Una vita sui campi da tennistavolo. Una vita di lavoro, sacrifici e successi. Laura Negrisoli è l’atleta più scudettatta d’Italia con ben 18 Tricolori nel suo irraggiungibile palmares, l’ultimo conquistato pochi giorni fa con la casacca della Teco Cortemaggiore, che mai nella sua storia aveva raggiunto queste vette.
Lei che è di Castel Goffredo il tennistavolo ce l’ha nel sangue e non potrebbe essere altrimenti, considerando che il comune della provincia di Mantova rappresenta tutt’ora una delle realtà di spicco di questa disciplina. Ha iniziato giovanissima proprio con la squadra di Castelgoffredo: lì ha costruito gran parte della sua carriera, conquistando addirittura 13 titoli, 3 li ha vinti a Milano, uno a Cagliari. Nell’ultima stagione si è messa a disposizione del tecnico Oyebode contribuendo allo storico risultato,
Come si arriva ad essere l’atleta più titolata della Penisola?
Ho ottenuto il record lo scorso anno a Cagliari, con la Zeus con cui ho vinto il 17esimo scudetto. Non ho un segreto particolare in realtà se non la costanza nel lavoro e l’amore per questa disciplina. L’unica cosa che pretendo di avere all’inizio di ogni stagione è lo stimolo, la motivazione. Non riuscirei nemmeno ad andare in palestra se non avessi degli obiettivi ben precisi.
Motivazione che quest’anno è arrivata a Cortemaggiore…
Quando ho ricevuto la chiamata dal presidente Dernini non ho avuto dubbi. Avevo bisogno di trovare una squadra che ambisse al risultato e Cortemaggiore non aveva mai vinto lo scudetto. Negli ultimi anni si sono affermati in serie A, arrivando sempre ai play off, ma mancava la ciliegina sulla torta. Alla Teco hanno poi un settore giovanile importante e questo sicuramente ha pesato nella mia decisione: avrei contribuito non solo a cercare di raggiungere il Tricolore, ma anche a spingere più persone a praticare questo sport. Mi sono messa subito al lavoro e a disposizione del tecnico.
Dopo tanti successi, cos’hai provato quest’anno al raggiungimento del traguardo?
Ho vinto tanto, è vero, ma ogni gioia ha un sapore diverso. Quest’anno per altro abbiamo affrontato in finale la Zeus dove avevo fatto un percorso analogo a questo. Mi sono emozionata come una ragazzina, ma il merito è tutto di Cortemaggiore: il paese si è innamorato di questo sport e ci è sempre stato molto vicino durante tutto il campionato. Avevamo tutte le carte in regola per farcela: una squadra affiatata ed un pubblico che ha sempre fatto sentire il suo calore. Sono veramente felice, ma non solo per me, per le mie compagne e per tutte queste persone che ci tenevano tanto: abbiamo regalato loro questa soddisfazione; è stata una gioia immensa.
In finale dove avete fatto la differenza?
La voglia di vincere. Personalmente ammetto che non mi alleno più con la costanza di anni fa, quando stavo in palestra anche 6 ore al giorno: sono più di vent’anni che faccio questo sport. Ho però ancora le mie armi a disposizione. Penso che l’esperienza in questa disciplina giochi un ruolo fondamentale, specialmente nelle gare importanti. Può capitare di affrontare ragazze giovani e promettenti, com’è accaduto in semifinale contro Castelgoffredo: in quei casi bisogna far ricorso a tutto il bagaglio tecnico a disposizione.
Che cosa consigli a chi si approccia per la prima volta a questa disciplina?
Credo che il tennistavolo, come tutti gli sport, permetta di conoscersi meglio. Lo sport porta con sé valori, regole e dà la possibilità di conoscere persone nuove e di provare delle soddisfazioni che secondo me sono impagabili. Per fare il professionista però bisogna essere veramente convinti: per fare l’atleta con la a maiuscola occorrono tanti sacrifici, ma sono proprio quelli che poi caricano di significato i risultati acquisiti.