San Giorgio (51 gradi), tra tuffi in piscina e operai che cuociono al sole

San Giorgio piacentino è il secondo paese più caldo d’Italia, dopo Ferrara, con ben 51 gradi percepiti. Sono 40 i grandi segnalati dalla colonnina di mercurio, ma che vengono amplificati dal 45% di umidità. Un record davvero insolito, di cui la popolazione avrebbe fatto volentieri a meno. Come hanno confessato gli stessi cittadini che abbiamo incontrato in mattinata, martedì 7 luglio, lungo le strade del paese. Non solo gente in cerca di refrigerio, come un’anziana che scherza: “Con questa temperatura si può far cuocere l’uovo sulla strada”, ma anche chi è costretto a lavorare e questa afa non lo sta certamente aiutando.

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La nota di merito va sicuramente agli operai che, all’ingresso di San Giorgio, venendo da Piacenza, erano indaffarati nell’asfaltatura della strada. Per loro il caldo è sicuramente superiore ai famosi 51 gradi percepiti: “Meno male che non andate solo da chi è in piscina, perché noi queste temperature le sentiamo tutte le estati” dice uno di loro, mentre sta livellando il bitume arroventato che una ruspa riversa a fasi alterne in una buca: “Appena arrivati a casa ci buttiamo sotto il condizionatore, se no non è sopportabile andare avanti” spiega un altro, mentre il suo collega, appoggiata per un attimo la “spatola” si rivolge a noi con ironia: “C’è di buono che quando abbiamo finito il nostro lavoro non ci viene voglia di andare al mare, perché l’abbronzatura ce l’abbiamo già”.

Ma in piscina, volenti o nolenti, un giro abbiamo dovuto compierlo. Perché è quello il luogo in cui, durante il giorno, le persone cercano un minimo di refrigerio: “Il caldo si sente anche qui – ammette Cinzia Battini, alla cassa- però la gente è in aumento, almeno ci rifacciamo dei magri anni passati. Io mi rinfresco con i ventilatori e bevo molta acqua”. Ed effettivamente, già dalla prima mattina, le vasche erano affollate di mamme e bambini.

Nel paese, che sorge sulla riva destra del torrente Nure e conta circa 5mila e 800 abitanti, i luoghi dove cercare rifugio non sono molti altri. A parte i centri commerciali, uno di questi è certamente il venditore di angurie, che si trova appena passato il centro abitato. E’ qui che troviamo una signora che, molto affannata, sta preparando il locale per il pomeriggio dove, spera, in tanti cercheranno di rinfrescarsi dietro a uno dei prodotti principi della zona (esaltato anche dalla tradizionale Festa dell’anguria), oppure con uno dei rinomati frappè di frutta: “Un caldo così non me lo ricordavo. Qualcuno dice che c’è già stato, però forse ero più giovane e l’ho sofferto meno. Oggi è davvero difficile anche solo muoversi, figuriamoci lavorare”.

Ma se la sua attività si svolge soprattutto tra alimenti freddi, c’è chi di refrigerato ha davvero poco da offrire, a parte qualche bibita. Parliamo di Mehmet Sahin, di origine turca, il kebabbaro che ha la sua attività lungo la strada che taglia in due il paese: “Sono abituato al caldo – ammette – però non a questo tipo così umido. In Turchia, forse, c’è più caldo ma è secco. Figurati quando dovrò andare a tagliare la carne bollente. Ma si deve fare, perché comunque i clienti non mancano”.  E non sono mancati neppure all’edicola di Fausto Bersani, il quale ricorda solo un'altra estate così torrida: “Quella del 2003 la ricordo molto pesante, ma forse non era così feroce con un’umidità atroce. Si fa fatica a respirare e quindi a fare tutto. Cosa ci dobbiamo fare? Bisogna sopportare”.