Ecce Homo all’Expo, Sforza: “Spiace per Sgarbi, ma non c’erano le garanzie”

 “Non portare l’Ecce Homo all’Expo 2015 è stata un’occasione persa”. Ne è convinto Corrado Sforza Fogliani, che si è espresso in merito a margine del convegno di Confedilizia, dove ha idealmente passato il testimone di presidente, dopo 25 anni, a Giorgio Spaziani Testa. 
Era stato proprio lui, infatti, a proporre a Vittorio Sgarbi, ambasciatore delle Belle arti della fiera milanese, il prestito di alcuni capolavori custoditi nelle gallerie di Piacenza, tra i quali la perla della collezione artistica del Collegio Alberoni dipinto da Antonello da Messina. E dopo la querelle che si è innescata, l'avvocato non ha mancato di criticare il modo in cui si sono svolte le modalità per portare l'opera all'Expo.   

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Il prezioso capolavoro, tra i più intensi e drammatici di uno dei maggiori artisti della pittura occidentale, sarebbe dovuto essere collocato all’interno del padiglione voluto dall’imprenditore Oscar Farinetti patron di Eataly e dal gastronomo Carlo Petrini fondatore di Slow Food. Niente da fare, perché il presidente dell’Opera Pia, Giorgio Braghieri, ha motivato il diniego del prestito a causa delle “difficoltà riscontrate nell’ottenere corrette e tempestive risposte ai nostri quesiti e alle informazioni richieste”. 
Giustificazioni che non sono piaciute al noto critico d’arte e mattatore dell tv, che ha così avviato una vera e propria campagna per denunciare, da par suo, il “sequestro di un’opera d’arte che non appartiane al Collegio Alberoni ma all’umanità”

Al di là della querelle, a ristabilire un po’ di buon senso ci hanno pensato le parole di Sforza Fogliani che, però, non hanno negato un certo rammarico per l’occasione persa: “Ho cercato di promuovere l’Ecce Homo che, in effetti, pochi piacentini sanno essere all’Alberoni, figuriamoci gli italiani. Il resto lo ha fatto il delegato di Sgarbi alla trattativa, che ha inviato lettere giudicate anche da me inconsistenti. Quindi, la conclusione è stata logica: se per un’opera come quella non si danno garanzie di collocazione e di esposizione, è giusto che la risposta sia stata negativa”.

Ma, nonostante i fiumi di inchiostro sull’argomento, ha ammesso che è stata un’occasione persa: “Certamente, sarebbe stato il modo di far sentire che Piacenza ama il suo Ecce Homo e lo rende disponibile e fruibile nell’interesse proprio. E’ stata una querelle che poteva essere interpretata in segno  positivo per far conoscere dove era custodito il capolavoro, visto che Sgarbi partecipa a programmi televisivi ogni giorno. Così abbiamo perso sia la prima che la seconda occasione”. 

Discorso diverso, invece, per quanto riguarda il dipinto promesso dalla Ricci Oddi. Se è vero che Eugenio Gazzola, consigliere del cda della galleria d'arte moderna, aveva proposto di ritirare il prestito del dipinto “Alba domenicale” di Gaetano Previati per il quale era già stato dato il via libera, in solidarietà alla decisione del Collegio Alberoni, alla fine il dipinto sarà comunque prestato: “Alla Ricci Oddi, dove sono parte come consigliere di amministrazione – ha precisato Sforza Fogliani -, sono state date garanzie e certezze in relazione all’opera e quindi è stata concessa“.