“Bot per me è un’ossessione”, lo ha scritto nel suo libro “La Collezione” e lo ha ribadito questa sera, giovedì 4 dicembre. Il Circolo dell’Unione ha ospitato il noto giornalista, scrittore e opinionista Giampiero Mughini in una serata dedicata a Oswaldo Barbieri il Terribile, esponente ammirato e riconosciuto del movimento futurista, forse non noto a livello nazionale e internazionale come i più altolocati Marinetti e Boccioni, ma da loro certamente amato e profondamente apprezzato, a conferma di un estro creativo forse oggi ancora troppo sottovalutato. Ma certamente ascoltare parole d’amore viscerale per questo artista pronunciate da un uomo di raffinata cultura come Giampiero Mughini (per il quale il calcio è solo una delle tante, e solo la più nazionalpopolare, passione) non può che rendere lustro alla figura del Terribile.
Ed erano in effetti davvero numerosi i piacentini giunti per ascoltare il geniale e vulcanico opinionista che, intrecciando il vecchio e il nuovo, il passato e il presente, la politica di allora e quella di oggi, confrontando Italo Balbo con Lele Mora, è riuscito a tracciare non solo un’analisi critica dell’opera di Bot, ma anche ad approfondire la sua storia, il suo contesto sociale, la sua dimensione psicologica. “Un uomo che ha pagato più di quanto ha avuto dalla vita” lo ha definito raccontando della miseria che ha adombrato l’esistenza dell’artista, “una miseria ingiusta per il valore del personaggio e per quello che riusciva a creare”.
“Il suo è stato un itinerario intricato, tormentato, solitario, un itinerario in cui coesistono tanti sapori, tante trovate, come quell’Africa da lui rappresentata, un’Africa più immaginata che reale: ebbene sì, da quando ho conosciuto Bot attraverso i suoi scritti futuristi, è divenuto per me una vera ossessione”.
Ma noi piacentini, quanto siamo in grado di promuovere e far conoscere Bot oltre i confini della nostra Provincia?
“Io penso che Piacenza sia una città molto sofisticata con picchi culturali molto alti, però parliamoci chiaramente: la cultura non è il primo pensiero della gente. E’ anche comprensibile considerato il periodo in cui siamo, non possiamo certo chiedere ad una persona che ha perso il lavoro di dedicarsi a qualche artista minore ma importante come Bot. Oggi la cultura è un lusso, anche se devo dire che preferisco che sia un lusso piuttosto che un equivoco alimentato dai mass media: quando viene inaugurata una mostra i mass media partono col dire che vi erano 2mila persone. Se all’uscita dalla mostra chiediamo a quelle 2mila persone di raccontare ciò che hanno visto se la caverebbero in cinque o sei”.
Ma Bot è riuscito superare i confini di Piacenza?
“Mi chiedo spesso quanti collezionisti ci siano fuori dalla vostra provincia e onestamente non saprei darmi una risposta. Ciò che noto, però, è che i quadri falsi di Bot sul mercato sono davvero numerosi, addirittura più che per altri artisti anche più ‘famosi’: questo in effetti non può che significare che l’interesse per Bot è molto profondo e diffuso”.