Servizi per anziani, Asp e gestione pubblica: i timori delle cooperative

I timori dell'Alleanza delle cooperative italiane, sezione di Piacenza, in tema di riordino dei servizi per anziani che attualmente sono in capo all'Asp città di Piacenza; tema di cui si sta discutendo in sede di amministrazione comunale. Pubblichiamo il comunicato dell'Aci. 


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L’operazione di riordino dei servizi per anziani in capo all’Asp di Piacenza al vaglio in questi giorni dell’amministrazione comunale, operazione che prevede l’uscita di scena del privato sociale e il ritorno ad una gestione interamente pubblica, ci preoccupa fortemente.

In primis perché abbiamo a cuore la continuità di lavoro per le Cooperative che attualmente gestiscono l’appalto, legittimamente conseguito meno di un anno fa vincendo un bando pubblico al quale sono poi seguiti importanti investimenti economici e impegni di responsabilità verso 80 lavoratori assunti. Ma anche e soprattutto per gli stessi soci lavoratori e per i dipendenti che attualmente con queste Cooperative operano con un contratto di lavoro a tempo indeterminato.

L’assessore comunale al welfare Stefano Cugini garantisce sulla stampa che il contratto di lavoro con il privato sarà “semplicemente” portato nel pubblico. Sarebbe importante capire con quali garanzie, dal momento che, stante la natura pubblica del nuovo ente gestore, si dovrà necessariamente passare sia attraverso un bando di mobilità interna sia per un concorso di assunzione, con la partecipazione,  è lecito immaginarlo, di operatori provenienti da ogni parte di Italia, con buona pace dei lavoratori attualmente impiegati e che legittimamente aspirano a conservare il proprio posto. Chi dice che questo scenario non è verosimile, ci spieghi anche le sue ragioni. Per fare un esempio concreto, proprio di recente, a Faenza, il processo di internalizzazione di servizi analoghi da parte dell’Asp locale ha portato inevitabilmente ad indire un concorso pubblico il cui esito è stato fortemente penalizzante per i lavoratori impiegati.

Come tutti gli altri soggetti che a vario titolo sono intervenuti in questi giorni su questa vicenda anche noi abbiamo preso visione dello studio dell’Università di Modena e Reggio Emilia, peraltro consegnato a fine 2014, sulla scorta del quale l’amministrazione di Piacenza intende operare le proprie scelte. Sono diversi gli elementi che lasciano interrogativi aperti sul campo. Tra i principali fattori di risparmio figura il costo del personale, rispetto al quale non è stato però, ad esempio, considerato il tasso di assenteismo dei lavoratori, un fenomeno che per effetto delle sostituzioni che comporta, genera costi non indifferenti. Non è altresì chiaro su quale fonte oggettiva di dati tale studio basi le proprie valutazioni. Tra le altre azioni che l’Asp metterà in campo vi sono il ricorso ai fondi pubblici del fondo per la non autosufficienza per effetto di maggiori rette a carico dell’ASL e l’intervento finanziario dei soci, Comune ma anche Provincia, sui quali graverà inoltre il ricollocamento occupazionale dei lavoratori con prescrizioni di cui l’Asp intende liberarsi. Costi sempre di natura pubblica che determinano un aggravio non indifferente per le tasche dei cittadini e che andrebbero comunque computati nei costi sostenuti dall’Asp e non, per effetto di un giro di conto, evidenziati come elementi virtuosi su cui fondare il contenimento del disavanzo. 

Se è vero che il processo di pubblicizzazione dei servizi in capo all’Asp è stato intrapreso per ragioni di contenimento della spesa pubblica, chiediamo alla stessa Asp un forte atto di trasparenza rispetto all’analisi delle spese legate alla propria gestione, con riferimento ai singoli centri di costo e ai contratti in essere. 

Quello di Piacenza sarebbe inoltre l’unico caso in Emilia Romagna in cui un accreditamento provvisorio subisce uno stop improvviso, peraltro a meno di un anno dell’aggiudicazione, senza che ricorrano i gravi motivi previsti dalla normativa per il recesso. A fronte di un ipotetico ricorso degli attuali gestori, l’amministrazione potrebbe avere qualche difficoltà a far valere le ragioni di tale scelta  in giudizio. In un anno, l’amministrazione assume due atti che si sconfessano a vicenda, prima scegliendo di affidare con un bando di gara la gestione del servizio e poi decidendo di revocarlo. Non ci stupiremmo se in questo balletto di delibere, tra qualche mese l’amministrazione dovesse operare  un ulteriore dietrofront lasciando con il cerino in mano i consiglieri comunali che hanno votato l’operazione, gli opinion leader compiaciuti da tale scelta e soprattutto i tanti lavoratori coinvolti.

E’ a fronte di queste evidenze che anche sul fronte sindacale, stupisce il plauso espresso dalla Cgil al ritorno in mano pubblica dell’Asp, in relazione alla analisi economiche presentate, se non pensando che sia frutto di una scelta ideologica. Sarà un magra consolazione, ma almeno i lavoratori piacentini avranno un’altra porta a cui bussare quando il loro posto di lavoro, per effetto del concorso pubblico, sarà occupato da qualche loro collega proveniente da altre regioni italiane.

Inoltre, in un quadro di assoluta incertezza come quello che sta costruendo l’amministrazione comunale a colpi di delibera sui servizi ai cittadini, esprimiamo profonda preoccupazione anche per la sorte dei servizi ai disabili anch’essi in capo al’Asp.

L’invito che formuliamo a tutti i soggetti coinvolti e ai consiglieri comunali in primo luogo è quello di valutare con attenzione le motivazioni delle loro scelte e la portata delle loro azioni. Il rischio è di avere un servizio, certamente pubblico, ma più costoso e con tanti lavoratori piacentini, ora occupati a tempo indeterminato, nell’impossibilità di veder riconfermato il proprio posto di lavoro.

 

Alleanza delle Cooperative Italiane di Piacenza