Nella notte tra martedì 25 e mercoledì 26 novembre 2014 sui muri all’interno del parcheggio di via della Ferma, dove si trova anche la sede dislocata del Liceo Statale M. Gioia, sono state impressi slogan e simboli razzisti e nazifascisti.
Le scritte, evidenti e indelebili, sono state notate subito dai gestori del parcheggio e da studenti, insegnanti e personale scolastico del Liceo, poiché le finestre della maggior parte delle aule della sede si affacciano direttamente sul parcheggio. È stata sporta denuncia verso ignoto, ma è comunque importante che, vista la gravità dell’accaduto, la vicenda non passi inosservata o sotto silenzio.
"Come Unione degli Studenti prendiamo una posizione netta e severa di denuncia e riteniamo gravissimo quanto è successo, soprattutto considerato che queste scritte si trovano vicino a una scuola, vicino a un luogo di crescita e formazione frequentato ogni giorno da tantissimi giovani, e che quindi ospita anche studenti e studentesse attaccati personalmente da quegli slogan.
Crediamo che la lotta al razzismo e al fascismo non possa dirsi mai conclusa, poiché sono all’ordine del giorno episodi e manifestazioni di razzismo, di discriminazione, di violenza e di intolleranza verso chi è più debole, verso chi è considerato “diverso”, per fattori economici, sociali, razziali o per il proprio orientamento sessuale. Tali scritte sono sintomo di un clima culturale e sociale sempre più in tensione, alla ricerca del capro espiatorio da vittimizzare, che porta in sè valori sbagliati, impregnati di odio e intolleranza, di discriminazione e ignoranza. Siamo il futuro di questa città e pertanto pretendiamo e ci battiamo per un modello culturale rinnovato, basato su nuovi valori, all’insegna del rispetto e dell’inclusività. Vogliamo un sistema sociale che educhi i suoi cittadini ai valori costituzionali, che mantenga viva la memoria delle nostre radici storiche e delle lotte al fascismo, che condanni ogni forma di razzismo, di odio e di fascismo, oggi sempre più frequenti e attuali nella nostra società.
E se è stata una scuola a essere marchiata con queste scritte, è proprio dalla scuola che bisogna ripartire, riportando in questa l’educazione alla cittadinanza e alla legalità, troppo spessa lasciata nel dimenticatoio. Quello che è avvenuto non è solo una bravata adolescenziale: è sintomo di una crisi che da economica è diventata sociale, culturale, umana, e davanti a cui nessuno si può permettere il lusso di abbassare gli occhi".