Coldiretti contro i formaggi senza latte, piacentini in piazza a Roma

Il via libera alla polvere di latte farà sparire 12 formaggi tradizionali dell’Emilia Romagna (487 in tutta Italia) ottenuti secondo metodi mantenuti inalterati nel tempo da generazioni. E tra i formaggi destinati a sparire ce ne sono anche due piacentini: la Ribiola di Bettola e il cosiddetto "Furmai nis", un altro tipo di robiola. "Così si uccide la qualità della nostra tradizione e si uccidono produzioni intere in nome dei 'dio denaro' e dei guadagni di multinazionali alle quali non interessa la qualità e la salute delle persone". Sono le parole decisamente forti di Massimo Albano, direttore di Coldiretti Piacenza a commento della direttiva europea in base alla quale si vieta il latte fresco nella produzione dei formaggi. Una mazzata impressionante per l'Italia e anche per Piacenza, che è la quarta realtà italiana nella produzione di Grana Padano. E contro questa direttiva Coldiretti ha organizzato una mobilitazione di allevatori, casari e consumatori in piazza Montecitorio a difesa del Made in Italy per impedire il via libera in Italia al formaggio e allo yogurt senza latte che danneggia e inganna i consumatori, mette a rischio un patrimonio gastronomico custodito da generazioni, con effetti sul piano economico, occupazionale ed ambientale. Tra gli allevatori e i produttori presenti a Roma, tantissimi sono i piacentini e tra loro c'è anche il direttore di Coldiretti Massimo Albano.

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Con un chilo di polvere di latte, che costa sul mercato internazionale 2 euro – sottolinea Coldiretti Emilia Romagna – è possibile produrre 10 litri di latte, 15 mozzarelle o 64 vasetti confezioni di yogurt e tutto con lo stesso identico sapore perché viene a mancare quella distintività che viene solo dal latte fresco dei diversi territori.

Il pressing esercitato dalla Commissione Europea sull’Italia ha già stimolato – sottolinea Coldiretti – gli interessi degli speculatori con le importazioni di latte e crema in polvere che sono aumentate del 16 per cento nel primo trimestre 2015 rispetto allo scorso anno, secondo una analisi della Coldiretti. E non è certo casuale – precisa Coldiretti – che i 2/3 delle importazioni provengano da Francia e Germania, l’asse che detta la linea politica dell’Unione Europea.

E’ in corso – sottolinea Coldiretti – un pericoloso braccio di ferro che potrebbe portare alla chiusura delle stalle, alla perdita di posti di lavoro, all’omologazione e all’appiattimento qualitativo della produzione nazionale dopo la lettera di diffida inviata all’Italia dalla Commissione Europea, che è stata purtroppo sollecitata dall’associazione italiana delle Industrie lattiero casearie (Assolatte). Si vuole porre fine – precisa Coldiretti – al divieto di detenzione e utilizzo di latte in polvere per la fabbricazione di prodotti lattiero caseari, previsto dalla legge nazionale n. 138 dell’11 aprile del 1974, che ha garantito per oltre 40 anni l’alta qualità della produzione casearia nazionale. Il superamento di questa norma – continua Coldiretti – provocherebbe l’abbassamento della qualità, l’omologazione dei sapori, un maggior rischio di frodi e la perdita di quella distintività che solo il latte fresco con le sue proprietà organolettiche e nutrizionali assicura ai formaggi, yogurt e latticini Made in Italy.

La polvere di latte – spiega la Coldiretti – è un prodotto “morto”, privo di proprietà organolettiche, che può arrivare da qualsiasi parte del mondo dove i maggiori produttori sono Nuova Zelanda e Stati Uniti mentre in Europa i leader sono Francia e Germania. La disidratazione consente di concentrare i costituenti del latte rendendoli conservabili a temperatura ambiente per oltre un anno e la tecnologia di produzione prevede che il latte, dopo essere stato corretto del suo contenuto di grassi, venga trattato termicamente con una perdita di valore biologico delle proteine del latte che può essere anche rilevante.

L’Italia grazie alla tutela della legge nazionale ha conquistato un primato internazionale nella qualità e nella varietà della produzione di formaggi con ben 487 diversi tipi censiti a livello territoriale che lo scellerato comportamento delle lobby industriali rischia ora di far crollare, ha affermato il presidente di Coldiretti Emilia Romagna, Mauro Tonello. Una azione – conclude il presidente – che apre le porte alle frodi, danneggia i consumatori italiani con l’offerta di prodotti di basso standard qualitativo con pesanti effetti sul piano economico, occupazionale e ambientale in un momento in cui l’Italia deve puntare sulle sue distintività per tornare a crescere.

 

DA UN CHILO DI POLVERE DI LATTE A 2 EURO SI OTTENGONO

– 10 litri di latte

– 15 mozzarelle da 125 grammi

–  64 vasetti di yogurt da 125 grammi

 

I FORMAGGI DELL’ALBO DEI PRODOTTI TRADIZIONALI DELL’EMILIA ROMAGNA

 

DENOMINAZIONE

PROVINCIA DI PRODUZIONE

Caciotta

Rimini

Caciotta vaccina al caglio vegetale

Rimini

Caprino

Rimini

Cascio pecorino lievito, pecorino fresco a latte crudo

Rimini

Casecc

Rimini

Formaggetta fresca (Furmaìn)

Reggio Emilia

Pecorino

Rimini

Pecorino del pastore

Bologna, Ravenna, Rimini, Forlì-Cesena

Pecorino dell’Appennino Reggiano

Reggio Emilia

Raviggiolo

Forlì-Cesena, Rimini

Ribiola della Bettola (il ribiol)

Piacenza

Robiola, ribiola, furmai nis

Piacenza