Quartiere a luci rosse e polemiche di fuoco che da Roma arrivano fino a Piacenza. Il tema in effetti è di quelli destinati ad aprire un dibattito infuocato che a dire il vero è “latente” ormai da anni, ovvero quello che riguarda il controllo della prostituzione da strada. Il mestiere più vecchio del mondo, si dice, e in effetti – in un modo o nell’altro – il mercato del sesso è l’unico a non subire crisi da tempo immemorabile. Nella Capitale l’amministrazione Marino ha imbroccato una via senz’altro coraggiosa per tentare di venire a capo di una situazione che – al netto di ordinanze, multe, retate e “crociate” di vario genere – non sembra essere mutata di una virgola. Anzi. E la via è quella della creazione all’Eur di una sorta di quartiere a luci rosse che concentri l’”offerta” in una sola, grande area di Roma con l’azione, al contempo, di operatori sociali che tengano monitorati le condizioni, le attività e il numero delle “lucciole” su una rete di strade e vie “da definire in accordo con le forze dell’ordine”.
Morale, la direzione è quella di una regolarizzazione di fatto di un fenomeno evidentemente giudicato inestirpabile e che quindi, secondo il sindaco del Pd Ignazio Marino, va gestito in modo da tutelare il più possibile tutte le persone a vario titolo coinvolte, dalle prostitute ai clienti, tentando di limitare al minimo gli effetti del racket in un settore che, tuttavia, indipendentmente dalle iniziative dell’amministrazione capitolina, è del tutto privo di regole. Il reato di prostituzione, per fare un esempio, non esiste; esiste lo sfruttamento della prostituzione (reato tipico della figura dei protettori, i cosiddetti magnaccia per intenderci); esiste il favoreggiamento e l’induzione alla prostituzione ma restano fattispecie che non vanno a intervenire sull’attività del meretricio. E di fatto, dunque, le operatrici del sesso pullulano sia in strada e sia, soprattutto, in appartamenti affittati da proprietari che sulla carta non sanno niente ma che nella realtà sono spesso perfettamente consapevoli dell’attività delle loro inquiline.
“Roma si è arresa alla prostituzione” è il grido scandalizzato che si è levato l’altro giorno dalle colonne di Avvenire, il quotidiano della Conferenza episcopale italiana che ha condannato senza appello la direzione intrapresa dal Comune con la scusa ipocrita – dicono i vescovi – di voler tutelare il decoro della città. Condanne anche da parte di numerosi esponenti dell’ex amministrazione di Gianni Alemanno autore di una serie di azioni che invece andavano nella direzione opposta cioè quella di contrastare la prostituzione da strada colpendo anche i clienti con multe, diffide, retate.
Di certo è la prima volta che un Comune entra in questo modo in un tema così spinoso. E anche a Piacenza l’atmosfera si sta scaldando, per ora con una serie di voci contrarie come quella di Umberto Morelli, presidente dell’Mcl, il Movimento cristiano dei lavoratori, che definisce “pura demagogia” l’operazione del Comune di Roma. “Come movimento di testimonianza evangelica – dice Morelli – non possiamo non esprimere la nostra più totale contrarietà alla proposta di realizzare un quartiere a luci rosse oggi nella città di Roma domani chissà forse anche a Piacenza e in altre città Italiane”. "A nostro modesto avviso quello che potrebbe sembrare a prima vista un atto di buonismo è in realtà una decisione sconvolgente che nasce dalla falsa motivazione di liberare le donne dallo sfruttamento e dalla violenze . Ci sembra quanto mai utopico pensare , che per liberare le donne bisogna rinchiuderli in ghetti con quartieri trasformati in vere e proprie "case chiuse " a cielo aperto ?" E prosegue: “Per noi la dignità delle donne che siamo abituati a difenderla in ben altro modo , partendo da politiche forti per garantire il rispetto delle regole , con una vera attenzione alle emarginazioni , con una ferma lotta alla violenza e al degrado sociale , con politiche attive di sostegno alle famiglie , con iniziative per incentivare il lavoro femminile”.
“A nostro avviso – conclude il rappresentante dell’Mcl – tante potrebbero essere le frecce a disposizione per rilanciare concretamente l'universo femminile , partendo an che da una riflessione attenta del magistero sociale della chiesa in tali tematiche ma rinchiudere le donne in strade per favorire la prostituzione ci sembra quanto mai grottesco riportando il nostro vivere quotidiano a qualche secolo orsono”.