Non si spegne la polemica sull'Asp e sulla delibera comunale "passata" l'altro giorno in Consiglio per il rotto della cuffia, con la maggioranza che ha rischiato di non avere i numeri e l'astensione provvidenziale (ai fini dell'approvazione) di tre consiglieri di minoranza. Una situazione critica in termini politici che ha fatto registrare il no del consigliere del Pd Perrucci e dei moderati Rocchi e Colla. Stiamo parlando dell'internalizzazione dei servizi per gli anziani della casa di riposo piacentina Vittorio Emanuele, ora diventati di nuovo totalmente pubblici (con la gestione dell'Asp, azienda comunale) dopo un periodo di commistione pubblico-privato per la presenza dell''Ati formata dalle coop Aurora Domus e Coopselios. Sulla questione si esprime in una lunga nota Samuele Raggi dell'Italia dei Valori che esprime il suo sostegno a sindaco e Giunta tacciando di strumentalismo la guerra fatta da una parte della maggioranza ai suoi stessi compagni di coalizione e di partito. Una guerra intestina, secondo Raggi, che segna l'acuirsi dello scontro – tutto interno al Pd – tra maggioranza renziana e minoranza. Il tutto, secondo Raggi, a danno dei piacentini. Di seguito pubblichiamo integralmente la sua analisi.
Gli sciami polemici che hanno accompagnato e continuano ad accompagnare il dibattito sulla gestione dell'ASP offuscano il merito della questione e pospongono l'interesse dei cittadini e degli utenti rispetto a quello delle cooperative o di partito, laddove il tema molto ideologico internalizzazione si o no pare mirato a salvaguardare interessi più di parte che generali
Solo marginalmente si è affrontato il merito e cioè che il Comune, socio di maggioranza che intende sostenere l'equilibrio finanziario e lo sviluppo dell'ASP, non ha fatto altro che raccogliere l’allarme per la tenuta dei conti dell’azienda, si è assunto l'impegno di verificare la situazione, ha concordato con l'amministratore le decisioni necessarie dopo aver esaminato uno studio puntuale sulle criticità di funzionamento dei servizi; studio la cui ripetizione sarebbe stata inutilmente costosa per le casse pubbliche.
Altri allarmismi e perplessità appaiono strumentali. E' sacrosanta la difesa dei diritti dei lavoratori, ma i primi a soffrire la situazione attuale, a rendersi conto di come funziona il servizio sono proprio loro, i primi a sapere che l'internalizzazione è la soluzione migliore. Fomentare timori certamente non aiuta nè i lavoratori nè l'azienda e fa perdere credibilità.
I toni eccessivamente aspri sarebbero, a questo punto, francamente esagerati se riguardassero solo il merito delle decisioni assunte. In realtà le polemiche celano un malessere più profondo in cui l'ASP è solo un pretesto, così come pretestuose sono parse, all'evidenza, le motivazioni con cui esponenti della maggioranza hanno respinto il provvedimento senza accompagnare la critica con proposte alternative concretamente sostenibili.
Quella che si sta consumando sull'ASP, in realtà, sembra essere solo l'inizio della guerra che a livello locale la minoranza dem, con il più o meno consapevole supporto di qualche altro consigliere, ha dichiarato alla maggioranza renziana. Probabilmente non una guerra vera e propria ma una strategia di logoramento del sindaco e della giunta nel tentativo di riprendere prima o poi il controllo della “ditta”. Il tentativo è quello di indebolire progressivamente l'Amministrazione mettendola in difficoltà su provvedimenti sensibili e centrali dell'azione di governo secondo un preciso ordine nazionale di scuderia (declinato in salsa locale) di chi non si rassegna al ruolo di “figurante”.
Il cupio dissolvi, ovvero il desiderio di dissoluzione che sembra ossessionare e orientare le mosse di qualcuno è riconducibile all'antico male oscuro del centrosinistra, quella litigiosità che un tempo presiedeva ai rapporti tra quercia e cespugli e che ora, dopo il radicale diserbo operato dal PD, si è trasferita al proprio interno. Con le conseguenze non solo potenziali che dovrebbero essere note almeno ai più anziani.
Se e in che misura questo atteggiamento potrà produrre una controffensiva della maggioranza PD non è dato sapere, difficilmente però potrà interessare a quei cittadini che dalla politica, soprattutto da quando si è trasformata in mera lotta di potere, si attendono sempre meno; certamente non interessa a chi, come il sottoscritto, ha fatto di Piacenza il proprio partito e solo alle reali esigenze dei piacentini ritiene di dover prestare attenzione, sostenendo l'azione di sindaco e giunta che, nell'attuale deserto di idee, sono gli unici credibili presidi di residuale elaborazione e sintesi politica.
Per rispondere adeguatamente alle esigenze dei piacentini nella seconda metà del mandato è necessario rinunciare a coinvolgere le Istituzioni nei regolamenti di conti interni ed auspicabile che si superi la confusione prodotta dalle polemiche, si ricreino le condizioni per condividere un metodo di lavoro e saldare le forze, sapendo cogliere anche quei segnali di disponibilità al dialogo offerti con grande senso di responsabilità e maturità da una parte dell'opposizione consiliare che – fermo il ruolo di controllo e di impulso, oltre che di proposta – intende contribuire al bene dei cittadini.
Gli sciami polemici che hanno accompagnato e continuano ad accompagnare il dibattito sulla gestione dell'ASP offuscano il merito della questione e pospongono l'interesse dei cittadini e degli utenti rispetto a quello delle cooperative o di partito, laddove il tema molto ideologico internalizzazione si o no pare mirato a salvaguardare interessi più di parte che generali.
Solo marginalmente si è affrontato il merito e cioè che il Comune, socio di maggioranza che intende sostenere l'equilibrio finanziario e lo sviluppo dell'ASP, non ha fatto altro che raccogliere l’allarme per la tenuta dei conti dell’azienda, si è assunto l'impegno di verificare la situazione, ha concordato con l'amministratore le decisioni necessarie dopo aver esaminato uno studio puntuale sulle criticità di funzionamento dei servizi; studio la cui ripetizione sarebbe stata inutilmente costosa per le casse pubbliche.
Altri allarmismi e perplessità appaiono strumentali. E' sacrosanta la difesa dei diritti dei lavoratori, ma i primi a soffrire la situazione attuale, a rendersi conto di come funziona il servizio sono proprio loro, i primi a sapere che l'internalizzazione è la soluzione migliore. Fomentare timori certamente non aiuta nè i lavoratori nè l'azienda e fa perdere credibilità.
I toni eccessivamente aspri sarebbero, a questo punto, francamente esagerati se riguardassero solo il merito delle decisioni assunte. In realtà le polemiche celano un malessere più profondo in cui l'ASP è solo un pretesto, così come pretestuose sono parse, all'evidenza, le motivazioni con cui esponenti della maggioranza hanno respinto il provvedimento senza accompagnare la critica con proposte alternative concretamente sostenibili.
Quella che si sta consumando sull'ASP, in realtà, sembra essere solo l'inizio della guerra che a livello locale la minoranza dem, con il più o meno consapevole supporto di qualche altro consigliere, ha dichiarato alla maggioranza renziana. Probabilmente non una guerra vera e propria ma una strategia di logoramento del sindaco e della giunta nel tentativo di riprendere prima o poi il controllo della “ditta”. Il tentativo è quello di indebolire progressivamente l'Amministrazione mettendola in difficoltà su provvedimenti sensibili e centrali dell'azione di governo secondo un preciso ordine nazionale di scuderia (declinato in salsa locale) di chi non si rassegna al ruolo di “figurante”.
Il cupio dissolvi, ovvero il desiderio di dissoluzione che sembra ossessionare e orientare le mosse di qualcuno è riconducibile all'antico male oscuro del centrosinistra, quella litigiosità che un tempo presiedeva ai rapporti tra quercia e cespugli e che ora, dopo il radicale diserbo operato dal PD, si è trasferita al proprio interno. Con le conseguenze non solo potenziali che dovrebbero essere note almeno ai più anziani.
Se e in che misura questo atteggiamento potrà produrre una controffensiva della maggioranza PD non è dato sapere, difficilmente però potrà interessare a quei cittadini che dalla politica, soprattutto da quando si è trasformata in mera lotta di potere, si attendono sempre meno; certamente non interessa a chi, come il sottoscritto, ha fatto di Piacenza il proprio partito e solo alle reali esigenze dei piacentini ritiene di dover prestare attenzione, sostenendo l'azione di sindaco e giunta che, nell'attuale deserto di idee, sono gli unici credibili presidi di residuale elaborazione e sintesi politica.
Per rispondere adeguatamente alle esigenze dei piacentini nella seconda metà del mandato è necessario rinunciare a coinvolgere le Istituzioni nei regolamenti di conti interni ed auspicabile che si superi la confusione prodotta dalle polemiche, si ricreino le condizioni per condividere un metodo di lavoro e saldare le forze, sapendo cogliere anche quei segnali di disponibilità al dialogo offerti con grande senso di responsabilità e maturità da una parte dell'opposizione consiliare che – fermo il ruolo di controllo e di impulso, oltre che di proposta – intende contribuire al bene dei cittadini.
Samuele Raggi (Idv)