In Brasile i tempi delle indagini sono decisamente stretti. Entro la metà di gennaio dovranno essere compiuti tutti gli accertamenti necessari per arrivare a una conclusione dopodichè il corpo di Gaia Molinari potrà tornare a casa, e cioè nella sua Lugagnano, dove era nata 29 anni fa. A confermarlo è stato il viceconsole italiano a Recife, Cesare Villone.
Indagini che stanno in effetti procedendo a ritmi serrati, come si apprende dai quotidiani online brasiliani. Tra questi l’autorevole Diario do Nordeste che in queste ore pubblica un lungo aggiornamento sul “Caso Gaia Molinari” con tanto di videointervista a Patricia Bezerra, che coordina le indagini; la quale fornisce anche i primi risultati dei test sul cadavere della ragazza piacentina trovata assassinata il giorno di Natale vicino alla spiaggia di Jericoacoara (Fortaleza): non ci sono tracce di liquido seminale, spiega la responsabile degli investigatori, ma subito precisa che ciò non esclude a priori la violenza sessuale. Non si esclude un sequestro lampo nella speranza di ottenere un riscatto.
Ancora molta incertezza, dunque, sul contesto in cui è maturato un delitto davvero atroce che ha sconvolto due Paesi interi. Gaia Molinari, lo ricordiamo, aveva segni ai polsi che rivelano inequivocabilmente che era stata legata dai suoi carnefici (o dal suo carnefice) ed è poi stata uccisa con inaudita violenza a colpi di pietra. Era in bikini quando è stata trovata riversa a terra, pronta per andare in spiaggia.
Poi c’è il mistero di Miriam Franca de Melo, la farmacista 31enne di Rio de Janeiro ora in carcere perché sospettata di un coinvolgimento dopo le contraddizioni in sede di interrogatorio. Valdicea Franca, la madre della giovane incarcerata, ha tenuto nelle scorse ore una conferenza stampa per spiegare e ribadire ciò che sa di quei giorni e per gridare a gran voce l’innocenza di sua figlia, arrestata – dice – solo perché povera e dalla pelle nera. La farmacista e Gaia si erano conosciute via internet su un sito per viaggi low cost e pare che si fossero viste per la prima volta proprio in occasione di quella che per la piacentina doveva essere una minivacanza a Jericoacoara durante il suo periodo di volontariato in Brasile: era oltreoceano come volontaria per un’Ong che si occupa di bimbi poveri. Una minivacanza che però le è costata la vita.
Ora la polizia sta scandagliando ogni ambiente e in questo momento sta prendendo in considerazione telefono cellulare, computer e anche le spese sulla carta di credito francese intestata alla vittima la quale, lo ricordiamo, era partita dal Piacentino ormai qualche anno fa per trasferirsi a Parigi dove era residente.