Profughi, no dei sindaci alla redistribuzione: “Non accettiamo imposizioni”

Il problema dei profughi infiamma e divide. Ieri sera in tre ore di riunione in Prefettura si è assistito a un dibattito che definire acceso è poco, nel quale sono saltati pure gli schemi di schieramento. Alla fne non è stato approvato l'ordine del giorno che si proponeva di chiedere alla Prefettura di coinvolgere i vari comuni prima di assegnare i contingenti di profughi previsti per tutto il territorio. Una proposta che segue a quella di attuazione di un piano – attualmente inattuato e segnalato dall'assessore comunale al nuovo welfare di Piacenza Stefano Cugini  – che vede una distribuzione più equilibrata dei profughi nei vari comuni e che ora vede Piacenza costretta a sobbarcarsi l'accoglienza di 100 profughi in più rispetto a quelli che sarebbero previsti in base ai criteri del piano stesso. Ieri l'ordine del giorno in Provincia è saltato per il secco no della gran parte dei sindaci che hanno voluto lanciare così un segnale forte al Governo e alla sua espressione territoriale, e cioè la Prefettura, con riferimento a tutta la gestione dell'emergenza profughi. Indisponibilità, peraltro già espressa da molti, anche sul tema di una collaborazione maggiore in modo da “spalmare” nei vari comuni il contingente di immigrati approdati in provincia di Piacenza con l’operazione “Mare nostrum” decisa dal Governo di Matteo Renzi. Un no secco, dunque, condìto da prese di posizioni a dir poco eloquenti, come ad esempio “io restituisco la fascia di sindaco se mi impongono decisione di questo tipo dall’alto”, frase pronunciata da numerosi dei primi cittadini presenti ieri sera in via Garibaldi. 

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"Evidentemente i tempi non sono maturi" ha sostenuto Raffaele Veneziani, sindaco di Rottofreno, il quale ha presentato l'ordine del giorno bocciato ieri. Un ordine del giorno che si basava sulla presa di coscienza di una situazione inaccettabile per quanto riguarda tutta la gestione dell'accoglienza profughi ma che, evidentemente, era troppo morbido per i sindaci che hanno detto no anche alla proposta di impegnare la Prefettura a coinvolgere i territori prima di assegnare presenze di stranieri. "Vedremo dove porterà questo atteggiamento" ha aggiunto il sindaco Veneziani. Il quale ha poi spiegato la sua posizione: "Sappiamo tutti quanto grandi ed unanimi siano le nostre lamentele rispetto all’operato del Governo e della Prefettura rispetto alla gestione dei profughi, ma (che lo si voglia o no) è lo scenario nel quale ci muoviamo attualmente. Siamo spettatori dell’arrivo, non preavvisato, di profughi che la Prefettura assegna ai territori che amministriamo a nostra insaputa, salvo poi doverci sobbarcare in condizioni di emergenza le ricadute sociali e di ordine pubblico che ne conseguono. Da qui, dalla urgente necessità di disciplinare l’attuale stato di cose e di limitare l’arbitrio della Prefettura che decide all’insaputa (ed alle spalle) dei territori su cui ricadono gli effetti, la proposta di un protocollo che regoli i rapporti tra la Prefettura e gli enti locali in questa fase difficile. Non è attualmente possibile impedire alla Prefettura di collocare profughi in una struttura di cui il proprietario abbia dato disponibilità, ma è a mio parere nostro onere difendere le nostre popolazioni partecipando alla scelta e facendoci garanti che non si faccia scempio dell’accoglienza a discapito dei nostri cittadini già provati dalla crisi e dalle difficoltà". 

Il sindaco di Rottofreno prosegue analizzando la situazione in modo prospettico: "Condivido con tutti voi la preoccupazione per un sistema che non è più in grado di reggere. Tutti noi conosciamo gli stenti delle famiglie italiane colpite dalla crisi, degli anziani non autosufficienti, del crescente disagio di famiglie nelle quali sembra essersi persa la bussola del buon senso. Se dal punto di vista amministrativo dobbiamo regolare l’attuale stato di cose senza subirlo, dal punto di vista politico dobbiamo fare sentire la nostra voce, quanto più coesa possibile, perché cambi l’approccio del nostro Stato e delle sue espressioni territoriali rispetto all’emergenza dei profughi. Vorrei si affermasse che l’Italia (tutta l’Italia) non è più nelle condizioni di atteggiarsi nei confronti di chi bussa alle frontiere come un padre amorevole ed accogliente, ma deve al contrario prendere atto che nell’attuale stato di cose i cittadini italiani manifestano bisogni irrisolti e, nel contesto attuale, irrisolvibili. Non è possibile accordare a stranieri (richiedenti asilo o meno che siano) tutele maggiori di quelle che riusciamo ad accordare ai nostri cittadini, che siano o meno nostri elettori. Urge l’introduzione di un obbligo di contribuzione degli ospitati al bene comune attraverso l’avvio a lavori di pubblica utilità. Tutto questo,a mio sommesso avviso, dobbiamo chiedere con forza e nel modo più unanime possibile. A mio parere (per quanto poco possa valere), i due documenti sono tra loro complementari ed inscindibili, essendo destinati a regolare situazioni temporalmente (attuale – futuro) e oggettivamente (amministrativo – politico) tra loro differenti seppur coesistenti".