“Ha esercitato il diritto di critica”. Questa la motivazione con cui stamattina (22 gennaio) il giudice Italo Ghitti ha assolto il consigliere comunale della sinistra radicale Carlo Pallavicini dall’accusa di Vilipendio alle istituzioni, in particolare nei confronti dell’ex Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Il 22 aprile del 2013, all’indomani della rielezione di Napolitano al Colle, Pallavicini aveva scritto sul suo sito internet piacenzantagonista.it un articolo in cui commentava lo scenario politico con una serie di frasi non certo tenere all’indirizzo del capo dello Stato: “Servo dell’imperialismo”, “maneggione della politica, uomo garanzia per i poteri forti italiani ed europei”, “Questo Stato, ogni giorno sempre più corrotto, puzza come un pesce a partire dalla testa”. Frasi finite sotto la lente della digos della questura che denunciò il 28enne consigliere comunale. Stamattina Pallavicini è comparso in aula al fianco del suo avvocato Fausto Cò. Il pubblico ministero Salvatore Cappelleri (procuratore capo) ha chiesto una condanna a un anno di reclusione ritenendo “gravi e offensive” le frasi scritte dal consigliere. Dal canto suo la difesa ha replicato considerando quelle affermazioni come attinenti “esclusivamente alla sfera politica” e non alla persona. Cò ha anche citato altre frasi pronunciate all’indirizzo di Napolitano da parte di Antonio Di Pietro e del giornalista Marco Travaglio (“anziano puerpero in reparto geriatrico” e “cadavere putrefatto e maleodorante”) che non hanno avuto conseguenze dal punto di vista penale, oltre a quella dello stesso Napolitano, durante la giornata dell’informazione in cui attribuiva ai cittadini il totale diritto di critica verso le istituzioni. Motivi per i quali Cò ha chiesto l’assoluzione e in subordine la sospensione del giudizio in attesa dell’approvazione di un decreto legislativo, in questo momento all’esame del Parlamento, che potrebbe abrogare i reati di opinione puniti fino a 5 anni. Il giudice Ghitti alla fine ha assolto Pallavicini. “Siamo soddisfatti – ha commentato Cò – da sempre abbiamo sostenuto che l’articolo non fosse diffamatorio, bensì l’esercizio di una critica politica. C’è in ballo anche un tema che riguarda la democrazia. La manifestazione del pensiero non può essere limitata”. “Si chiude una pagina che è allucinante che si sia aperta – ha aggiunto Pallavicini – per fortuna ci sono ancora procedimenti che tutelano il diritto alla critica”.