“Non ho niente da rimproverarmi”. Ne è certo il sindaco di Fiorenzuola, Giovanni Compiani, nel commentare a caldo il sequestro preventivo del cantiere da 10 milioni di euro dell’ospedale della cittadina della Valdarda, avvenuto in mattinata ad opera della Guardia di Finanza su disposizione del piemme Roberto Fontana. L’apertura di un’indagine, per la quale ci sarebbero già alcuni indagati, sta comunque aprendo un vero e proprio caso. Anche perché la Procura ha deciso di approfondire le segnalazioni fatte dai tecnici incaricati dal Comitato dei cittadini sorto a difesa dell’ospedale. Le perizie svolte dall’ingegner Alberto Lambri e dall’architetto Elena Rossini avrebbero infatti evidenziato una serie di aspetti che, a loro dire, metterebbero in discussione la scelta dell’Ausl di procedere alla demolizione dell’edificio, in particolare il blocco B.
Ma il primo cittadino di Fiorenzuola, seppur amareggiato, ha confermato che, potendo tornare indietro, non cambierebbe di una virgola l’iter intrapreso: “E’ stato un fulmine a ciel sereno, mi auguro che i tempi siano i più rapidi possibile affinché la magistratura accerti tutto e perché si rischierebbe di allungare i tempi di un cantiere così importante. Gli unici ad essere penalizzati sarebbero i cittadini. E’ qualcosa che vogliamo evitare” ha detto Compiani. Che ha poi ricordato perché, nonostante l’inchiesta, si sente sicuro del suo operato: “Assolutamente sì. Il percorso è stato più che trasparente. Tutto è stato pubblicato sul sito del Comune. Noi come Distretto avevamo due strade: sposare la tesi del Comitato o dell’Ausl. Non abbiamo fatto nessuna delle due. Abbiamo fatto da ente terzo, affidandoci a professionisti dell’università, arrivando alle stesse conclusioni dell’azienda sanitaria locale. Dopo questo percorso, in modo trasparente, senza nascondere nulla, mi chiedo: quale sindaco vorrebbe chiudere un ospedale oggi? Sarebbe stata una pazzia. Ma di fronte ai dati di fatto, che dicevano che la struttura non era idonea, cosa dovevamo fare? Poi si è aperta la strada se fosse meglio abbattere o ricostruire di nuovo? In questo caso l’Ausl e la Regione, proprietari della struttura, hanno commissionato un tecnico che ha valutato la validità dell’abbattimento. La struttura non era idonea all’uso ospedaliero e non ho quindi niente, personalmente, da rimproverarmi”.
Ben diversa la reazione alla notizia dell’ex presidente della Provincia, Massimo Trespidi, che a suo tempo cercò di frenare i progetti della Regione e dell’Ausl, convocando più volte l’allora assessore regionale alla Sanità, Carlo Lusenti e il direttore dell’Ausl di Piacenza, Andrea Bianchi, dimessosi da poco dal suo incarico. E in molti ricordano come, nonostante la fretta dei due, fu proprio Trespidi a chiedere ufficialmente se non fosse il caso di procedere solo ad una semplice ristrutturazione: “Era fine luglio 2013 e come presidente della conferenza socio sanitaria chiesi: è necessario abbattere o si può intervenire in modo chirurgico su quelle parti dell’immobile non a norma? E ricordo che ci fu la risposta scandalizzata da parte dei vertici dell’Ausl, compresi i periti di parte. Mi pare di capire che, gli sviluppi, confermano la validità di quella domanda. Allora oggi mi chiedo: perché si è perso un anno e mezzo? Anche perché necessariamente si allungheranno i tempi. E non bisogna dimenticare che il danno nei confronti dei cittadini sta aumentando, con lo spostamento a Piacenza dei servizi. Inoltre questo conferma il pressapochismo e la superficialità dei vertici dell’Ausl e della Regione che hanno affrontato la questione”. Infine, Trespidi, è tornato sul famoso scontro che ebbe con l’ex assessore alla Sanità Lusenti: “Lo ricordo bene. E ora viene confermato che non era per motivi caratteriali ma perché intuivo, dando voce al pensiero di molti, che si andava nella direzione sbagliata. Se il problema è nel tetto, gli ho detto più volte, proviamo prima a mettere a posto il tetto. Non fui ascoltato”.