Prospettive occupazionali e profili più richiesti per gli italiani che intendono trasferirsi in Germania. A palazzo Rota Pisaroni, questo pomeriggio, nell'incontro organizzato da Milena Tibaldi Montenz, presidente del centro culturale italo-tedesco di Piacenza e consigliere della Fondazione di Piacenza e Vigevano, se ne è parlato con i docenti Maurizio Baussola e Nello Gaspardo e con Giafranco Migliarotti, responsabile delle risosrse umane dell'azienda svizzera Endress Hauser. Ospite d'onore il console generale aggiunto di Germania a Milano Peter Von Wesendonk al quale abbiamo chiesto di spiegarci quali siano le specificità del mercato tedesco per chi decide di fare valigia e portare le proprie speranze altrove.
“La Germania è un paese molto competitivo con tantissimi posti di lavoro in molti rami e industrie ultramoderne. Chiunque cerchi di fare un'esperienza là sarà di certo il benvenuto, anche se i profili più richiesti restano quelli più tecnici, tra informatici, ingegneri e specializzati nell'high tech”.
Me le peculiarità della Germania, oltre alla vasta offerta di lavoro non si fermano qui -come ha precisato Nello Gaspardo, professore di relazioni internazionali e responsabile della doppia laurea Italo-tedesca presso l'European Business School di Reutlingen – andando a segnare una profonda differenza con l'Italia a partire già dal mondo della formazione: “In Germania abbiamo tre tipi di università. Quella classica è molto simile alle italiane dove gli studenti sono molto liberi e devono occuparsi personalmente dei propri piani e progetti di studio. Poi c'è la Hochschule, un'università più vicina al mondo del lavoro i cui professori, oltre a possedere un dottorato, devono aver lavorato almeno cinque anni al di fuori del mondo dell'università. Per questo sono molto più vicini alla pratica. Esiste poi un terzo tipo di università, la duale Hochschule, in cui è l'azienda a fare un contratto con l'università e i cui studenti passano metà del tempo in azienda e metà all'università. Da qui escono degli specialisti con una grande impronta tecnica e si tratta di un unicum in tutto il mondo”.
Insomma, un panorama completamente diverso rispetto a quello italiano, dove i datori di lavoro si lamentano della mancanza di formazione dei giovani appena usciti dall'università e i giovani, dal canto loro, si rammaricano per la carenza di investimenti nella formazione da parte delle imprese.
“Non voglio esprimere un giudizio a riguardo – continua Gaspardo – ma è chiaro che la Germania deve far fronte all'offerta di lavoro 500mila specialisti e la priorità delle aziende è perciò quella di accaparrarsi i migliori talenti in tutto il mondo. In questa situazione in cui l'offerta è superiore alla domanda, le imprese devono necessariamente investire molto nel reclutamento dei migliori, tant'è che molti grandi marchi finanziano direttamente dei propri master esclusivamente concepiti per i loro dipendenti. I passi sono tre: acquisire il talento, soddisfarlo e poi mantenerlo. Se voglio mantenere i migliori in azienda, sono obbligato a investire su di loro”. Ma attenzione, perché questo discorso vale certamente per profili lavorativi particolarmente qualificati, ma molto meno per gli altri lavoratori. Perchè, per usare le parole del console Von Wesendonk, “Da noi, esiste la meritocrazia".