Impiantistica sportiva, Baracchi:”Piacenza in buone condizioni”

Presso l’auditorium del Coni di via Calciati si è tenuto il convegno “Programmazione, progettazione e recupero impianti sportivi", rivolto ad architetti, ingegneri, progettisti e dirigenti sportivi” Il dibattito ha sollevato diversi argomenti di interesse per chi, nell’immediato futuro, sarà chiamato ad intervenire sulle strutture dell’agonismo locale o a crearne di nuove.
“Fortunatamente –attacca Giuseppe Baracchi  presidente dell’Ordine degli Architetti – l’impiantistica in città è di buon livello. Ci sono parecchie strutture che vengono utilizzate anche con contributi comunali e che sono gestite in modo corretto. Discutere di impiantistica sportiva non è semplice: è un tema molto delicato che coinvolge un’intera città. L’impianto sportivo condiziona evidentemente tutto ciò che lo circonda. A mio modo di vedere, più che creare nuove realtà per Piacenza si dovrebbe pensare di sostituire in parte quelle esistenti per renderle più consone alle esigenze attuali: il Comune, sotto questo punto di vista, sta facendo ottime cose, pur con scarsità di finanze”
Baracchi sottolinea anche la necessità di una corretta collocazione all’interno del territorio di queste strutture: “Spesso vengono collocate ai margini, nei pressi di tangenziali o autostrade. Penso che l’impianto sportivo, al di là di stadi o palazzetti di un certo tipo, debba stare nei parchi: quello è il luogo preposto a svolgere l’attività sportiva”
L’iniziativa, organizzata dall’Ordine degli Architetti Pianificatori Paesaggisti e Conservatori della provincia di Piacenza, dalla Fondazione Architetti Parma e Piacenza e dalla Scuola dello Sport del CONI, ha visto gli interventi dell’architetto Enrico Carbone (Coni), dell’ing. Federico Marca (Coni), del geom. Marco Ducci (Coni), dell’architetto Attilio Magni (Coni) e consulenti dell’Ordirne degli  Architetti e del Credito Sportivo.
Enrico Carbone: "L'architetto non deve solamente aggiungere, ma anche curare il patrimonio esistente. Noi programmiamo un servizio, non la struttura fine a stessa; l'edificio è il contenitore. Paradossalmente lo sport fatto anche senza edificio a volte. Purtroppo negli interventi si commettono tanti errori: la mancata consapevolezza del fabbisogno reale del territorio, ad esempio; c è anche scarsa attenzione alle norme, ai materiali” 

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