Guerra Libertà-Piroli, l’assessora fa un esposto all’Ordine dei giornalisti

La Libertà si appella alla libertà. A quella di stampa, naturalmente. E lo fa con un editoriale vero e proprio nel senso che a firmarlo sono proprio gli editori dello storico quotidiano piacentino. O meglio, le editrici: Donatella Ronconi (Libertà) ed Enrica Prati (Telelibertà). “Ammettere di essere nel torto è la cosa più difficile del mondo” attaccano. Il riferimento è all’assessore comunale, anzi, assessora (perché sappiamo che ci tiene) Giulia Piroli, in quota al Pd, donna orgogliosamente di sinistra, passata dalla minoranza bersaniana del partito alla maggioranza renziana (come ha fatto notare polemicamente, sempre su Libertà, il consigliere Filiberto Putzu di Forza Italia in un intervento) fino a ricevere dal sindaco Paolo Dosi, nel primo rimpasto di Giunta, deleghe assessorili importanti come le Politiche giovanili, quelle scolastiche e le pari opportunità. Deleghe che stridono come un chiodo sulla lavagna di fronte alle accuse che ora le vengono mosse dei massimi vertici del quotidiano Libertà e, su segnalazione dello stesso quotidiano, dall’Aser, l’Associazione stampa dell’Emilia Romagna e cioè il sindacato regionale dei giornalisti. Sintetizzando al massimo le note e gli articoli apparsi in questi giorni su Libertà (sia il giornale cartaceo sia il quotidiano on-line), l’assessora Piroli avrebbe recentemente impedito a una giornalista del Tgl, il telegiornale di Telelibertà, di partecipare a una conferenza stampa convocata nei giorni scorsi proprio dall’assessorato. “Secondo l’Assessora – scrivono le editrici Ronconi e Prati – la nostra giornalista avrebbe potuto presenziare (alla conferenza stampa, ndr) solo se avesse acconsentito ad intervistarla. In caso contrario avrebbe dovuto andarsene”. Apriti oh cielo: Libertà dichiara guerra alla Piroli e di lì a poco al suo sindaco Paolo Dosi, colpevole – si legge sempre nell’editoriale – di non essersi scusato ufficialmente ma di aver fatto un po’ come Ponzio Pilato invitando le due “parti” a chiarirsi. Apriti oh cielo un’altra volta: “Un atto di prepotenza e arroganza da parte di un amministratore pubblico verso una giornalista che sta svolgendo, nel rispetto delle regole, il suo lavoro, non è una questione da chiarire ma solo da condannare”.

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Questa la querelle, dunque, vista dalla parte di Libertà le cui editrici concludono la loro dura presa di posizione sdrammatizzando ma al contempo girando il coltello in una piaga che già inizia a fare infezione: “Se le scuse pubbliche non dovessero arrivare non cascherebbe il mondo” scrivono, ma subito aggiungono che, in tal caso, “diverrebbe palese l’opinione che sindaco e assessora hanno della libertà di stampa e verrebbe meno quel rispetto che finora ha caratterizzato i rapporti tra Editoriale Libertà e il sindaco Dosi”.

Basta rispetto, dunque. Si tratterà di capire come questa cosa si manifesterà ai lettori e ai telespettatori.

Finora, dunque, l’assessora Piroli è rimasta nel silenzio mentre le arrivavano addosso bordate mediatiche di una pesantezza inedita per Piacenza. Oggi però ci sono delle novità. In mattinata l’assessora in questione ha alzato il telefono e ha chiamato Alessandra Lucchini, la giornalista del Tgl a cui si fa riferimento nella querelle, e si è scusata: “Non mi permetterei mai di impedire ai giornalisti di fare il proprio lavoro – spiega Giulia Piroli – semplicemente mi sono innervosita perché è da mesi che mi sento censurata dal Tgl e da Libertà con riferimento alle iniziative e al lavoro dell’assessorato che rappresento, e speravo che mi si desse la possibilità di illustrare l’iniziativa per la quale avevo convocato la conferenza stampa”.

“Nervoso", dunque, per il quale la Piroli ha chiesto (personalmente e istituzionalmente) scusa alla giornalista. Ma ciò non le ha impedito di passare al contrattacco prendendo carta e penna e scrivendo, con carta intestata del Comune, un “esposto all’ordine dei giornalisti e all’Aser”. Esposto motivato – scrive la Piroli – dall’esigenza di “fare chiarezza su quanto è accaduto a Piacenza in occasione di una conferenza stampa indetta dal mio assessorato in data 6 maggio 20015”.

“Questa Amministrazione – prosegue l'assessora – ritiene la libertà di stampa un valore fondamentale della società sancito dalla Costituzione. Chi sta asserendo il contrario sarà chiamato a risponderne nelle sedi opportune, configurandosi il reato di diffamazione a mezzo stampa”.

Toni non proprio remissivi, diciamo: “reato”, “diffamazione”, “sedi opportune” che poi sarebbero le procure e i tribunali. “Si è trattato di una richiesta di chiarimento che ho posto alla giornalista e telefonicamente alla direttrice di Telelibertà Nicoletta Bracchi (che noi di Piacenza24 abbiamo contattato ma, con estrema cortesia, ha preferito rimandarci alle parole scritte dal suo editore, ndr), perché ritengo che l’attività del mio assessorato sia stata sottoposta negli ultimi otto mesi a censura. Al termine della telefonata, con una situazione non definitivamente chiarita, ma con l’intenzione di riprendere il confronto nel merito, la conferenza stampa è regolarmente iniziata alla presenza della giornalista e dell’operatore di Telelibertà, che hanno seguito e ripreso l’evento lasciando dopo alcuni minuti la sala di loro spontanea volontà”. E prosegue: “Nessuna intimidazione, ovviamente, e nessun atteggiamento lesivo della dignità delle persone ma solo una richiesta di poter chiarire una incomprensione da troppo tempo perdurante” .

L’esposto prosegue raccontando i fatti che, secondo l’assessora Piroli, hanno portato a una tensione notevole tra lei e Libertà. Tutto parte dal 9 settembre 2014 quando sul quotidiano esce un articolo in cui si fa riferimento all’annosa questione delle merendine degli asili (la cui gestione è stata modificata dal Comune): questione delicata nella quale, scrive Giulia Piroli, non era stata data la possibilità al Comune di chiarire la propria posizione. E quando il giorno successivo – spiega sempre l’assessora – "sono stata contattata telefonicamente, ho preferito non rispondere alla chiamata".

Da quel momento, dice, è scattata la censura. Usa proprio questo termine, l’assessora Piroli: censura. “Per otto mesi sulla televisione locale, e da ieri anche sul quotidiano Libertà, che appartengono allo stesso editore, viene regolarmente applicata una censura di tutte le iniziative dell’assessorato che si concretizza essenzialmente nella mancata attribuzione della paternità delle iniziative e che sfocia nella quasi comica manipolazione delle immagini per non rendere visibile la figura dell’assessore”.

L’esposto della Piroli è “condito” da articoli e servizi televisivi che spiegano la sua posizione. “Quello che ci preme tutelare – scrive – è la possibilità per i nostri concittadini di essere informati correttamente sulle attività dell’Amministrazione comunale, eletta dai cittadini e garantita nella sua funzione dalla Costituzione e dai valori della Democrazia. Noi siamo convinti che la censura per futili motivi, come quella che sembra emergere in questa vicenda, sia comunque grave perché lascia emergere una debolezza del giornalismo”.

Questione spinosa è dire poco, dunque. E mentre finiamo di scrivere questo articolo, vediamo comparire un post sul profilo Facebook dell’assessora Giulia Piroli: “Preferisco non alimentare la polemica – scrive – ed eviterò quindi di parlare della delusione e frustrazione che ho provato in questi mesi. Tutto quello che ho da dire in merito è già contenuto nell'esposto che io ho presentato all'ordine dei giornalisti, nel quale non solo viene ricostruito correttamente l'accaduto, ma soprattutto sono spiegate le ragioni che hanno portato all'episodio, per il quale per altro mi sono già scusata con la giornalista Alessandra Lucchini”.

Non facciamo in tempo a finire di leggerlo che alla casella email della nostra redazione arriva un comunicato di fuoco dei consiglieri comunali del Movimento 5 Stelle. Il titolo ha dell’incredibile perché richiama la strage del Charlie Hebdo di Parigi da parte degli integralisti islamici: “Je Suis Alessandra”. Ve lo proponiamo integralmente:

“Je Suis Alessandra. Lo sappiamo l’incipit è forte. Disturbante. Provocatorio.
Riteniamo che sia necessario data la gravità dell’episodio.
Il fatto è tristemente noto. Alla giornalista Alessandra Lucchini è stato impedito di partecipare ad una conferenza stampa da parte di una rappresentante delle istituzioni, da parte di una assessore della nostra Giunta. 
Innanzitutto manifestiamo la nostra piena solidarietà alla Dott.ssa Lucchini. 
Ci dissociamo apertamente dal ponziopilatismo del Sindaco Dosi.
Condanniamo duramente l’azione dell’assessore. 
Riteniamo che alcune riflessioni sul fatto siano doverose.
Dove stiamo andando? Dove sta andando la politica? 
Da amministratori ci sgomenta l’arroganza di alcuni colleghi. Da cittadini ci spaventa la distanza che ormai ci separa dalla politica, ci spaventa questa deriva antidemocratica verso cui non solo al governo, ma, evidentemente, anche nelle istituzioni locali il PD sta scivolando.
Come uomini e donne ci avvilisce che questo attacco ad una donna sia stato perpetrato da un rappresentante delle istituzioni, nello specifico l'assessore con delega alle Pari Opportunità, ci mortifica che questa signora si sia sempre schierata, a parole, con le donne e per le donne e poi, nei fatti, ponga in essere nei confronti di una giornalista, di una donna, un “comportamento lesivo della dignità personale e professionale oltre che della libertà di stampa” come denunciato da un comunicato di ASER e da una nota dell’ordine dei giornalisti di Bologna.
Questo e altri episodi del genere, alcuni denunciati dallo stesso Comunicato dell’ Associazione Stampa Emilia Romagna, segnalano che il pericolo concreto e attuale oggi in Italia non è quello di attentati violenti ed eclatanti alla libertà di stampa e di espressione, come avvenuti in Francia e in Danimarca, il pericolo si cela fra lo strisciante e subdolo quotidiano svilimento del pluralismo e della libertà di informazione da parte di insospettabili rappresentanti delle istituzioni e l’indifferenza degli altri. 
Quindi oggi riteniamo necessario, in veste di amministratori e in quanto cittadini, chiedere al sindaco di ripensare le deleghe all'interno della giunta. Questa giunta sembra non trovare pace…
Mirta Quagliaroli, Barbara Tarquini e Andrea Gabbiani”.