"Il modello di integrazione a Piacenza d’esempio per il resto d’Italia". A volerlo ribadire, dopo le stragi che hanno scosso la Francia come il mondo intero, il sindaco Paolo Dosi e la sua giunta, insieme ai rappresentanti della Comunità islamica. Il primo cittadino, a questo proposito, ha invitato i suoi rappresentanti nel pomeriggio di oggi, lunedì 12 gennaio, nella sala consiglio in Municipio, dopo un lungo colloquio con loro nel suo studio. Una volta alla presenza dei giornalisti, è stata ribadita con forza la contrarietà a quella che è stata unanimemente riconosciuta come “l’ideologia che utilizza l’Islam e non la vera religione". Per questo, hanno chiarito, "se qualcuno dovesse dare segni di avvicinamento a quella sfera, siamo pronti a segnalarlo all'imam e poi alle forze dell'ordine".
Il sindaco Dosi, ha così spiegato che “la nostra cultura europea è stata segnata da questi episodi di una violenza e con modalità che segnano un cambio di prospettiva della vita nelle nostre città. Quel che ha creato maggiore insicurezza è il fatto di averli ricondotti a motivazioni di tipo religioso, che però penso sia solo di tipo terroristico. Motivazioni che mettono in discussione la nostra convivenza civile. A Piacenza, però, le comunità si sono arricchite nel tempo, hanno trovato qui una vita e una collocazione. A Piacenza ci sono più bambino stranieri in media che nel resto della Regione, quindi vuol dire che le famiglie hanno trovato un ambiente accogliente per costruire una propria storia. A dimostrazione che dietro quei bambini ci sono prospettive, un futuro. Ma abbiamo anche bisogno – ha concluso – di coltivare gli anticorpi a quella violenza perché certi fatti non si possano verificare. Noi vogliamo crescere in armonia con questi nuovi piacentini, condividendo gli stessi valori di civiltà".
Al suo pensiero si è unito Arian Kajashi, rappresentante della Comunità islamica di via Caorsana: “Abbiamo ritenuto questo incontro necessario. Parliamo di una comunità importante, non più di immigrati di passaggio ma di gente che vuole vivere e contribuire alla vita della città. Il pensare di uccidere in nome del Profeta non fa altro che dispiacere a noi musulmani. Abbiamo condannato questa mentalità in passato e vogliamo ribadirlo oggi. La nostra comunità ha sempre lavorato contro questa ideologia. Le attività che portiamo avanti, infatti, sono alla luce del sole. L'Islam che viene praticato a Piacenza è di amore, pace, convivenza e rispetto reciproco. Quello che è avvenuto a Parigi, per tutti i motivi che ho ricordato, non hanno niente a che fare con la nostra religione – ha sottolineato -. Di base al terrorismo ci sono solo motivi di interesse: politico, economico e di potere. Così mi auguro che non cresca ulteriormente l'islamofobia, con partiti politici che sfruttano questi sentimenti. Tutte le comunità islamiche hanno condannato gli attentati e purtroppo le vittime non sono solo i cristiani ma anche noi musulmani. Piacenza come modello di convivenza è un esempio". Poi ha aggiunto, sollecitato dai cronisti: "Se qualcuno nei nostri centri dovesse dare segni di avvicinamento alla sfera dell'integralismo? Dipende dai casi, se sono solo domande lo segnaliamo all'imam, che ha il compito di spiegargli cosa insegna davvero la nostra religione. Ma se dovesse insistere, siamo pronti a segnalarlo alle forze dell'ordine".
Dello stesso avviso anche Ragazza giovani Piacenza, Hajar Boulakchour: "Condanniamo come associazione quello che è successo in Francia perché cerchiamo di integrarci e di spiegare agli altri la nostra religione. Questi atti rovinano solo il nostro lavoro, già vediamo un cambio nello sguardo della gente. Ma noi vogliamo solo vivere insieme pacificamente".