Calpurnia venduta a Pisa: Piacenza (verso l’Expo) perde il turismo fluviale

Piacenza perde un altro pezzo. La Calpurnia, unica motonave turistica in attività sul tratto piacentino del Po tra la città e isola Serafini, è stata venduta a un cantiere navale di Pisa e ora porterà in giro i toscani sulle acque dell’Arno. Eppure si faceva e si fa tutt'ora un gran parlare di valorizzazione del Grande Fiume in vista dell’Expo mondiale che aprirà i battenti a Milano il prossimo maggio: un’occasione unica per il territorio piacentino che si troverà a intercettare un numero impressionante di visitatori, si parla di oltre 20 milioni nei sei mesi dell’esposizione. Occasione unica, dunque, per la quale vale la pena sparare tutte le cartucce a disposizione. Il Po e le sue bellezze, ancora in parte poco conosciute, sarebbero state ottime cartucce. E le istituzioni lo sanno, tant’è che di recente (il 25 luglio di quest'anno) è stato inaugurato in pompa magna il nuovo lungofiume cittadino per il quale è stato speso quasi un milione di euro, più che altro regionali.

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Ebbene, ora la motonave Calpurnia – protagonista di un decennio di gite, iniziative, manifestazioni e avventure per adulti e bambini sul Grande fiume – saluta il Po e si tuffa in Arno.

“Non potevamo più sostenere i costi di gestione della motonave dopo il mancato rinnovo del contratto con la cooperativa che l’aveva curata sino ad oggi” spiega Armando Schiavi, presidente del consorzio Navigare sul Po, armatore e proprietario (ormai ex) della Calpurnia. La cooperativa in questione è l’Emiliana Gestione Servizi di Roveleto di Cadeo che per il 2015 ha deciso di abbandonare il turismo fluviale piacentino e dedicarsi ad altro. E nessuno, evidentemente, si è fatto avanti. Morale, barca messa sul mercato e venduta nel giro di poco.

E ora? Piacenza, città fluviale, resta senza turismo fluviale? Pare di sì. Ma c’è di più. "Il consorzio stesso – spiega ancora, a malincuore, il presidente Schiavi – probabilmente chiuderà i battenti e adesso si porrà il problema della dismissione degli attracchi: ne abbiamo quattro tra la città e isola Serafini, erano a disposizione delle imbarcazioni su tutto il tratto e dovranno essere ceduti visto che ora, non avendo più Calpurnia, non hanno più senso di esistere per noi”.

E’ un peccato, lo si legge nella voce del presidente Schiavi. Il quale, senza girarci tanto intorno, parla di istituzioni “completamente assenti” sul tema Po. “Si è parlato tanto di cose da fare, di iniziative, di valorizzazione – prosegue – ma alla fine gli unici che facevano turismo di navigazione eravamo noi, nonostante avessimo già subìto il fallimento di Piacenza Turismi di cui siamo rimasti creditori”.

Sparita Calpurnia, dunque, sparisce la voce Po nel panorama turistico piacentino. Esistono tuttora barche che percorrono e valorizzano questo tratto di fiume; peccato che siano solo sulla sponda lombarda. Si tratta del consorzio Navigare l’Adda che fa capo alla Regione Lombardia e, come suggerisce il nome, opera anche sugli affluenti del Grande fiume in un contesto di offerta ampia e articolata, che prima si intrecciava con Calpurnia. Da ora, quindi, un piacentino che volesse fare un giro sul Po deve passare il ponte, andare in provincia di Lodi e comprare il biglietto.