Laboratorio per la produzione di cocaina a casa di un maestro delle medie

Un laboratorio per la produzione di cocaina nell'abitazione di un insegnante di matematica delle scuole medie. Ha dell'eclatante la scoperta fatta dai carabinieri della compagnia di Fiorenzuola in collaborazione con il reparto Cinofili di Bologna e i carabinieri della stazione di Vescovato, sempre nel Cremonese. Tutto ha inizio sulla scia della nota operazione antimafia del 2015 denominata "Aemilia", che portò a 117 richieste di custodia cautelare, oltre 200 indagati e 100 milioni di euro di beni confiscati. Oltre 50 persone furono accusate di associazione di stampo mafioso con reati che che andavano dall’estorsione, all’usura, all’impiego di denaro proveniente da delitto. Al centro dell'operazione, eseguita agli inizi del 2015, il clan calabrese Grande Aracri con sede a Cutro, in provincia di Crotone, ma da anni presente in Emilia Romagna e nel Piacentino. Un'operazione che gettò luce sull'universo della mafia al nord Italia, fenomeno già conosciuto, certo, ma in quell'occasione emerso in tutta la sua preoccupante forza.

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Sulla scia di quest'operazione i carabinieri di Fiorenzuola si sono imbattuti in due fratelli nati a Cutro, Ercole e Antonio Salerno, rispettivamente di 47 e 55 anni: il primo residente a Gadesco Pieve Delmona (Cremona), il secondo a Castelverde (Cremona). Dopo accurate indagini i carabinieri hanno ritenuto opportuno visitare le abitazioni dei due. In primis è stato fermato per strada il 47enne, il classico insospettabile: incensurarto, due lauree in Chimica e Biologia e insegnante di matematica in una scuola media del Cremonese. Dopo qualche reticenza, il "professore" è stato costretto ad accompagnare nella propria abitazione le forze dell'ordine. Lì i militari si sono imbattuti in un vero e proprio laboratorio attrezzato di tutto punto per la produzione di cocaina: presse, miscelatori, alambicchi, provette, sostanze chimiche di varia natura. "E' tutto materiale che utilizzo per l'insegnamento a scuola" ha provato a giustificarsi l'uomo con i carabinieri che però, ovviamente, non gli hanno creduto. In sostanza, in quel laboratorio, il 47enne e il fratello prendevano la cocaina purissima (ne sono stati trovati in tutto 200 grammi) e la miscelavano con altre sostanze per aumentare la quantità di dosi vendibili. Il tutto però mantendendo altissima la qualità della droga da spacciare: grazie alle sue competenze in materia, infatti, il "professore" produceva sostanze raffinate come la benzocaina, una sostanza solitamente utilizzata come anestetico in campo medico. I militari ne hanno trovati 200 grammi. Ma non solo benzocaina: tra l'abitazione del 47enne e quella del fratello gli investigatori hanno trovato 900 grammi di mannitolo (sostanza utilizzata sempre in campo medico come lassativo per bambini) e quasi 500 grammi di caffeina. Inoltre diversi solventi  e sostanze utilizzate per le varie operazioni di taglio, il tutto acquistato su siti web esteri per non lasciare tracce. Una volta miscelata la cocaina con le varie sostanze i due utilizzavano una pressa idraulica per confezionare le dosi suddivise in medaglioni da 10 grammi o panetti da 100. Tra il materiale sequestrato, anche mille euro in contanti. I carabinieri di Fiorenzuola ritengono che il laboratorio fosse stato "avviato" circa un mese fa, ancora da calcolare quanta droga sia stata spacciata e dove: "Certo è che si tratta di un caso più unico che raro – commenta il comandante Emanuele Leuzzi – in Italia è la prima volta che ci imbattiamo in uno spacciatore che produce di propria mano le sostanze da taglio come la benzocaina". I due sono stati arrestati con l'accusa di detenzione di droga ai fini spaccio.

Nel corso della perquisizione, i carabinieri si sono poi imbattuti in documenti che attesterebbero pericolose "amicizie" intrattenute dai due fratelli. Da una parte è emerso il nome di Maurizio Cavedo, un ex agente della polizia stradale di Cremona e noto trafficante di droga arrestato a gennaio 2015 sempre nel contesto dell'operazione Aemilia. Cavedo era stato fermato in Venezuela mentre tentava di esportare in Italia 13 chili di cocaina, si trova tuttora rinchiuso nel carcere di Caracas. Dall'altra sono emersi altri nomi di personaggi sempre indagati o arrestati nell'ambito dell'operazione Aemilia e alcuni dei quali residenti a Castelvetro, in provincia di Piacenza. "Su questo aspetto stiamo ancora effettuando accertamenti per capire quali siano davvero i legami tra i due fratelli e la malavita organizzata, in particolare la 'ndrangheta calabrese" spiega il comandante Leuzzi. C'è dunque da aspettarsi ulteriori sviluppi in questa intricata vicenda.