Sparatoria del Baraonda, confermato in appello l’ergastolo del killer

E' stato confermato l'ergastolo per Mersin Uku, l'albanese che nella prima serata del 2013 aveva freddato a colpi di pistorla il suo connazionale e conoscente Sadik Hajderi mentre era seduto a uno dei tavoli esterni del Baraonda di via Colombo, a due passi dalla Lupa. Un'esecuzione che si inserisce nell'ambito della guerra tra gang per il controllo della prostituzione in città e che aveva impressionato come mai prima d'allora la comunità piacentina: un omicidio in strada, alla luce del sole (erano le 20 ma i primi di settembre è ancora pieno giorno), con spari fuori da un locale pubblico non si era mai visto. Indagini complicate, quelle coordinate dal sostituto procuratore Emilio Pisante, che hanno poi permesso di collegare più crimini commessi nel Piacentino (uno su tutti: il patricidio di Sariano di Gropparello), tutti inseriti nel mondo della prostituzione. Tant'è che sfruttamento era una delle accuse contestate agli imputati del processo che si è concluso in primo grado a Piacenza lo scorso 24 ottobre (2014) con la sentenza emessa dal giudice Adele Savastano: ergastolo ai fratelli Mersin e Donard Uku, 16 anni a Ramadani Bujar (complice) e sei anni a Suada Zylyfi (sfruttamento della prostituzione). La Corte d'Appello, a cui si erano rivolti i difensori Mauro Pontini e Luca Curatti, ha confermato tutte le condanne ad eccezione di quella a carico di Donard Uku: l'ergastolo è stato ridotto a 30 anni.  

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