Ci siamo, finalmente ce l’abbiamo fatta. Si aprono i cancelli di Expo 2015, la manifestazione che porterà a Milano il mondo intero e lo coinvolgerà sul tema Nutrire il Pianeta, Energia per la Vita.
Si tratta, come abbiamo avuto modo di dire, di un’ occasione unica e probabilmente irripetibile: sicuramente né noi, né i nostri figli vedranno un’altra edizione di Expo in Italia.
Anche Piacenza è direttamente coinvolta, sia perché dista poco più di 50km da Milano, sia perché il nostro territorio può senz’altro dire la sua sul tema dell’ alimentazione e, perché no, può anche sfruttare l’ occasione per promuovere la propria produzione agroalimentare a una platea vastissima, stimata nel 94% della popolazione mondiale e distribuita in 145 paesi partecipanti.
PIACENZA PRIMOGENITA DI EXPO – Piacenza è stata tra le prime città italiane a credere in Expo. La vicinanza geografica, le affinità con Milano e il tema trattato hanno fatto si che l’ Esposizione fosse per la nostra città un’occasione da cogliere al volo, un’opportunità di sviluppo imperdibile.
L’ entusiasmo è stato bipartisan e l’ allora sindaco Roberto Reggi era a Parigi, vicino alla collega milanese Letizia Moratti, quando il 31 marzo 2008 il capoluogo lombardo venne proclamato città ospitante di Expo 2015, battendo la diretta concorrente, Smirne, per 86 voti contro i 65 andati alla città turca.
NON CHIAMATELA SOLTANTO FIERA – Expo non è una fiera, come molti l’ hanno definita per comodità, probabilmente semplificando il significato del termine esposizione.
Come scrive lo stesso sito ufficiale della manifestazione, Expo 2015 è un’ Esposizione Universale di natura non commerciale (dunque non è una fiera), organizzata dalla nazione che ha vinto una gara di candidatura e prevede la partecipazione di altre nazioni invitate tramite canali diplomatici dal Paese ospitante.
Expo 2015 rappresenta un luogo unico per il dialogo internazionale, per la diplomazia pubblica e per la cooperazione tra gli Stati. Nel corso dei secoli, le Esposizioni Universali, come scrive il sito di ufficiale dell’ Expo milanese, “hanno mantenuto il loro obiettivo educativo, ma progressivamente sono riuscite a porre sempre di più l’attenzione sulle preoccupazioni della comunità internazionale in epoche diverse”.
Tuttavia le Esposizioni Universali hanno modificato nel corso del tempo il loro scopo: da occasioni per promuovere nuove invenzioni e scoperte o per regalare alla città ospitante un nuovo simbolo (come la Tour Eiffel per l’ Expo parigino del 1889), sono diventate opportunità per discutere di temi importanti come l’ alimentazione o la salute, che era il tema scelto da Smirne per il suo Expo.
Tra l’ altro la città turca ha riproposto nuovamente la sua candidatura per Expo 2020 ma è stata nuovamente sconfitta da Dubai, prossima sede designata ad ospitare l’ Esposizione Universale.
UN PO’ DI STORIA – Si parte nel 1851: la prima Esposizione Universale viene organizzata a Londra e vi prendono parte 25 paesi, compresi il Granducato di Toscana e il Regno di Sardegna.
Le successive edizioni sono caratterizzate da un passaggio di testimone tra Londra e Parigi: la seconda edizione si svolge in Francia nel 1855 con 34 paesi partecipanti per tornare a Londra nel 1862 ed attraversare nuovamente la manica cinque anni dopo, nel 1867.
C’è un precedente Expo milanese ed è datato 1906. In quell’ occasione venne presentata un’ invenzione rivoluzionaria: il condizionatore d’aria. E se questa del 2015 è la seconda edizione ospitata da Milano, Parigi ne detiene il record: sono ben sei le esposizioni ospitate, l’ ultima delle quali nel 1937.
UN PO’ DI CURIOSITA’ – Le edizioni dell’ Esposizione Universale susseguitesi nel tempo, hanno tenuto a battesimo una o più invenzioni destinate a rivoluzionare il mondo. Molte di queste le ritroviamo ancora oggi, come il metodo per vulcanizzare la gomma, presentato nel 1851 da “un tale” di nome Charles Goodyear.
La prima lavatrice domestica e la prima macchina per cucire Singer invece sono state presentate nel 1855; l’ ascensore, lo scafandro da palombaro e il cemento armato fanno la loro comparsa nel 1867 mentre 9 anni dopo, nel 1876 a Philadelphia vengono tenuti a battesimo il telegrafo di Edison, la macchina per scrivere e il telefono di Graham Bell la cui paternità sull’ invenzione è contesa con il nostro Antonio Meucci.
Nel 1900 Parigi stupisce il mondo con l’ invenzione dei fratelli Lumiere: ecco a voi il cinematografo.
Oltre alle diverse invenzioni ci sono però anche opere che sono state lasciate in eredità da Expo come la già citata Tour Eiffel, costruita per l’ edizione del 1889 oppure il traforo del Sempione, orgoglio di Expo Milano 1906, con cui è stato possibile collegare direttamente Milano e Parigi via ferrovia.
Ci sono, infine, opere che dovevano servire per un’edizione dell’ Esposizione Universale, sono state costruite e poi sono state utilizzate dalla città. E’ il caso di Roma: la Capitale doveva ospitare l’ Esposizione nel 1942 e per questo venne creato il quartiere EUR che significa appunto Esposizione Universale Romana. A causa della guerra, quell’ Esposizione non ebbe luogo ma i manufatti sono comunque rimasti.
Ultime “chicche”: l’ edizione londinese del 1862 si potè fregiare di un inno composto da Giuseppe Verdi, intitolato “L’ Inno delle Nazioni” mentre nel 1937 Pablo Picasso abbellisce il padiglione spagnolo dell’ Esposizione di Parigi con quella che probabilmente è la sua opera più nota: Guernica.
L’ AVANZAMENTO DEI LAVORI – Diciamolo subito: chi andrà il primo maggio a Expo non vedrà il vero volto di Expo perché ancora il 60% dei lavori circa non è stato completato. Alcuni spazi dello stesso Padiglione Italia non sono finiti ma invece lo sarà Piazzetta Piacenza, lo spazio dedicato al nostro territorio, la cui inaugurazione è fissata per il pomeriggio del 3 maggio.
Anche alcune opere viarie e di accesso devono ancora essere completate ma d’altronde il BIE (Bureau International des Expositions), l’ organismo che sovrintende dal 1935 l’ organizzazione delle Esposizioni Universali, non ha fissato come deadline, come paletto rigido, la data del primo maggio come termine ultimo per la fine dei lavori.
LA PRESENZA PIACENTINA A EXPO 2015 – Come abbiamo già detto, a Piacenza spetta in qualche modo una sorta di primogenitura per aver creduto all’ opportunità di Expo.
Già il 1 marzo 2010 è stato sottoscritto un primo protocollo a Palazzo Marino, sede del Comune di Milano, riguardante la partecipazione piacentina a Expo. L’allora presidente della Provincia, Massimo Trespidi ha siglato il documento che ha sancito la tessitura di una rete di rapporti istituzionali che si è sempre più infittita e si è concretizzata con la creazione dell’ ATS (Associazione Temporanea di Scopo) “Piacenza per Expo 2015”, guidata da Silvio Ferrari di cui fanno parte istituzioni pubbliche, enti, istituti bancari, organizzazioni economiche e Università, ciascuno con la propria competenza ma insieme, uniti, per promuovere le eccellenze del territorio e renderlo più attrattivo a livello nazionale e internazionale, beneficiando di una vetrina senza precedenti.
Piazzetta Piacenza sarà il cuore della presenza piacentina a Expo e sarà sormontata da una grande zolla, un cubo, fatto di terra, che contiene realmente il terreno delle nostre valli.