Omicidio di Quarto, lite fatale scatenata dall’orario di rientro del marito

Era tornato tardi giovedì sera e la moglie pare che avesse iniziato a chiedergli il perché. Domande tipo “dove sei stato?”, “cosa hai fatto?”. Domande normali in una coppia, piccole tensioni, cose da poco. A meno che queste domande, queste tensioni si inseriscano in un contesto fatto di tensioni ben più grandi, radicate, profonde. Sarebbe questo il motivo che giovedì notte ha scatenato la furia di Giovanni Mutti, imprenditore piacentino di 64 anni, poi assassinato dalla moglie Angela Lanza, 62, nella loro villa da mille e una notte a Quarto di Gossolengo. Una richiesta di spiegazioni da parte della moglie che avrebbe mandato su tutte le furie il marito, tant’è che sarebbe arrivato ad afferrarla per il collo tentando di strangolarla.

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Sarebbe questa la versione fornita dalla donna che ora si trova iscritta nel registro degli indagati con l’accusa di omicidio volontario benché già dalle prime ore il pm Antonio Colonna, che coordina il lavoro dei poliziotti della Mobile, ha deciso di non applicare alcuna misura restrittiva; niente carcere o domiciliari dunque ma “solo” l’iscrizione (doverosa) nel registro degli indagati. Anche perché è stata proprio la donna a confessare il delitto: una sola coltellata inferta al petto, appena sotto la clavicola del marito; sufficiente a recidergli un’arteria e farlo morire dissanguato. Una coltellata fatale, dunque, e poi lo shock e la telefonata con la richiesta di soccorso.

Ora, poco a poco, stanno trapelando i dettagli di un’indagine che non deve certo portare all’individuazione di un colpevole (c’è già) ma che, al contrario, deve scavare nella vita e nelle abitudini di una famiglia segnata, a quanto pare, da un rapporto burrascoso per chiarirne le dinamiche e capire, dunque, il perché di un finale così tragico. Rapporto burrascoso e contradditorio, peraltro. Stando alla testimonianza della governante Noemi – origini boliviane ma cittadina italiana – Giovanni Mutti e la sua signora, Angela Lanza, non litigavano quasi mai in casa, “erano normali, tranquilli”. Basti pensare che a San Valentino, poco più di un mese fa, lui avrebbe regalato un mazzo di rose rosse alla moglie. Rose rosse per la festa degli innamorati.

Eppure si dice anche che i due coniugi dormissero separati da anni e che la donna tenesse un coltello nel comodino per paura del marito; il quale, sempre stando a quanto si sta apprendendo, non fosse nuovo ad aggressioni nei confronti della moglie. Intanto già domani o dopodomani dovrebbe arrivare dalla Procura il nullaosta al seppellimento della salma e in queste ore sono stati effettuati altri esami medico legali sulla donna e in particolare per capire se i segni trovati sul collo dell’indagata siano compatibili con il suo racconto: il marito avrebbe tentato di strangolarla.