Il 27 novembre rappresenta una giornata importante per il settore metalmeccanico italiano nella quale affermare l’orgoglio per i prodotti e per il ruolo trainante che questo settore ha nell’economia del Paese. L’occasione è la presentazione dell’indagine congiunturale trimestrale di Federmeccanica che avviene contemporaneamente in sessanta città. Anche la Sezione Industria Metalmeccaniche di Confindustria Piacenza con il suo Capo Sezione partecipa a questa iniziativa; tutti insieme, conferma Alberto Rota, per dimostrare con forza la nostra coesione e la nostra determinazione nel raccogliere la sfida della globalizzazione e della modernizzazione e aprire una nuova stagione di crescita e sviluppo del Paese. Ricordo che il settore metalmeccanico è il cuore pulsante dell’industria, lo è per il suo peso e per l’alta propensione all’innovazione che, attraverso i suoi prodotti, si diffonde a tutta l’economia. Parliamo di circa 1.8 milioni di persone occupate, di un fatturato di circa 400 miliardi di euro di cui quasi la metà destinati all’export contribuendo per circa l’8% alla formazione del Pil. L’indagine evidenzia purtroppo che l’economia italiana non riparte, con risultati economici negativi; nel trimestre luglio-settembre si registra un calo di produzione di un ulteriore 1.5% rispetto al precedente trimestre e dell’1.9% rispetto all’analogo periodo dell’anno precedente. Ancora molto pesante è il confronto con il periodo pre-recessivo (1 trimestre 2008) che vede le imprese metalmeccaniche produrre il 32.6% in meno e, anche il confronto con la media dei Paesi UE nel terzo trimestre 2014, vede un differenziale rispetto alla produzione di Germania, Francia e Spagna che hanno invece una crescita tendenziale positiva. Anche l’occupazione, nei primi otto mesi del 2014, è diminuita dell’1.1% e si è visto un ulteriore incremento della Cassa Integrazione autorizzata con un incremento rispetto ai livelli già record dell’anno precedente.
A Piacenza, afferma Rota, la meccanica è trainante nell’ambito del manifatturiero. Su oltre 3.000. aziende manifatturiere registrate presso la CCIAA, più del 60% sono meccaniche. Gli addetti riferibili alla meccanica superano i 18.000. L’export complessivo piacentino nel 2013 è stato pari a 3.446.628.401€ il 63,13% dei quali, pari a 2.175.936.769€ sono attribuibili alla meccanica. Alberto Rota sottolinea come, nella nostra provincia, il settore metalmeccanico, rispetto ai dati dell’indagine nazionale, si ponga in modo meno negativo con una sostanziale tenuta con riferimento a settori che, puntando quasi tutto su qualità, innovazione e sull’export, hanno mantenuto le posizioni. È pur vero che, perdurando una situazione con questa gravità a livello nazionale, Piacenza farà fatica a mantenere quella posizione di difesa che fino ad ora ha tenuto. Infatti l’indagine congiunturale di Confindustria Piacenza, riferita al primo semestre 2014 sul semestre dell’anno precedente, evidenzia valori frazionali negativi sul mercato interno e, positivi, sul mercato estero. La questione però è che se l’Italia nel suo complesso non riprenderà, anche i territori come il nostro che stanno difendendo le posizioni con le unghie e con i denti grazie alla capacità ed alla determinazione dei propri imprenditori non potranno reggere all’infinito. (questo invece non mi piace molto, sembriamo in guerra)
Il messaggio che le imprese metalmeccaniche vogliono oggi lanciare è di fiducia alle imprese stesse, ai lavoratori, alle parti sociali e alle istituzioni del Paese. Gli imprenditori, ad ogni livello, sono una composizione di intuizione, caparbietà, intelligenza e grande senso del dovere. Incarnano lo spirito stesso di quello che ha reso il prodotto Italiano famoso nel mondo per qualità abbinata ad uno stile, ne hanno fatto un marchio e la metalmeccanica ne è stata, ed è tuttora, l’asse portante in Italia.
Le imprese metalmeccaniche sono pronte a fare la loro parte con la forza delle idee, la creatività, la qualità e l’entusiasmo che hanno fatto del Made in Italy metalmeccanico un sinonimo di eccellenza e di successo in tutto il mondo.
Per fare questo dobbiamo mettere al centro l’impresa manifatturiera, come più volte sostenuto dal presidente Emilio Bolzoni, liberando le aziende e lavorando sulla domanda interna che non va ulteriormente depressa ma anche va risollevata con maggiori investimenti, in un mercato del lavoro efficiente ed inclusivo in un sistema che stimoli la partecipazione e la produttività e con l’adozione di norme che siano certe ed applicabili evitando quel modus operandi che vede oggi la non attuazione di Decreti applicativi su provvedimenti importanti per lo sviluppo già emanati da anni.
Dobbiamo prepararci ad una nuova rivoluzione industriale che trasformerà, nel futuro, i nostri mercati, le nostre produzioni e le nostre aziende.