mente la Arbos, una realtà che prima abbiamo esportato nel mondo e che poi abbiamo lasciato andare benché i suoi progetti siano ancora oggi i più validi del settore. Allargandoci all’intero Paese senza dubbio la Olivetti di Ivrea, sulla quale non a caso sono già in corso numerosi studi storici e ricerche e alla quale anche noi ci dedicheremo. Ha dato davvero un esempio di come dovrebbe essere concepito il lavoro, sia all’interno dal punto di vista aziendale che all’esterno dal punto di vista sociale: l’operaio non viene impiegato per il solo lavoro spalmato sulle quotidiane otto ore, ma viene coinvolto dall’azienda nell’azienda stessa, in tutti i suoi risvolti. Esempi vincenti che purtroppo si sono persi e che noi cerchiamo di far conoscere alle persone organizzando incontri pubblici aperti a tutti nei quali mostriamo i risultati delle nostre ricerche”.

 

Lavoro e non solo, però. So che il primo appuntamento pubblico lo avete tenuto sul tema degli anni ‘70 dal punto di vista politico con i terribili anni di piombo.

“Si esattamente, abbiamo invitato il giornalista Guido Giraudo, autore del libro ‘Sergio Ramelli, una storia che fa ancora paura’. Il volume narra la vicenda del 18enne militante del Fronte della Gioventù vittima di un brutale assassinio politico avvenuto nel 1975 a opera di esponenti di Avanguardia Operaia. Ramelli subì la politica negativa, la politica del contro, del non proporre, della non discussione. Anche questa è una pagina della storia italiana che dovrebbe essere rispolverata, soprattutto oggi”.

 

Chi era Nicola Bombacci, il personaggio a cui avete intitolato il circolo?

“Abbiamo scelto questa figura innanzitutto perché è legata alla storia piacentina. Per due anni fu maestro elementare a Piacenza agli inizi del ‘900 e fondò la Camera del Lavoro. Poi lo abbiamo scelto perché incarna quell’idea di trasversalità politica che ci contraddistingue: quando si parla di storia è facile cadere in semplicistiche divisioni tra Destra e Sinistra, noi invece vogliamo andare oltre. Ebbene Bombacci cresce politicamente tra le fila della Sinistra, come detto fonda a Piacenza la prima Camera del Lavoro, ed è acerrimo nemico di Benito Mussolini. Nel corso della sua vita, però, si avvicina al Fascismo e allo stesso Mussolini diventandone una sorta di mentore per quanto riguarda il tema del lavoro. Nessun cambio di casacca, nessuna incoerenza ideologica, semplicemente la dimostrazione di come la storia e la politica non debbano per forza essere motivo di divisione come vengono considerate oggi”.

Per adesioni o informazioni si può visitare la pagina facebook “Nicola Bombacci” o contattare il numero telefonico 331 4641875.