Morì in una discoteca di Piacenza, arrestato presunto spacciatore della 36enne

Morì la notte del 19 luglio scorso nel parcheggio di una discoteca alle porte della città. Vittima di un malore fu Michela Ciannarella, 36enne originaria di Torino ma da anni residente a Piacenza. Alcuni passanti quella notte, vedendo la ragazza accasciarsi al suolo, chiamarono il 118 che intervenne in pochissimi minuti, ma per lei non c’era già più nulla da fare. Sul posto intervenne anche la polizia che scoprì, nascosta negli indumenti della donna, una dose di cocaina. Quel dettaglio convinse la Procura ad aprire un’inchiesta, condotta dalla squadra mobile della questura e coordinata dal pm Ornella Chicca. Sul corpo della 36enne venne eseguita l’autopsia che decretò come causa del decesso un arresto cardiaco, risultato perfettamente in linea con lo stato di salute della vittima, affetta da una patologia al cuore. Ma l’inchiesta comunque continuò, per capire se il malore potesse essere stato causato dall’assunzione di sostanze stupefacenti: da questo punto di vista gli esami autoptici non diedero, però, alcun tipo di riscontro.

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Ma dopo serrate indagini la polizia scoprì una coincidenza inquietante. Michela non era una tossicodipendente, ma saltuariamente faceva uso di cocaina, sostanza che in passato aveva sempre acquistato dalla stessa persona, un albanese di 27 anni chiamato Vitor Marashi. Ebbene, quella sera del 19 luglio, Marashi era presente nella stessa discoteca dove la 36enne morì poche ore dopo. Una volta acquisiti sufficienti elementi la polizia si recò nell’abitazione del 27enne e lo arrestò con l’accusa di spaccio di droga: era il 3 dicembre 2014. Ancora oggi, però, resta da capire se la sera della tragedia fu proprio l’albanese a fornire la droga a Michela, dubbio che quindi accompagna, per riassumere, due grossi punti interrogativi: l’arresto cardiaco che stroncò Michela fu innescato dall’assunzione di droga? In quel caso, a causare il decesso fu la cocaina fornita da Marashi? Se le risposte alle due domande dovessero essere entrambe affermative, per il 27enne si farebbe largo l’accusa di ‘morte causata da altro reato’.

 

VIAGGIO NEL MONDO (PIACENTINO) DELLA DROGA

L’inchiesta della polizia scavò nel torbido mondo dello spaccio locale finendo con il raccogliere due arresti e tre indagati. All’inizio le tracce portarono infatti a due piacentini di 37 anni spacciatori di cocaina e anabolizzanti: entrambi però risultarono estranei ai fatti del 19 luglio. Poi fu la volta di una coppia di fidanzati, lui albanese di 42 anni, lei moldava di 41. La coppia inizialmente parve legata alla tragedia della discoteca e così la polizia cominciò a monitorare gli spostamenti dei due, fermati il 27 settembre scorso una volta scesi da un treno proveniente da Milano: nelle tasche dell’uomo gli agenti trovarono una dose di cocaina, elemento che convinse i poliziotti a perquisire l’abitazione. All’interno erano conservati 20 grammi di cocaina e 20 grammi di sostanza da taglio: per l’albanese scattò l’arresto con l’accusa di detenzione di droga ai fini di spaccio, mentre la fidanzata venne denunciata. Anche loro, però, col tempo risultarono estranei alla morte di Michela Ciannarella. Da segnalare anche la denuncia del fratello di Vitor Marashi: quando gli agenti si recarono nella loro abitazione per arrestare il 27enne, il fratello aggredì i poliziotti impedendo in tutti i modi che portassero in questura il familiare. Per lui scattò la denuncia per violenza e resistenza a pubblico ufficiale.