Ultime date per “Piacenza Suona Jazz” la ricca rassegna itinerante organizzata dall’Associazione culturale Piacenza Jazz Club in collaborazione con i locali del territorio, che vede il supporto della Fondazione di Piacenza e Vigevano e il patrocinio del Comune di Piacenza e che fa da egregio prologo al Piacenza Jazz Fest 2015. L’ingresso è gratuito, serve la tessera del Piacenza Jazz Club o ANSPI.
Domenica 29 marzo Piacenza Suona Jazz mette concerto del batterista Vladimir Kostadinovic, che si esibirà alle ore 21.15 con il suo quartetto al Milestone, la sede del Piacenza Jazz Club in via Emilia Parmense 27.
Vladimir Kostadinovic è batterista, compositore e arrangiatore e ha suonato e inciso con musicisti del calibro di Danny Grissett, Antonio Farao, Jimmy Green e molti altri protagonisti della scena jazz internazionale. Di origine serba, ha iniziato la sua formazione musicale all’età di sette anni con la fisarmonica classica. L’amore per la batteria è arrivato a undici anni, quando gli è stato regalato il suo primo tamburo, seguito poi da tutto il set della batteria. Attivo prima in Patria, poi alla scuola di Jazz a Graz in Austria, dove ha collaborato con musicisti italiani, infine il salto negli Stati Uniti, da dove ritorna con il suo primo CD del 2009 dal titolo “Course of Events”, inciso a New York. Con questa incisione Kostadinovic si è fatto conoscere, non solo nella “grande mela”, ma anche in Italia, Francia e Germania, lavorando con musicisti di rilievo, come Antonio Farao, Benny Golson, Peter King, Chris Potter, Till Bronner, Benito Gonzales, Vicente Archer, Danny Grissett, Jonathan Powell, Kiyoshi Kitagawa, Andy Middleton, Kevin Glasgow, Paul Kirby, Jimmy Greene, Matt Brewer, Rob Bargad, Dusko Gojkovic, Fritz Pauer, Oliver Kent, Harry Sokal, Herwig Gradischig, Chris Jefferson, Eddi Palermo e molti altri.
Vladimir si è da subito distinto per la sua versatilità e per un ottimo adattamento a situazioni musicali disparate; difatti ha lavorato spesso come sideman, ma ha sempre avuto un occhio di riguardo per i progetti musicali a suo nome. Il suo primo quartetto vedeva in formazione Jimmy Greene, Danny Grissett e Matt Brewer. Kostadinovic ha suonato in numerosi contesti, dai club newyorkesi a prestigiosi festival jazz mondiali negli Stati Uniti, Cuba, Scozia, Germania, Olanda, Francia, Svizzera, Austria, Italia, Slovacchia, Serbia, Slovenia e Croazia.
Domenica 29 marzo al Milestone porterà un quartetto formato inoltre da Tivon Pennicott al sax tenore, Marko Churchetz al pianoforte e Joe Sanders al contrabbasso.
Martedì 31 marzo alle ore 21.30 al Dubliners Irish Pub si esibirà il “Nicolini Jazz Trio”, costituito da studenti di livello avanzato del dipartimento di Jazz, come il pianista cremasco Francesco Orio (già vincitore con il gruppo “3 al bot” alla scorsa edizione del Concorso Bettinardi), il contrabbassista Enzo Frassi (da diversi anni sulla scena jazzistica italiana) e il batterista Davide Moretti. A questo trio “studentesco” si unirà una giovanissima promessa del sax tenore, proveniente dalla provincia di Palermo, il 23enne Francesco Patti.
Che i conservatori italiani da ormai diversi anni si siano “aperti” a generi musicali diversi alla musica classica è una bella notizia, significa apertura verso l’Oggi e apertura culturale in genere. Purtroppo, come spesso accade in Italia, di tempo ce n’è voluto. Ricordiamo le prime “incursioni jazz” ad opera del compianto Giorgio Gaslini al Verdi di Milano negli anni Settanta. Oggi anche il Conservatorio di Piacenza ha il suo dipartimento di Musica Jazz, con il pianista Umberto Petrin come docente principale affiancato da un bel parterre di docenti qualificati come Stefano Bagnoli per batteria, Paolino Dalla Porta per contrabbasso, Riccardo Fioravanti per basso elettrico, Gianni Azzali per Armonia e Composizione e altri. Insomma, finalmente un vero percorso alternativo alla Classica (in alcuni Conservatori è stato attivato il percorso di Musica Pop!).
Nel corso della serata al Dubliners, verranno affrontati certamente gli standard più famosi del Jazz, “linguaggio” comune a tutti gli studenti del mondo che si avvicinano alla musica afroamericana, ma si potranno ascoltare anche alcune composizioni originali, create durante il percorso di studi al Conservatorio “G. Nicolini”, al quale va certamente il merito di formare musicisti (oggi) anche di musica Jazz.
Ultima tappa di questa maratona il 3 aprile al Sound Bonico, in via Ragazzi del Novantanove a San Bonico. Per il gran finale sul palco del circolo Arci suoneranno, alle ore 22:00, due band: i “Junkfood Quartet” e i “Kings of Fire”. L’ingresso alla serata è gratuito, con tessera ARCI.
Lo sforzo dell’organizzazione, premiato dall’apprezzamento del pubblico accorso numeroso, tra l’associazione Piacenza Jazz Club e i gestori dei locali e circoli coinvolti nella rassegna, è stato reso possibile grazie al sostegno della Fondazione di Piacenza e Vigevano. La rassegna si fregia inoltre del patrocinio del Comune di Piacenza.
Junkfood 4tet, già vincitori, nel 2009, del Concorso Nazionale "Chicco Bettinardi" promosso dal Piacenza Jazz Club e protagonisti, in quel periodo, di una sulfurea sessione di registrazioni ai Giardini Sonori di Piacenza, sono sbarcati nel 2014 sul prestigioso palco del Primavera Sound di Barcellona e con l'ultimo album, "Cold summer of the dead", registrato da Tommaso Colliva (Muse, Afterhours, Calibro 35), dimostrano di saper tenere saldamente i fili della trama, instaurando un lavoro che va apprezzato nell’insieme, ovvero nel fluire dei momenti e nello scontro tra i moti che governano questo obliquo viaggio nelle tenebre. Un diamante nero. Tra le esperienze più curiose e interessanti in cui i componenti del gruppo si sono cimentati, si ricordano le collaborazioni con artisti come Yuppie Flu, Mariposa, Calibro 35 e Wu Ming, la selezione da parte del pianista Stefano Battaglia per il suo laboratorio di ricerca musicale a Siena Jazz e la vittoria del Faenza Music Award per la realizzazione della colonna sonora del film "Dementia" (1955) del regista americano John Parker. Il gruppo è formato da Paolo Raineri alla tromba e flicorno, Michelangelo Vanni alla chitarra, Simone Calderoni al basso e Simone Cavina alla batteria.
Il secondo set della serata prevede il concerto dei “Kings of Fire”, quattro musicisti che hanno fatto percorsi diversi, passando dal Jazz al Rock alternativo all’elettronica e però s’incontrano sul terreno comune del Jazz contemporaneo e dell’improvvisazione. Nasce così un sound energico, a tratti anche crudo, che tende sempre a mantenere tutta la vitalità e il calore del Jazz.
Questa è la formula del quartetto guidato dal batterista e compositore Jacopo Pierazzuoli e che vede Gabriele Boggio Ferraris al vibrafono, Francesco Chiapperini a sax alto e clarinetto basso e Carlotta Limonta a voce ed effetti.
Pierazzuoli, milanese classe 1984, è un musicista prolifico e poliedrico, all'opera anche in altri tre progetti accomunati dall'urgenza di abbattere gli steccati tra i generi (Morkobot, Obake, When You Know). Ha tenuto a battesimo i Kings Of Fire presentando nel 2013 al Blue Note l'album "Almost Jazz", uscito per Dodicilune Edizioni, che vanta la presenza di Achille Succi al sax alto e clarinetto basso e Silvia Bolognesi al contrabbasso. Il cammino intrapreso con quel lavoro (miglior disco, miglior band e miglior nuovo artista ai Jazz It Award 2013) prosegue oggi con una formazione pronta a stupire per il suo equilibrio tra rigore formale e freschezza d'intenti.