Imu sui terreni montani, Gonsalvi (Coldiretti): “Necessario per l’agricoltura”

 “Un primo passo necessario per evitare la scadenza del 16 dicembre di fronte alle evidenti incongruenze nei criteri individuati per la delimitazione dei terreni agricoli interessati.” Con queste parole il responsabile fiscale di Coldiretti Piacenza, Emanuele Gonsalvi, commenta positivamente il Decreto Legge varato nella tarda serata di venerdì dal Consiglio dei Ministri che dispone la proroga al 26 gennaio 2015 del versamento dell’imu agricola dovuta nei territori di collina e montagna non più classificati come svantaggiati.
“Il Governo, prosegue Gonsalvi, ha immediatamente colto la necessità di rinviare il pagamento dell’Imu, e al tempo stesso, di evitare che i contribuenti siano tenuti a versare l’imposta sulla base di aliquote troppo elevate riaprendo la vicenda imu per i terreni montani e ristabilendo un po’ di chiarezza dopo giorni di caos.”
Il primo decreto infatti aveva imposto una scadenza ravvicinata violando il principio della collaborazione sancito dallo Statuto del Contribuente. Inoltre, come prontamente denunciato da Coldiretti, la prima formulazione era da subito apparsa troppo gravosa per diversi comuni del territorio nei quali, in assenza di un’aliquota appositamente deliberata per i terreni agricoli, l’imposta doveva essere calcolata applicando l’aliquota ordinaria, elevata spesso tra il 9,6 e il 10,6 per mille. Ad oggi invece, in assenza di una specifica previsione da parte del comune, ai terreni agricoli viene applicata l’aliquota di legge del 7,6 per mille.
“Applicare o esentare dall’imu i terreni agricoli solo in base all’altitudine in cui si trova il palazzo comunale, aggiunge Gonsalvi, comporta una inspiegabile disparità di trattamento tra campi confinanti appartenenti addirittura allo stesso proprietario. Quello che si rende evidente è la necessità di definire una più congrua modulazione dei criteri di applicazione che tenga conto dell’altitudine media del territorio comunale, prevedendo la delicata ridefinizione delle zone nella quale si prendano in considerazione le capacità produttive e di reddito dei vari terreni, misurate per esempio in base alle colture praticate.”
Questo chiaramente andrebbe ad aggiungersi alla prima importante conquista ottenuta da Coldiretti già durante la formulazione della norma; confermare la fondamentale scelta di differenziare l’imposta a favore dei coltivatori diretti e degli imprenditori agricoltori professionali per i quali i terreni agricoli rappresentano un vero e proprio strumento di lavoro e non mero patrimonio. Imposta quindi ridotta fino ad arrivare ad una totale esenzione a favore di quegli agricoltori che, con il loro lavoro presidiano il territorio, aspetto non di poco conto soprattutto se consideriamo gli eventi calamitosi verificatisi quest’anno e che hanno evidenziato la situazione di dissesto idrogeologico che il nostro paese vive quotidianamente.

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