Colpevole di aver brutalmente ucciso il padre con una pistola abbattibuoi. Adriano Casella è stato condannato a 24 anni di carcere per l’assassinio del padre Francesco avvenuto a Sariano di Gropparello il 7 luglio del 2013. Non gli sono state riconosciute le attenuanti generiche. Un anno e sei mesi di reclusione (pena sospesa) è stata invece la pena inflitta alla sorella Isabella Casella, accusata di concorso in occultamento di cadavere. Così si è pronunciata la Corte d’Assise (presidente Italo Ghitti, giudice a latere Maurizio Boselli) dopo quasi due ore di camera di consiglio.
C’era attesa per il pronunciamento della Corte d’assise che ha ridotto di un anno la pena di 25 anni di carcere che avevano chiesto nella scorsa udienza i piemme Ornella Chicca e Antonio Colonna. Una sentenza che è arrivata dopo due ore di arringa difensiva da parte dell’avvocato Francesca Cotani di Milano che difende l’imputato Adriano Casella. Due ore in cui il legale aveva tentato in tutti modi di sconfessare l’impianto accusatorio dei pubblici ministeri “che lo ha descritto come una bestia”. In particolare insistendo sui vizi mentali di Adriano Casella, “infermo di mente fin dalla nascita”. “Non è certo un manipolatore, piuttosto un uomo manipolato da Suada Zylyfi”, la prostituta albanese che secondo il legale gli ha spillato oltre 100mila euro. La legale si era rivolta ai giudici popolari: “Vi fareste mai spillare più di 100mila euro da una donna se foste sani di mente? Adriano era infermo di mente dalla nascita, si era fatto il film di aver trovato la Pretty Woman della situazione”.
In altre occasioni Cotani si è rivolta direttamente ai giudici popolari dicendo che la vita dell’imputato è nelle loro mani. “Avete una grande responsabilità”
La legale si è poi chiesta dove siano le tracce di un’emorragia vasta in cucina. “Semplicemente non ci sono tracce, non ci sono prove”.
La difesa quindi chiesto in prima istanza l’assoluzione per non aver commesso il fatto, per la mancanza di prove e in subordine il minimo della pena con la richiesta di concessione delle attenuanti generiche in quanto incensurato e in quanto ha collaborato con gli inquirenti nella ricerca del cadavere.
L’avvocato Andrea Bazzani, difensore di Isabella Casella, accusata di concorso in occultamento di cadavere, ha chiesto l’assoluzione per la sua assistita. Mentre Pietro Cabasso (foro Parma) difensore di Maria Russo (moglie di Francesco e madre di Adriano) si è associata alle richieste della pubblica accusa).
Dopo la lettura della sentenza (90 giorni per le motivazioni), i due legali della difesa hanno preannunciato appello.