Sono in arrivo a Piacenza 80 profughi, oltre a quelli già ospitati in città e provincia e la Prefettura corre ai ripari per fronteggiare l’emergenza. Ha prima inviato una nota ai gestori di strutture ricettive e alberghi per ottenere disponibilità all'accoglienza, mentre in questi giorni ha incontrato il vescovo, monsignor Gianni Ambrosio, per chiedere l’intervento delle parrocchie. Ora, seppur non contattata, anche la Comunità islamica piacentina si dice pronta a fare la propria parte.
A confermarlo il responsabile Arian Kajashi, che ai nostri microfoni si è detto “pronto a incontrare le istituzioni, sapendo che come comunità non abbiamo strutture di accoglienza. Però se possiamo dare una mano, in qualche modo, ci rendiamo disponibili”.
E se è vero che la comunità islamica piacentina non dispone di strutture di accoglienza, è vero anche che può contare su circa 20mila fedeli sul territorio provinciale, una rete di generosità che potrebbe essere utile per fronteggiare l’emergenza. D’accordo con questa visione lo stesso Kajashi: “Siamo disponibili a dare una mano, ci mancherebbe. Finora nessuno ci ha contattato, però ci farebbe piacere partecipare per dare una mano, sia per la questione profughi che in altre occasioni”.
Non è comunque una questione religiosa, ha voluto chiarire il responsabile della Comunità islamica, nonostante alcuni dei profughi sono di fede musulmana: “Dal punto di vista culturale, credo, il nostro contributo potrebbe essere importante, perché con alcuni di loro ci accomuna una medesima identità. Ma non facciamo differenze. Il nostro aiuto, se dovessero chiedercelo, sarebbe per tutti, senza distinzioni di credo”.