"Gli appalti sono il nostro lavoro, i diritti non sono in appalto" questo lo slogan della raccolta firme per la proposta di legge di iniziativa popolare avanzata dalla Cgil su 'Garanzia dei trattamenti dei lavoratori/lavoratrici impiegati nelle filiere degli appalti pubblici e privati, contrasto alle pratiche di concorrenza sleale tra imprese e tutela dell'occupazione nei cambi di appalto'. Un testo la cui stesura ha visto il coinvolgimento delle categorie più direttamente interessate, il contributo dell'Ufficio Giuridico Cgil e la partecipazione dell'associazione Libera che a anni si batte contro le infiltrazioni mafiose. La proposta di legge è stata presentata questa mattina, venerdì 13 marzo, alla Camera del Lavoro: presenti il vicesindaco di Piacenza, Francesco Timpano, la portavoce di Libera Piacenza, Antonella Liotti, il segretario della Camera del Lavoro Gianluca Zilocchi, il segretario regionale Filt Cgil Michele De Rose e il segretario nazionale Cgil, Franco Martini.
Una iniziativa che, spiega Franco Martini segretario nazionale del sindacato “è parte integrante di una strategia di lotta al precariato, uno degli assi centrali della politica contrattuale e per lo sviluppo”, e attraverso la quale la Cgil intende allineare la legislazione italiana alle direttive europee in materia di appalti. “Lo scopo – spiega la Cgil – è di ripristinare una piena garanzia di trattamenti dei lavoratori, attraverso la responsabilità in solido del committente, modificando, quindi, la norma della Fornero che era intervenuta negativamente”.
La tutela dei trattamenti retributivi e previdenziali dei lavoratori attraverso la responsabilità in solido, il contrasto all'illegalità e alle infiltrazioni malavitose, il contrasto al massimo ribasso e la reintroduzione del rispetto della clausola sociale nei campi di appalto, l'esclusione dalle procedure di appalto delle imprese che abbiano violato gli obblighi contrattuali: questi in sintesi gli obiettivi contenuti nel testo della proposta di legge.
Il tutto nella consapevolezza che il punto principale rimane la “frontiera della legalità e della lotta alla penetrazione malavitosa nell’economia”. Anche per questo, il lavoro della Cgil sugli appalti è parte della campagna che il sindacato guidato da Susanna Camusso ha lanciato sulla legalità 'Legalità: una svolta per tutte'.
Un momento di riflessione, di denuncia e soprattutto di proposta. Importanti spunti sono arrivati anche dalla platea, tra cui quelli dell'assessore al bilancio e agli appalti del Comune di Piacenza, Luigi Gazzola (“ho firmato convintamente la proposta Cgil sugli appalti”) e di Maurizio Mori (Slc Cgil), Claudio Malacalza (Cgil Piacenza), Ivo Bussacchini, segretario organizzativo Cgil, Marco Efori (Fillea).
APPALTI, CROCEVIA DELLA MALAVITA E DEL “MALALAVORO”
La proposta di legge della Cgil al centro del dibattito propone, tra le cose, il reintegro della “clausola di solidarietà” tra un appalto e l'altro, che garantisce diritti, salario e inquadramento ai lavoratori nei casi di cambio di appalto. Ma la proposta della Cgil (è possibile firmare in diversi Comuni della provincia e in Camera del Lavoro) vuole raggiungere un altro importante obiettivo.
ZILOCCHI: “Il “massimo ribasso” è la porta d'ingresso della malavita negli appalti e quindi nell'economia, è un sistema che va rivisto con la creazione delle “white list”. Solo con dei disincentivi che segnalino i soggetti che applicano contratti capestro e non rispettano i diritti si può tenere fuori dalla porta la 'ndrangheta” ha detto Zilocchi alla platea della sala Nelson Mandela.
“L'appalto è una forma appetibile per riciclare del denaro sporco, nelle 1300 pagine dell'inchiesta Aemilia, i magistrati scrivono che a Piacenza si è “individuata una presenza strategica di tutte le organizzazioni criminali presenti nel nostro paese. C’è un patto federativo fra 'ndrangheta, camorra e mafia: chi fa che cosa, quali sono i limiti ed i confini. La Manna, Grandi Aracri; estorsioni, usura, edilizia pubblica e privata, acquisizioni immobiliari. Sono qui e operano nella nostra economia. Quando eravamo fuori dai cancelli della TNT insieme ai Cobas, a prenderci fischi ma anche qualche applauso quando si sono mobilitati 400 lavoratori con buste paghe a zero e 1800 euro pagati in contanti pagati da persone che adesso sono in galera, da allora qualcosa a Piacenza si è fatto. In provincia, amministratori intelligenti, la direzione provinciale del Lavoro e il sindacato in modo unitario hanno prodotto un protocollo su logistica e facchinaggio che ha inserito “tariffe della legalità”. Sotto i 15,50 euro all’ora sei automaticamente inserito nelle liste delle ispezioni”.
MALACALZA: “Abbiamo imprese troppo piccole, questo non aiuta la competitività e quindi l'applicazione dei contratti regolari. Così facendo prestiamo il fianco alla malavita nei rami d'azienda non strategici, quelli che si danno in appalto”.
LIOTTI: “CON LA MAFIA SI VA AVANTI, CON LO STATO SI CHIUDE? NON PUO' PASSARE QUESTO MESSAGGIO” – QUASI 500 BENI SEQUESTRATI IN EMILIA-ROMAGNA
Libera, per voce della referente Liotti, ha ripercorso le fasi dell'inchiesta Aemilia. “Ci dissero anni fa: a Piacenza, in Emilia non avete bisogno di un osservatorio, ma di una direzione investigativa antimafia. Dopo un percorso portato avanti in Regione anche dall'ex consigliere Marco Carini ora c'è la Dia. Oggi è giusto fare un bilancio, da allora ad oggi: innanzitutto un mito da sfatare: la mafia al nord è imprenditoriale, non ha lupara e coppola. E' un errore gravissimo – ha detto Liotti – considerare che il mafioso è un imprenditore che investe in economia, allora saremmo tutti utilizzatori finali a nostra insaputa? Non è possibile. Perché la criminalità è arrivata a Piacenza? Perché non sanno riconoscerci, dicono”. Dall'agosto 2013 al luglio 2014, sono stati sequestrati in Emilia-Romagna 448 beni, tanti beni aziendali. “Non facciamo fermare queste aziende tolte alla malavita – ha esortato Liotti – i lavoratori non c'entrano nulla. Non facciamo passare il messaggio che con la mafia si andava avanti e con lo Stato si chiude”.
DE ROSE: LOGISTICA VALE 7% PIL, ANCHE A PIACENZA LO SPORTELLO FILT CGIL “INFILTRAZIONI LEGALI”
“La logistica in Italia vale il 7% del Pil nazionale, 100mld di fatturato e 1mln persone impiegate, potrebbe essere un volano. A Piacenza 1.141 imprese, 86% nei trasporti e il 13% nel magazzinaggio. La metà dei lavoratori è collocata nei 5 poli logistici della provincia: 8.300 addetti di cui 3.100 nei magazzini. Non c'è un settore con questa portata. Dalle inchieste emerge un salto di qualità della 'ndrangheta, non infiltrazioni ma un sistema collaudato di malaffare. La magistratura lo dice: sono diventati un pezzo di sistema. In questo settore è più facile: basta avere dei soldi da investire. Per questo ci pare essenziale il ruolo del sindacato che possa portare in modo chiaro e trasparente alla luce del sole quello che avviene in questo settore, e la legge sugli appalti che proponiamo va in questa direzione.
CENTRALI COOPERATIVE, LUCI ED OMBRE
“Le centrali cooperative sono gli unici soggetti che non hanno firmato il contratto nazionale del 2013. E' un paradosso – dice De Rose – sono loro che dovrebbero combattere insieme a noi certe cose. A Bologna, all'interporto, abbiamo aperto il primo sportello “infiltrazioni legali”, il secondo sarà a Parma e il terzo a Piacenza può svolgere un ruolo da protagonisti, ci rendiamo disponibili”.
TIMPANO: SI’ ALLO SPORTELLI INFILTRAZIONI LEGALI AL POLO LOGISTICI
“Logistica è settore chiave per la competitività per prodotti delle piccole medie imprese italiane che altrimenti non raggiungerebbero mercatoUE da 500milioni di persone. Ma non buttiamo il bambino con l’acqua sporca, ci sono eccellenze e ci sono problemi” ha spiegato Timpano. “Problemi di carattere ambientale, di sistemazione viabilistica del Polo logistico che solo ora, finalmente abbiamo completato. Quello che abbiamo trovato è un Polo logistico non organizzato: non c’è oggettivamente un coordinamento, una regia, nemmeno un luogo di incontro tra i soggetti. Ma il Polo attira investimenti esteri, e vogliamo imprese serie che applicano i contratti. Non conoscevo l'importanza degli sportelli “infiltrazioni legali” e mi sembra molto interessante. In quel contesto abbiamo bisogno di più sindacato, molto più sindacato. Il mondo della cooperazione è nato all’interno dell'area di riferimento del centrosinistra, ma se noi non sciogliamo il nodo del rapporto tra cooperazione e sindacato rischiamo di sfasciare la cultura di una regione come questa. Credo nella cooperazione – ha sottolineato Timpano – perché la credo un elemento fondamentale per la correzione positiva di un sistema capitalistico. Ma quello che dobbiamo fare è un lavoro prima di tutto culturale”. “Le infiltrazione mafiose sono un fenomeno sconosciuto al nord nelle forme con cui si manifesta. Quando vado a Reggio Calabria riconosco il negozio di un mafioso e non ci vado e quello di un non mafioso in cui cerco di andare. Riuscire ad attrezzare il territorio per reagire è fondamentale. La proposta fondamentale che la Cgil fa nella sua legge per gli appalti è la creazione della white list: se sbagli sei fuori”.