Mentre le indagini sono in corso da quel maledetto 25 dicembre, giorno di Natale in cui venne ritrovata senza vita sulla spiaggia di Jericoacoara, senza aver portato finora ad un responsabile, la comunità piacentina si è stretta questa mattina, sabato 17 gennaio, per l'ultima volta a Gaia Molinari e ai suoi familiari nella chiesa di Rivalta. Aveva solo 29 anni, un'infinità di amici sparsi per il globo grazie alla sua instancabile voglia di viaggiare e la generosità di chi non agisce in funzione di interessi personali ma del prossimo. Anche l'ultima tappa del suo peregrinare, in Brasile, era stata dettata dall'esigenza di rendere la vita migliore ai bambini più sfortunati, ai quali insegnava l'inglese tramite un'associazione di volontariato.
E proprio nei pochi giorni di riposo che si era presa da questa attività, nella località turistica a 300 chilometri da Fortaleza, è accaduto quello che nessuno si sarebbe mai aspettato: colpita con violenza alla testa e poi strangolata. Una morte orribile, per la giovane piacentina che tutti ricordano come una persona solare e disponibile, una che "ovunque si fermasse riusciva a formare una tribù". Anche per questo la notizia, arrivata in Italia proprio nel giorno in cui la si attendeva di ritorno in famiglia per le festività, ha fatto ancora più male.
“Per Giuda la vita di Gesù valeva trenta monete di argento. Quanto valeva la vita di Gaia per chi l’ha uccisa? Forse anche meno” ha detto nell'omelia il parroco don Gianni Riscassi, Tra i banchi centinaia di persone, in prima fila il padre Enrico e la madre Valentina, così come lungo la navata della piccola chiesa e anche fuori nel viale. Proprio la madre ha voluto prendere la parole: “Vorrei fare un gioco con voi, che considerate la vita di Gaia come un bel libro. Non sono io che le ho dato la vita, ma lei che l’ha data a me tre volte: la prima quando l’ho messa al mondo, la seconda quando assieme abbiamo superato un suo problema di salute e la terza quando me l’hanno portata via, perché ho scoperto quanto amore mia figlia aveva seminato in giro per il mondo”.
Inoltre la donna aveva chiesto via Facebook che per omaggiare la figlia non siano inviati fiori ma donazioni ai piccoli di Haiti: “Gaia è stata designata madrina di una fondazione francese che accoglie e fa lezione ai bambini disagiati (orfani e non). Questa cosa le sarebbe piaciuta. Siccome lei era in Brasile per insegnare le lingue ai bambini delle favelas, e questa fondazione gestita dalla sua amica francese Juienne Morisseau fa scuola ai bimbi, 1+1 = niente fiori ma donazioni per i bimbi di Haiti vittime del terremoto:
IBAN: IT84L0504812601000000013779”. Un gesto di altruismo, per non perdere la speranza, con il quale il sorriso di Gaia potrà essere portato, come avrebbe voluto, ai più bisognosi in ogni parte del mondo.
Il corteo, successivamente, si è diretto verso il cimitero di Rivalta, frazione di Gazzola, poco distante, nel quale è stata tumulata la salma. "Le ferite del cuore sono quelle che lasciano segni indelebili. Non guariscono mai davvero, impariamo a conviverci ma non cicatrizzano del tutto" ha detto una delle amiche a lei più vicine e forse sono le uniche parole in grado di spiegare quello che stanno provando e continueranno a provare coloro che gli hanno voluto bene.
Come detto, intanto, proseguono le indagini. Le autorità brasiliane, dopo aver arrestato l'amica, o presunta tale, Miriam Franca de Melo, 31 anni, l'hanno rilasciata. Ma continuano gli interrogatori e pare che la polizia sospetti di un uomo o più soggetti implicati nel delitto. "Cerchiamo un responsabile, non un colpevole" si era sentita di precisare ai cronisti la madre, aggiungendo che "non cerco vendetta, spero solo trovino la persona che ha compiuto questo gesto affinché non lo possa fare di nuovo".