Il vescovo Ambrosio: “Una società si rinnova se tutti lavorano per la pace”

“Una società si rinnova se tutti lavorano per la pace”. Questo il messaggio forte contenuto nell’omelia pronunciata dal vescovo Gianni Ambrosio nella messa di Capodanno. Un invito alla fratellanza e a non tollerare le forme di schiavitù, così come indica Papà Francesco. Qui di seguito l’omelia integrale.

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Carissimi fratelli, carissime sorelle

1. La liturgia della Chiesa ci invita a celebrare la Divina Maternità di Maria nell’ottava del Natale, ancora immersi nella luce, nella bellezza e nella grazia del mistero dell’incarnazione. La festa di Maria, Madre di Dio, coincide con l’inizio del nuovo anno civile e con l’invocazione della pace fra i popoli, nelle città e nelle famiglie.
La Parola del Signore ci presenta nel brano evangelico il racconto di ciò che è avvenuto a Betlemme con l’accoglienza del mistero da parte dei pastori e soprattutto di Maria. I pastori, come sentinelle nella notte, vegliano e si mettono in cammino, pronti ad accogliere l’annuncio dell’angelo. Dopo aver visto il Bambino nella mangiatoia, lodano il Signore per ciò che hanno visto e udito e condividono la grazia che hanno conosciuto. La Vergine santa, con gli occhi pieni di stupore e con il cuore colmo di amore, contempla e medita nel silenzio adorante ciò che Dio ha compiuto in Lei per la salvezza di tutti: quel Figlio, che nasce da lei e viene deposto in una mangiatoia, porta il nome di Gesù, è il “Dio che salva”.

2. Con l’apostolo Paolo, anche noi accogliamo il grande evento avvenuto “nella pienezza del tempo”: è un evento che Paolo riprende, con parole semplici ma molto dense, per dire che lì è la nostra salvezza, per manifestare che Gesù è la nostra salvezza e la nostra liberazione. Il Figlio che Dio ha mandato a noi, è “nato da donna”, si è abbassato fino a noi, è sceso nella nostra umanità per riscattare gli schiavi, per liberarci dal peccato e dalla morte, per donarci la grazia di diventare figli di Dio. Questa è la grande benedizione di Dio per noi, benedizione che si compie in Gesù Cristo, benedizione che non è solo per il popolo di Dio ma è destinata all’intera umanità, ad ogni uomo: “non sei più schiavo, ma figlio”.

3. Cari fratelli e sorelle, in questo primo giorno dell’anno si celebra la 48ª Giornata Mondiale della Pace. Papa Francesco ha voluto questo titolo: Non più schiavi, ma fratelli. “La pace c’è, afferma il Papa, quando l’essere umano riconosce nell’altro un fratello che ha pari dignità”. Purtroppo questo riconoscimento viene spesso negato nei fatti e la cronaca anche recente ci presenta fatti terribili. Nel suo messaggio, il Papa li accenna: “Nel mondo, molteplici sono gli abominevoli volti della schiavitù: il traffico di esseri umani, la tratta dei migranti e della prostituzione, il lavoro-schiavo, lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo, la mentalità schiavista nei confronti delle donne e dei bambini. E su questa schiavitù speculano vergognosamente individui e gruppi, approfittando dei tanti conflitti in atto nel mondo, del contesto di crisi economica e della corruzione”.
Salga a Dio la nostra accorata preghiera per la pace nel modo e per la fraternità umana. Proprio il mistero che stiamo celebrando ci offre la luce per comprendere fino in fondo la grazia della fraternità. Perché la fraternità è la logica conseguenza del mistero del Figlio di Dio, nato da Maria, che si dona a tutti con un amore incondizionato per farci partecipare dell’amore di Dio. Gesù Cristo ci libera dalla schiavitù e ci fa condividere la sua vita di Figlio di Dio. In Lui siamo tutti figli di Dio, siamo fratelli e sorelle con eguale dignità. Ogni forma di schiavitù distrugge l’essere umano, deturpa il volto dell’uomo, offende Dio. Papa Francesco afferma: “La schiavitù è una terribile ferita aperta nel corpo della società contemporanea, è una piaga gravissima nella carne di Cristo!”.
Insieme alla preghiera fiduciosa, il messaggio per la Giornata della Pace diventi per noi motivo di impegno personale e ecclesiale per favorire l’educazione al rispetto della dignità della persona umana. Una società si rinnova se tutti lavorano per la pace, la giustizia, la fratellanza, seguendo la via difficile della maturazione della responsabilità nelle coscienze. Nessuna speranza ci è data, neppure una piccola speranza terrena, se non mettiamo l’uomo e la sua dignità al di sopra di tutto, al di sopra di ogni organizzazione politica, economica e sociale. Chiediamo la grazia perché dalla nostra coscienza e dalla nostra società non venga cancellato Colui che si è fatto uomo per liberarci dalla schiavitù e donarci la grazia di diventare figli di Dio e di vivere come fratelli.
Cari fratelli e sorelle, la Vergine Maria, Madre di Dio, benedetta tra tutte le donne, ottenga la benedizione di Dio per noi, per le nostre famiglie, per il nostro Paese e per tutti gli uomini. Il mistero di Dio che si fa uomo e inaugura una nuova umanità aiuti ogni uomo a ritrovare la via di una umanità fondata sulla pace, sulla fraternità, sulla giustizia. Nella sua bontà, Dio rivolga il suo volto di Padre a tutti gli uomini, suoi figli, ci benedica e ci conceda pace. Amen.