Sette anni di reclusione per tentata violenza sessuale e atti persecutori durati più di un anno. E’ la richiesta formulata dal pubblico ministero Emilio Pisante nell’ambito del processo a carico di un macedone 25enne arrestato dai carabinieri lo scorso ottobre in flagranza di reato. A quanto pare il giovane si era invaghito di una giovane siciliana, 28 anni, residente a Piacenza e dopo un breve rapporto di amicizia la situazione è degenerata. Appostamenti sotto casa, telefonate a ogni ora, messaggi ripetuti. E soprattutto sesso: oltre un anno rapporti completi ai quali la giovane donna si sarebbe dovuta prestare, a volte anche sotto la minaccia di un coltello. Questo è quanto ha raccontato la 28enne ai carabinieri della stazione di Piacenza Levante che hanno fatto scattare l’indagine coordinata dal sostituto procuratore Pisante e culminata, sempre in fase investigativa, in un intervento che a quanto pare si è rivelato determinante: lo scorso ottobre, dopo averlo annunciato telefonicamente, il giovane macedone si è presentato a casa della ragazza e non appena entrato pare che le si sia scagliato addosso con l’intento di violentarla. Per sua sfortuna, però, i militari dell’Arma erano appostati dentro casa e l’hanno arrestato. Ora dunque il processo nel quale lo straniero – che vive regolarmente nel Piacentino, dove è ben inserito e ha un lavoro stabile – deve rispondere di quattro capi di imputazione: violenza sessuale protratta per un anno, tentata violenza sessuale (con riferimento al giorno dell’arresto), violazione di domicilio e minaccia aggravata dall’uso delle armi. Il pm in udienza ha chiesto sette anni di reclusione per tre dei capi, chiedendo l’assoluzione per la violazione di domicilio. “Sono fermamente convinto dell’innocenza del mio assistito” si è limitato a dichiarare, in questa fase, l’avvocato Matteo Dameli che difende l’imputato e che terrà la sua arringa nel corso della prossima udienza già fissata per il 14 aprile, giorno in cui è prevista anche la sentenza.