“Al dè d’al less”, il Consorzio “La Carne che Piace” riscopre la tradizione

Quel sapore antico, di cose perdute lontano nel tempo, ma che rimandano alla tradizione dei nonni, dei genitori. Per una sera, grazie al Consorzio La Carne che Piace, tutto ciò è diventato realtà, rivivendo nei locali del Campus Agroalimentare del Raineri-Marcora. La serata di ieri è stata infatti l’ occasione per assaporare una cena preparata secondo la più antica tradizione piacentina con il bollito e gli anolini protagonisti indiscussi.

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L’ iniziativa “Al dè d’al less”, il giorno del lesso, è stato tutto questo: un viaggio gastronomico indietro nel tempo promosso dal Consorzio La Carne che Piace, una realtà nata da poco tempo ma che si sta espandendo, grazie alle continue adesioni di allevatori, veterinari, macellai e trasportatori.

La giornata di ieri è stata caratterizzata da due momenti in particolare, il primo dei quali ha visto le scolaresche protagoniste di un’ esperienza più unica che rara: gli studenti hanno incontrato un macellaio che ha mostrato loro la metodologia per sezionare un quarto anteriore di bovino.

La preside dell’ istituto, Teresa Andena, ha raccontato ai nostri microfoni il silenzio religioso che ha caratterizzato questa lezione molto particolare.Gli studenti hanno poi ricevuto i consigli di un cuoco sul modo di cucinare i vari tagli di carne nel migliore dei modi.

Nel pomeriggio, alle 18,30, si è svolto un incontro pubblico tra gli allevatori del Consorzio, il nutrizionista Carlo Rossi Sgrifo, docente presso l ‘Università di Milano, il veterinario Walter Cabrini e lo specialista in nutrizione umana, Mario Lateana col quale abbiamo approfondito il discorso relativo alla nutrizione umana: “Il bisogno di carne – afferma Lateana – non è solo di tipo nutrizionale ma c’è anche un aspetto culturale. La carne diventa la simbologia della cultura di un popolo. Quella bovina, in particolare, può essere utilizzata tranquillamente nell' alimentazione di bambini e adulti. Anche se ogni alimento va consumato con criterio e moderazione, tuttavia la carne non ha un potere ingrassante notevole e nell’ atleta è un componente ideale per l’ alimentazione quotidiana”.

Subito dopo gli interventi dei medici ha avuto inizio la cena, come dicevamo, secondo la tradizione piacentina: bollito misto, anolini in brodo di terza e dolce, il tutto accompagnato da vini piacentini.

Il ristoratore Ettore Ferri ha introdotto ai presenti quella che è una vera e propria cultura del bollito, facendo rivivere ai presenti le emozioni di quando era bambino e di quando in famiglia la domenica era un giorno speciale, proprio perchè si faceva il bollito.

Ferri ha sottolineato che il bollito è un piatto che nasce in Piemonte ma si estende rapidamente in tutto in Nord Italia. Preparare un bollito è più difficile  che fare un arrosto, spiega ancora Ferri, perchè bisogna prestare attenzione alle diverse cotture dei diversi tagli di carne.

Infine una piccola curiosità: una volta, per dare colore al brodo, si usava una cipolla, tagliata a metà e posta per qualche minuto su una piastra rovente. La caramellizzazione della cipolla serviva per rendere più intenso il colore del brodo. 

IL CONSORZIO – La carne a “chilometro vero”, come la definisce Giampaolo Maloberti, presidente del Consorzio La Carne che Piace, una realtà in continua crescita che è passata da 22 a 30 associati nel giro di pochi mesi.

Il Consorzio è nato ufficialmente il 15 maggio 2014, con l’ intenzione di promuovere l’ eccellenza delle carni, soprattutto bovine e suine, della provincia di Piacenza. Agli allevatori ben presto si sono aggiunti anche macellai e trasportatori ad arricchire e completare la filiera, garantendo qualità e tracciabilità oltre ogni limite.

“Siamo in grado di tracciare e garantire ogni stadio di vita degli animali, di macellazione, frollatura e distribuzione della carne” afferma Maloberti.

Quattro le linee guida del Consorzio: legame con il territorio, qualità garantita, salute e benessere animale. Gli allevatori del Consorzio osservano infatti un disciplinare di produzione per offrire ai consumatori un prodotto genuino, sicuro e buono e, con voce unanime, concordano sul fatto che un animale ben allevato darà sicuramente un prodotto di alta qualità.

Ogni momento della vita dell’ animale, dall’ allevamento, alla tipologia e metodologia di accrescimento, è tenuto sotto controllo e si presta molta attenzione alla nutrizione: l’ 80% dei prodotti destinati all’ alimentazione del capo di bestiame, deve provenire dalla stessa azienda.

Inoltre, nella dieta degli animali, sono stati introdotti i semi di lino naturali, apportatori di Omega 3, acidi grassi polinsaturi che prevengono patologie cardiovascolari, diabete e infarto.