Api tanto imbrattate da agenti inquinanti da non essere più riconoscibili. Se non è allarmante, sicuramente non rassicura lo studio degli entomologi Ilaria Negri e Marco Pellecchia presentato ieri sera a Fiorenzuola presso il cinema Capitol e che riguarda alcune rilevazioni effettuate su questi animali in Valdarda. In particolare nella zona del cementificio Buzzi Unicem, che si trova a Mocomero di Vernasca.
Una serata di approfondimento, organizzata dai comitati “Basta Nocività in Valdarda”, “Aria Pulita in Valdarda” e Legambiente, per avere sempre più elementi che giustifichino il loro “no” alla richiesta dell’azienda di poter utilizzare nel forno 60mila tonnellate all’anno di CarboNext come combustibile.
Un nome tecnico (brevettato dalla ditta stessa) che secondo gli abitanti della Valdarda nasconderebbe altri rischi per la salute. CarbonNext, infatti, tradotto significa rifiuti utilizzati per produrre energia al posto dei derivati del petrolio per la lavorazione di cemento e calcestruzzi.
Una decisione che sta facendo montare sempre più la protesta degli abitanti, di Vernasca, certo, ma anche di Lugagnano, Morfasso e via via fino a Fiorenzuola, che oltre ai rischi sulle emissioni dal camino delle cementeria temono maggiore traffico di mezzi pesanti, che sarebbero utili a portare questi rifiuti, lavorati in un’azienda del Lodigiano a circa 150 chilometri di distanza, alla Buzzi Unicem.
E così, dopo la presa di posizione delle mamme di Vernasca, che hanno minacciato di “non mandare più i figli a scuola” e quella di sei insegnanti che si sono detti “pronti a lasciare il nostro posto di lavoro per la salute dei bambini”, è arrivato questo studio sulle api, che farebbe intendere come le emissioni del cementificio avrebbero dirette conseguenze sulla salute delle persone.
Dottoressa Ilaria Negri, qual’è il risultato emerso più preoccupante?
“Abbiamo trovato molte api che si sono sporcate di particolato atomosferico inquinate, con le ali completamente rivestite di questa sostanza che è di derivazione antropogenica (non naturale). Il corpo delle api funziona come una spugna, per cui riescono ad assorbire il particolato atmosferico”.
Da dove verrebbe questa sostanza?
“E’ sicuramente una sostanza che non deriva dall’erosione delle rocce della Valdarda. Abbiamo trovato anche particolato delle argille e dei minerali, però la maggior parte dei composti trovati hanno una composizione chimica molto strana, non analoga in natura. Quindi il maggiore indiziato è il cementificio”.
Quello che lei definisce “particolato” è una sostanza pericolosa per l’uomo?
“Vista la quantità trovata, abbiamo mostrato immagini dove non si distingueva la superficie dell’insetto da quello che lo ricopriva. Oltre a questo particolato atmosferico abbiamo rilevato inoltre la presenza di metalli pesanti, per cui sicuramente qualche pericolo per la salute potrebbe esserci con l’inalazione e il contatto. Sarebbe necessario, comunque, uno studio epidemiologico per confermare i nostri sospetti. Ma se le api che vivono solo tre settimane si riempiono così tanto, possiamo solo pensare le conseguenze su una persona che vive da anni nella zona”.
Insomma,potrebbe esserci correlazione tra i danni che possono subire le api e quelle sui cittadini della Valdarda?
“Non abbiamo dati sui tassi di mortalità delle api, anche perché la loro vita non è molto lunga. In 40 giorni l’ape adulta muore, quindi non è facile stabilire se queste sostanze siano tossiche per l’ape, a difefrenza degli insetticidi. Non è detto che il particolato faccia morire le api, perché magari necessita di più tempo. Non esistono infatti studi sui tumori negli insetti, visto che è una patologia che implica una vita più lunga per manifestarsi. Però di tante sostanze trovate molte sembrano riconducibili alle materie prima utilizzate nel cementificio per la lavorazione. La preoccupazione in questo periodo è rivolta alle emissioni del camino ma si hanno anche con la semplice movimentazione dei materiali, con le operazioni carico-scarico, stoccaggio e frantumazione. Che rimangono in atmosfera e le persone ne possono venire in contatto”.