Cortemaggiore, lavoratori Saipem rassegnati: “Trasferiscono tutto in Romania”

 "Quando verrà trasferito il sito della Saipem di Cortemaggiore?". Questa la domanda che si pongono, ormai, i lavoratori dello storico stabilimento magiostrino perché, dopo tante rassicurazioni, credono si tratti solo di una questione di mesi.

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Nel pomeriggio, di lunedì 29 giugno, i dipendenti sono tornati a far sentire la propria voce per chiedere spiegazioni, non solo di altri cinque contratti che non verranno rinnovati, ma anche del trasferimento di merci dai magazzini. Un ingente spostamento, a quanto pare dai video e dalle foto che stanno circolando (e che trovate in allegato), con una destinazione ben precisa: la Romania.

È infatti in quel paese che, si vocifera, verrebbe delocalizzato l'impianto che dagli anni '50 risiede a Cortemaggiore, sede storica dell'Agip, dove da qui ha mosso i primi passi l'odierna Eni, grazie all'intuizione di Enrico Mattei.

Nei mesi scorsi sono stati molti i politici che si sono spesi in rassicurazioni o in dichiarazioni di intenti – compreso l'amministratore delegato uscente Umberto Vergine, tramite una lettera inviata al sindaco, ora sostituito da Stefano Cao – ma, a distanza di qualche tempo, invece di essere stabilizzati o vedersi almeno rinnovati i contratti, cinque di loro verranno lasciati a casa tra luglio e settembre, gettando nello sconforto tutti gli altri. Senza contare la perdita dell'indotto, tra aziende satellite che basano in gran parte la loro produttività sulla Saipem e ristoranti e alberghi che ospitano giornalmente i suoi operai e ingegneri. 

Davanti ai cancelli, oltre ai pochi lavoratori rimasti, una decina a fronte di una settantina di stranieri assunti con contratti internazionali, erano presenti anche il sindaco Gabriele Girometta e il consigliere regionale Gian Luigi Molinari. Il primo cittadino, dopo un colloquio con i lavoratori, ha detto: “Se dovesse andarsene sarebbe un problema per tutta la zona, non solo il paese, perché l’indotto di Saipem influenza il terziario, l’alberghiero, i fornitori, i manutentori. E’ un ulteriore colpo a un’economia già in difficoltà. Ricordiamoci che Eni (che controlla Saipem, ndr) è a maggioranza statale e quindi è lo Stato che si sconfessa da solo. E poi c’è una perdita affettiva, perché l’azienda è nata qui. Credo che Enrico Mattei si stia girando nella tomba”.

Il consigliere Molinari, ha invece assicurato di aver ripreso i contatti con l’assessore regionale Palma Costi e di voler convocare in Provincia una riunione con tutti i soggetti interessati, in primis i vertici Saipem, “per sapere quale sarà il futuro dello stabilimento”.

I dipendenti, tra gli ormai in via d'estinzione a tempo indeterminato e la decina interinale, ha invece spiegato il clima che si respira in questi mesi: “E’ una tristezza – ha detto uno di loro – ormai non si lavora più, se non nel trasferimento delle attrezzature, guarda caso dirette in Romania”. Gli ha fatto eco un collega: “Ci avevano fatto tante promesse, per il rilancio del sito, ma alla fine non ci rinnoveranno il contratto. E continuano però ad arrivare stranieri da Romania e Croazia a fare formazione. Poi quando avranno finito di smontare tutto, verranno trasferiti e qui rimarrà solo il deserto”.