La coppola e la lupara sono sparite e il mafioso oggi veste i panni dell’ imprenditore che si insinua nei gangli del territorio, partecipano ad appalti pubblici. E’ questa la fotografia inquietante scattata col passare degli tempo. Durante gli anni le mafie al Nord sono state sempre più presenti e hanno mutato il loro core business, passando da droga ed estorsioni, all’ imprenditoria vera e propria.
E’ quanto è emerso dal convegno “Proiezioni delle mafie nel Nord” svoltosi questa mattina all’ interno della Cappella Ducale di Palazzo Farnese.
L’ incontro, organizzato dal FISU (Forum Italiano per la Sicurezza Urbana) di cui il sindaco di Piacenza, Paolo Dosi, è presidente, in collaborazione con l’ Anci, Avviso Pubblico e Comune di Piacenza, si è avvalso degli interventi di Enzo Ciconte, docente di storia delle mafie italiane presso le università di Roma Tre e di Pavia, e del Questore di Piacenza, Calogero Germanà. In platea autorità militari e civili cittadine, una classe di studenti del Romagnosi e gli allievi della Scuola di polizia di viale Malta.
Ciconte ha parlato della metamorfosi della criminalità mafiosa al settentrione: ”La mafia nel Nord Italia – ha detto – si sta muovendo cercando di occupare un territorio nuovo, che è quello economico.
Una volta era dedita a spaccio di stupefacenti ed estorsioni di cui erano vittime gli stessi corregionali, calabresi su calabresi o siciliani su siciliani, oggi tende ad acquistare immobili, ristoranti ed entrare così nell’ economia della regione”.
Germanà invece rappresenta chi le mafie le combatte con i mezzi dell’ investigazione e a lui chiediamo un bilancio, alla luce delle recenti operazioni che hanno assestato duri colpi alle organizzazioni criminose.
Per il Questore “il bilancio è senz’altro positivo per quanto riguarda l’impegno delle istituzioni nel contrasto di questo cancro. L’ ultima operazione di polizia testimonia questo impegno. La presenza di soggetti criminali provenienti da latitudini dove la mafia è radicata, non si può certo negare.
Fino ad oggi il problema non è stato sottovalutato anche perché non ci sono stati eventi plateali che attestassero la presenza di attività criminali, le infiltrazioni si vedono nel momento in cui si presentano. Rispetto al sud, dove le dinamiche delle attività criminali si manifestano in un certo modo, qui da noi assumono sostanzialmente i panni dell’ imprenditore”.
Massimo Mezzetti, Assessore regionale alla Legalità, ha parlato di un “Reale radicamento al quale siamo di fronte, soprattutto nei settori dell’edilizia, del commercio o del settore alberghiero. Il fenomeno si è presentato nella sua eclatanza con la recente pubblicazione dell’ inchiesta Aemiliae ma era a nostra conoscenza da parecchio tempo: dal 1998 la Regione produce studi e ricerche che da tempo ci hanno descritto un quadro inquietante rispetto al quale avevamo già preso le nostre misure, attraverso alcune leggi.
Per quanto riguarda le competenze regionali, che non sono né giudiziarie, né inquirenti, abbiamo stretto al massimo le maglie di un setaccio impedendo il più possibile le infiltrazioni malavitose”.
L’ assessore Mezzetti parla di un mondo, quello delle mafie, che non riguarda solo organizzazioni criminali italiane ma anche quelle straniere, penetrate in alcune aree della Romagna.
“Negli ultimi anni – conclude mezzetti – c’è stata una osmosi territoriale, per cui se a Piacenza c’era una particolare clan (si parla di esponenti vicini a Matteo Messina Denaro ndr), nel Parmense e nel Reggiano le ‘Ndrine e nel Modenese i Casalesi, adesso c’è uno scambio territoriale e a volte l’ alleanza con la criminalità straniera per dar loro la manovalanza di qualche attività illecita sul territorio”.
I lavori, moderati da Gian Guido Nobili, coordinatore tecnico FISU per la Regione Emilia-Romagna e da Nicola Gallo, consigliere nazionale dell’ Associazione Nazionale Funzionari di Polizia (ANFP), sono stati aperti dall’ intervento del Prefetto di Piacenza, Anna Palombi, che ha ricordato l’ impegno sul territorio piacentino delle istituzioni nella lotta alla criminalità, fornendo le cifre, eloquenti, che parlano di oltre 5000 certificazioni antimafia rilasciate in Provincia nel 2013 e di oltre 4000 nel 2014.
E’ stata inoltre creata una “white list” alla quale sono iscritte 108 imprese. Palombi ha parlato di una situazione sotto controllo ma ha invitato a tenere alta la guardia ed ha richiesto la collaborazione di tutti per evitare infiltrazioni criminose.