Minacce ai poliziotti, Chiaravalloti: “Nessuno pensa alla nostra sicurezza”

Dopo l'ennesimo episodio di minacce – gravissime – ai danni di poliziotti in servizio a Piacenza (un nordafricano ha parlato di decapitazione rivolgendosi agli agenti della squadra volante della questura), il segretario provinciale del Siap, sindacato di poliziotti, Sandro Chiaravalloti ha deciso di prendere una posizione netta: è ora di smetterla di chiedere più sicurezza se a chi deve garantirla non vengono dati gli strumenti adeguati, prima di tutto per "difendere i difensori". Di seguito pubblichiamo integralmente il suo intervento. 


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Basta chiedere più controllo del territorio, perché non serve più a nulla! Oramai, anche i bambini, sanno che le forze di Polizia hanno “armi” spuntate per combattere una  criminalità sempre più agguerrita e sempre più violenta . Non abbiamo risorse umane, non abbiamo mezzi e soprattutto non abbiamo regolamenti e Leggi che ci consentono di difendere noi stessi e di conseguenza i  cittadini . Le politiche del tolleriamo tutto e le politiche della sicurezza spot, sia di destra che di sinistra, ci hanno danneggiati come operatori della sicurezza e come cittadini. Guardo i colleghi negli occhi, li vedo ogni giorno uscire di pattuglia o di volante, e li vedo da una parte orgogliosi di indossare la divisa e servire il cittadino, ma anche disgustati di uno Stato che sentono lontano se non assente.

Adesso, grazie agli atti di terrorismo che abbiamo potuto vedere in tv e sul web, forti di questo, grazie alle loro provenienze, c’è pure chi si consente il lusso di minacciare i colleghi promettendo la decapitazione. Non è solo una questione di controllo del territorio, non è più una questione di presenza fisica, la questione è oramai assenza di Leggi che tutelino chi opera su strada in prima linea al quale si chiede di indossare un numero identificativo e ci si “inventa” il reato di tortura , mentre a chi sta dall’altra parte, si depenalizza e  si concede l’indulto e si invocano giustamente i diritti civili.

Ma intanto, per strada veniamo torturati noi, intanto per strada i nostri diritti civili vengono rasi al suolo, intanto per noi non si vedono all’orizzonte riforme utili a farci lavorare, perché è questo che mi chiedono ogni giorno i colleghi: poter lavorare, poter servire il cittadino e poter servire quello Stato al quale, nonostante tutto, ci si crede  sperando sempre in un cambiamento che non arriva mai.